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AI 2025: chi sta vincendo la partita?

Di Gabriele Brambilla

Il 2025 è davvero l'anno delle AI, ma chi sta vincendo la partita? Facciamo il punto sulle principali intelligenze artificiali in circolazione

AI 2025: chi sta vincendo la partita?

Intelligenza artificiale: chi sta vincendo la partita nel 2025

L’intelligenza artificiale è ormai presente in molti aspetti delle nostre vite, ma siamo ancora agli inizi. Le soluzioni si sviluppano in continuazione e nuove idee sbarcano in uno dei mercati più vivaci e competitivi del mondo tech.

Oggi faremo un rapido punto della situazione sulle principali AI che nel 2025 stanno “vincendo la partita” rispetto alle altre. Non ragioneremo in ottica blockchain e crypto, ma ci concentreremo invece sui chatbot, ossia le applicazioni maggiormente utilizzate dal pubblico generale. Per chi segue un minimo lo sviluppo tech, i nomi che andremo a chiamare in causa non saranno di certo nuovi, ma capiremo gli equilibri di forza tra loro.

Cominciamo dall’intelligenza artificiale più nota: ChatGPT di OpenAI.

ChatGPT (OpenAI)

Beh, chi non ha mai sentito parlare di ChatGPT probabilmente ha vissuto negli ultimi anni su un’isola deserta. Infatti, questa IA è la più popolare in assoluto, con un bacino di utenti che superava i 300 milioni al termine dello scorso anno, mentre gli ultimi update riportano già 400 milioni.

ChatGPT viene impiegata per svariati compiti: dalla programmazione alla trascrizione, dalla generazione di immagini e testi all’analisi dei dati, fino al brainstorming e allo scambio di opinioni.

Dalla sua, questa IA ha parecchi punti di forza, tra cui la velocità, la capacità di lavorare bene su task molto differenti tra loro e un prezzo abbordabile per la versione plus.

In aggiunta, è possibile creare degli agenti personalizzati e addestrarli secondo le proprie esigenze. Il risultato è generalmente buono e consente di migliorare la propria produttività.

Il lato negativo di ChatGPT sta nel fatto che richiede ancora miglioramenti e talvolta fa di testa sua. Ad esempio, non è raro incappare in errori di lettura dalle fonti, se non addirittura in contenuti palesemente sbagliati. Ho sperimentato direttamente queste situazioni: un paio di settimane fa, ChatGPT ha fatto riferimento a Trump come “l’ex presidente degli Stati Uniti”, sicuramente facendo confusione con il precedente mandato. Oppure, sempre di recente, un’analisi di dati su delle azioni americane riportava dei dati completamente errati. Facendo notare questi errori, ChatGPT ti risponde del tipo “Sì, hai ragione, in effetti c’è un’imperfezione”, perciò mai fidarsi dei dati forniti senza una verifica.

Nel complesso, prestando attenzione a fare un rapido controllo della veridicità di quanto riportato, ChatGPT è una valida alleata sia sul lavoro che per sbrigare le faccende di casa e della vita di tutti i giorni. Alcuni spunti per utilizzarla al meglio: dare dei comandi chiari, correggerla quando sbaglia, fornire le fonti che riteniamo affidabili come esempio da seguire e, infine, ringraziarla: delle ricerche universitarie hanno dimostrato che questa IA lavora meglio se riceve un trattamento educato. E poi, non scordiamoci di Terminator: meglio tenersela buona, non si sa mai!

Un’ultima chicca, che riflette come potrà evolversi il mondo dell’intelligenza artificiale: il 45% degli utenti ChatGPT ha meno di 24 anni!

ChatGPT (OpenAI)

Gemini (Google)

Una delle grandi rivali di ChatGPT è Gemini, la creazione di Google pensata per incastrarsi come un pezzo di un puzzle nel grande panorama di servizi offerti dalla celebre big tech americana. Gemini è infatti integrata con Google Workspace, Android e, non da meno, il motore di ricerca stesso.

Anche questa AI si comporta bene su diversi terreni, ma probabilmente si distingue maggiormente per la spiccata creatività, creando immagini molto belle, interessanti e ben pensate. In aggiunta, utilizzare il tool può essere pure divertente.

