La Fed taglia ma Powell ha dei dubbi...
Di Gabriele Brambilla
La buona notizia è che la Fed taglia i tassi d'interesse come da attese. La cattiva è che Powell ha dei dubbi sul futuro...
La Fed taglia ma restano incertezze
Neppure il tempo di “esultare” per il taglio ai tassi (che era pressoché scontato), che già si pensa al prossimo appuntamento del FOMC.
Nella consueta conferenza stampa, Jerome Powell ha espresso dei dubbi sul futuro dettati dal quadro economico incerto. Facciamo il punto della situazione scoprendo cos’è successo a questo meeting, quali misure si sono introdotte e cosa potrebbe accadere a dicembre.
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I risultati del recente FOMC
Come da programma, la Federal Reserve ha dato una nuova sforbiciata di 25 punti base ai tassi d’interesse, portandoli nel range 3,75%-4%.
Il voto su questa misura non è stato all’unanimità, ma comunque ha avuto una maggioranza schiacciante: 10-2. I due oppositori sono il Gov. Stephen Miran, eletto da Donald Trump, che avrebbe voluto un intervento più inciso da 50bps; il presidente della Fed di Kansas City Jeffrey Schmid, che invece avrebbe voluto lasciarli invariati.
Contestualmente al taglio, la Federal Reserve ha annunciato che dal 1 dicembre metterà fine al processo di quantitative tightening, eliminando le riduzioni sull’acquisto di asset precedentemente imposte.
Uno dei possibili scenari vede quindi la Fed ricominciare ad acquistare titoli nel corso del 2026, sia per necessità organiche che per stimolare i mercati se necessario.
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I dubbi di Jerome Powell
Sembrerebbe tutto positivo, ma veniamo ai dubbi del chairman e di altri addetti ai lavori.
Tempo fa, si erano pronosticati tre tagli ai tassi nei mesi a venire. Da quel momento ne sono avvenuti due e dicembre sarebbe l’ultima possibilità per raggiungere le aspettative. Tuttavia, la questione è più complessa.
Nella conferenza stampa post FOMC, Powell ha invitato tutti alla prudenza. Il chairman ha spiegato di come ci siano punti di vista molto diversi nel Committee e un ulteriore taglio nel 2025 non è più così sicuro. Le aspettative di una sforbiciata a dicembre sono passate immediatamente dal 90% a circa il 67%, tornando sul 70% nel corso di giovedì (dati FedWatch – CME Group).

Molti esponenti della Fed vorrebbero attendere un ciclo prima di procedere con altri tagli, così da poter valutare meglio l’andamento dell’economia.
Ad aggiungere problematiche al quadro è lo shutdown che prosegue dal 1 ottobre. Al di fuori del CPI, sono infatti in pausa update fondamentali come le Nonfarm Payrolls, su cui la Federal Reserve fa parecchio affidamento per stabilire come muoversi. La banca centrale americana sta navigando al buio, appoggiandosi agli ultimi dati disponibili, ossia gli update pubblicati a settembre.
Per quanto possiamo vedere, l’economia negli States si sta muovendo a un ritmo medio. Se la disoccupazione resta su livelli bassi, preoccupa che il mercato del lavoro sta rallentando da tempo. A ciò dobbiamo sommare l’inflazione, che continua a essere più alta rispetto agli obiettivi.
La Fed deve muoversi con cautela, cercando un punto di equilibrio che garantisca dei prezzi sotto controllo e, al tempo stesso, non tagli le gambe all’economia e all’occupazione. Missione difficile da raggiungere come possiamo immaginare. Questo perché delle politiche meno restrittive premiano i mercati, ma accrescono il rischio di inflazione più alta.
Jerome Powell ci ha avvisati: non resta che attendere il prossimo FOMC. Nel frattempo, le criptovalute e gli altri asset rischiosi devono cavarsela in qualche modo.
Per adesso, l’unica certezza è che quest’anno UPtober ci ha traditi; novembre sarà meglio?