Bitcoin CROLLA verso i $50k: il DISASTRO della borsa asiatica
Di Davide Grammatica
L’apertura disastrosa della borsa asiatica si porta con sé anche il mondo crypto, con Bitcoin che precipita a $50k e le altcoin ai minimi
Bitcoin a picco
L’inizio della settimana difficilmente poteva iniziare con una notizia peggiore. In coda alla performance dei mercati azionari, in particolar modo quello asiatico, Bitcoin registra uno dei cali più drastici degli ultimi mesi, scendendo per un attimo (nelle ultime ore) addirittura sotto i $50mila (-13%).
Peggio ancora Ethereum, con un -23% in 24 ore e un contributo non indifferente al crollo della capitalizzazione totale dell’industria, in calo dell’11% a circa $1,84 bilioni.
Di crolli repentini in questo mondo ne abbiamo affrontati molti nel corso degli ultimi anni, ma fa impressione notare come questa volta la natura di quest’ultimo abbia le radici in fattori squisitamente macroeconomici, senza parvenza di problemi particolari fronte crypto.
Al contrario, tutta la dinamica sembra generata direttamente dai mercati azionari, che registrano una delle perdite peggiori di sempre nell’area Asia-Pacifico. Il Nikkei 225 del Giappone è il peggiore (-10%) dopo l’annuncio della sua Banca centrale di un aumento dei tassi di interesse, e così tutti gli altri in coda dopo una settimana comunque all’insegna del ribasso.
Troppo tardi per un taglio ai tassi?
Settimana scorsa la Federal Reserve aveva comunicato la decisione di mantenere i tassi di interesse stabili evitando (a differenza di quanto preventivato dagli analisti) di esporsi in promesse per un eventuale taglio a settembre. E anche questo sembra aver influito sull’andamento dei mercati, con gli asset rischiosi, Bitcoin in primis, ormai messi sempre più all’angolo.
In queste ore l’avversione al rischio sembra colpire su larga scala, con effetti devastanti, soprattutto nel mercato derivati. I futures sul Chicago Mercantile Exchange vengono scambiati sostanzialmente al prezzo spot (su Binance, il premio trimestrale annualizzato è sceso al 3,3%), e la rendita dei titoli del Tesoro Usa sarebbe oggi maggiore.
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