Nella vita di tutti i giorni, così come sul lavoro, Gemini si comporta altrettanto bene. Si mette in luce nella rilettura di testi, ma anche nella ricerca e organizzazione di materiali su internet. Non a caso, Google ha introdotto l’IA direttamente nel motore di ricerca (doveva farlo anche per tutelarsi dalla concorrenza) e ora otteniamo le risposte senza dover aprire il sito-fonte.

Siamo alla perfezione? In breve, no. Gemini è meno brillante di ChatGPT e spesso ci si ritrova a doverle spiegare e rispiegare che cosa deve fare. Ad esempio, immaginiamo di fornirle un file Excel chiedendole di riassumerne i contenuti: il lavoro sarà svolto molto bene. Però, se andassimo a modificare il file, Gemini ripartirebbe da capo, trattando il file aggiornato come una nuova task e non l’update di qualcosa già esistente. In poche parole: talvolta frustrante.

Non bene anche il lato programmazione. Ormai sta diventando prassi diffusa l’utilizzo di un’intelligenza artificiale nel mondo dello sviluppo di software, ma Gemini tende a ripetere codice non necessario, appesantendo il carico, fino a commettere pure qualche banale errore.

In ogni caso, anche questa intelligenza artificiale è ben posizionata e i punti di forza superano le debolezze. Oltretutto, il prezzo per la versione Advanced è competitivo e la mette sullo stesso piano di ChatGPT.

A gennaio 2025, gli utenti attivi mensilmente erano 275 milioni, di cui il 31% nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni: una base più adulta rispetto a quando visto con il prodotto di OpenAI.

Una bella sfida tra due colossi, ma attenzione perché non abbiamo terminato: ecco altri avversari che stanno performando bene e co-dominando il mercato.

Claude (Anthropic)

Incredibilmente, parlando con altre persone è facilissimo trovare qualcuno che conosce ChatGPT, Gemini, DeepSeek, Grok e via dicendo, ma non Claude. Eppure, questa è una delle migliori IA in circolazione, anche se i numeri sono ben diversi rispetto ai due nomi visti in precedenza: “solo” 18,9 milioni di utenti attivi mensilmente.

Il successo più contenuto di questa intelligenza artificiale sta nei suoi casi d’uso. Seppur si comporti molto bene in svariati campi di applicazione, Claude dà il meglio quando c’è di mezzo del codice, rendendola una delle IA preferite per chi vuole programmare in maniera più efficiente. Tutto merito del lavoro di Anthropic, concentrato proprio sullo sviluppo di un prodotto capace non solo di rivedere del codice già scritto, ma anche di migliorarlo e prepararlo da zero in svariati linguaggi (anche moderni).

Andando oltre, questa IA si contraddistingue per il piacere dell’interazione. Claude risulta più naturale rispetto alla ChatGPT di turno, ricordando più un essere umano che un software. Chiaramente, è un buon assistente su vari fronti e può darci una mano per fare ricerche, leggere documenti, generare testi, risolvere problemi e tanto altro.

Ottima lato privacy e protezione degli utenti, con diversi blocchi che le impediscono di creare contenuti dannosi o offensivi.

Il lato negativo sta nei limiti che sono più stringenti rispetto alla media dei competitor. Tuttavia, il piano Pro ha un costo alla portata di tutti e va a mettere una pezza al problema.

Claude riuscirà a ricucire il gap con i giganti? Sembra improbabile, ma non certo a causa delle sue qualità. Possiamo immaginarci un futuro in cui questa intelligenza artificiale avrà una sua fetta di mercato e proseguirà a dare tante soddisfazioni ai suoi utenti, ma non il sorpasso a nomi come ChatGPT e Gemini. Ma chissà, magari i fatti smentiranno quanto appena scritto…

Claude (Anthropic)

DeepSeek (High-Flyer)

DeepSeek ha letteralmente rotto il mercato con l’uscita della v3 e dei modelli R1, contraddistinti dall’essere open source e dall’elevata efficienza energetica (chiedere a Nvidia, che sperimentò un crollo storico in una singola sessione).

Questa IA si mette in mostra per la chiarezza sui ragionamenti che compie, illustando all’utente come ha fatto ad arrivare a una determinata conclusione. Ciò favorisce una maggior fiducia, senza ombra di dubbio.

