Al CERN trasformano il piombo in oro: buona notizia per Bitcoin?
Di Davide Grammatica
Gli scienziati del CERN di Ginevra sono riusciti a trasformare il piombo in oro: Bitcoin rimarrà l’unico asset “scarso”?

La scoperta del progetto Large Hadron Collider (LHC)
Lo scorso 7 maggio, una pubblicazione condivisa su Physical Review Journals ha svelato come, tra il 2015 e il 2018, le “collisioni” di ioni di piombo nel Large Hadron Collider (LHC), il più grande acceleratore di particelle ad alta energia presso il CERN di Ginevra, abbiano “creato” 86 miliardi di nuclei d’oro, circa 29 trilionesimi di grammo. La maggior parte degli atomi d’oro (instabili) avrebbe resistito circa un microsecondo prima di scontrarsi con l’apparato sperimentale o di frammentarsi in altre particelle. Tuttavia, il dato rappresenta una svolta storica, visto che fin dal XVII secolo si era sempre provato a ricavare l’oro tramite processi di ogni tipo.
I ricercatori del CERN, all’interno dell’esperimento ALICE, sono riusciti nell’impresa “sparando” fasci di ioni di piombo l’uno contro l’altro, a una velocità prossima a quella della luce. Gli ioni occasionalmente si sfioravano, anziché scontrarsi frontalmente, e quando ciò è accaduto, l’intenso campo elettromagnetico attorno a uno ione ha potuto creare un impulso di energia necessario per innescare l’espulsione di tre protoni da parte di un nucleo di piombo in arrivo, trasformandolo in oro.
La trasmutazione in questione è quindi oggi un fatto scientifico, pur necessitando di una quantità enorme di energia e denaro. In più l’oro prodotto si distrugge quasi istantaneamente. Come spiegano i ricercatori nel paper pubblicato, le particelle d’oro create esistono solo per un breve intervallo temporale prima di decadere, e quindi non ci sarà alcuna “corsa al piombo” (almeno per ora).
Una notizia bullish per Bitcoin?
La notizia può essere anche un occasione per molti per tornare a riflettere sul ruolo di Bitcoin in una nuova epoca di asset finanziari. Si è discusso molto del ruolo di Bitcoin rispetto all’oro, e di come questi asset siano accomunabili in relazione alla loro “scarsità”, che rende l’oro un “bene rifugio” e BTC un potenziale competitor.
La scoperta dell’esperimento ALICE potrebbe rimescolare le carte, togliendo la certezza assoluta che l’oro possa essere un asset “scarso” in eterno. Ovviamente, ad oggi questo rischio non si corre, ma fa sorridere il fatto che Bitcoin sia immune anche a un rischio di questo tipo.
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