DeepSeek si comporta piuttosto bene e, testandola contro la sua diretta rivale (la versione 01 di ChatGPT), offre analisi più complete, ragionamenti più chiari e risultati migliori, anche se non di tantissimo.

Se questa IA si comporta bene anche lato sviluppo di codice (ma Claude continua a vincere la partita), nella scrittura c’è ancora del lavoro da fare. Gli elaborati prodotti da DeepSeek suonano ripetitivi e poco naturali se paragonati a quelli di altre IA.

Il punto critico di DeepSeek sta nella sua provenienza: la Cina, un Paese non democratico e controllato dal partito comunista locale. Infatti, ci si chiede se sia positivo utilizzare un software proveniente da uno Stato che fa della censura uno dei pilastri che tiene in piedi il regime. Non a caso, alcune informazioni sono nascoste su questa IA; esempio pratico, finito su parecchie testate, è l’episodio di Piazza Tienanmen del 1989: se connessa alla rete, chiedendo informazioni su questo episodio, DeepSeek risponde “Sorry, that’s beyond my current scope. Let’s talk something else.”. Diverso invece l’esito se si lavora offline: l’IA fornisce una descrizione dell’accaduto, segno che i server cinesi filtrano alcune informazioni.

Insomma, ok l’open source, l’efficienza energetica e la qualità, ma ci sono dei punti d’ombra che non possono piacere.

Chiudendo, ecco qualche numero: a febbraio, DeepSeek aveva quasi 62 milioni di utenti attivi mensilmente. I mercati principali sono chiaramente la Cina, seguita da India e Indonesia (oltre il 51% del totale degli utenti). La fetta principale di utenti per fascia di età è tra i 18 e i 24 anni: molto giovane.

Grok (xAI)

L’ultimo nome che andiamo ad affrontare è Grok, intelligenza artificiale sviluppata da xAI su iniziativa di Elon Musk.

Come per le altre realtà che abbiamo visto, anche questa intelligenza artificiale si presta bene per il ragionamento, il supporto sul lavoro e tanto altro ancora.

Facendo parte di quello che potremmo chiamare “ecosistema Musk”, Grok ha accesso ai dati di X (o Twitter, chiamatelo come preferite) in tempo reale, cosa che dovrebbe darle maggior reattività lato notizie. In ogni caso, leggendo varie impressioni in rete, è opinione diffusa che non si nota particolare differenza rispetto alle altre IA.

Un punto di forza notevole sono le minori restrizioni, che sulla carta rendono Grok più libera di rispondere rispetto alla concorrenza. Si tratta però di un coltello a doppia lama: avendo maggiori libertà, questa IA può fornire risposte più controverse di quelle che otterremmo da ChatGPT, Gemini e compagnia.

Per il resto, Grok lavora abbastanza bene, ma per ora non c’è partita su alcuni punti. Ad esempio, la differenza lato programmazione è evidente con Claude e Grok soffre parecchio, perdendosi anche qualcosa; stesso discorso se paragonata a ChatGPT. Possiamo dire che questa intelligenza artificiale va tenuta costantemente per mano, pena il rischio maggiore di errori.

La base di utenti è parecchio cresciuta soprattutto negli Stati Uniti. Pare che anche il Department of Government Efficiency abbia utilizzato costantemente questa IA per svolgere il lavoro quotidiano, compresa la ricerca di materiali anti-Trump e anti-Musk. Questo aspetto è preoccupante e serve a ricordarci che gli strumenti non nascono “cattivi”: è l’utilizzo che ne facciamo a determinarne questo tratto.

Il costo è superiore a quello della media dei competitor. Per questo motivo, nonostante il successo avuto finora, Grok è un mezzo gradino sotto rispetto agli altri: non spiccando per le qualità (solide, ma non superiori alle altre soluzioni), il costo maggiore è un grande impedimento.

Concludendo, esistono tantissime altre intelligenze artificiali, dai chatbot a quelle estremamente settoriali. Il mercato è ancora in quella fase di scontro, sviluppo rapidissimo e consolidamento; chi saprà distinguersi andrà in vantaggio, ma guai a rilassarsi: la partita è appena cominciata e la fine non è neppure all’orizzonte.


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