Bitcoin piace sempre più alle compagnie energetiche
Di Davide Grammatica
Duke Energy, la seconda compagnia elettrica degli Stati Uniti, starebbe studiando il settore del mining di Bitcoin, per contribuire al problema della “risposta eccessiva alla domanda”.
Un nuovo approccio al mining
Secondo delle indiscrezioni svelate dal data analyst crypto Dennis Porter, la seconda compagnia elettrica degli Stati Uniti Duke Energy starebbe studiando attivamente il settore del mining di Bitcoin, essendone a conti fatti anche un attuale investitore.
La fonte viene proprio dall’interno dell’azienda, con le prove che sono state fornite da Justin Orkney, analyst di Lead Rates & Regulatory Strategy di Duke Energy.
La seconda compagnia elettrica degli Stati Uniti, nello specifico, starebbe studiando il mining di Bitcoin con l’intenzione di integrarne l’attività nella strategia di “risposta alla domanda”.
Sempre Justin Orkney aveva già fatto un’apparizione nel podcast “Bitcoin, Energy, and the Environment”, di Troy Cross, il 26 giugno. E ha confermato la ricerca in corso, con un focus sui risultati che esploreranno le possibilità di integrazione dei miner nella propria rete.
Prima di pubblicare il rapporto finale, invece, Orkney ha dichiarato che l’azienda avrebbe sfruttato una sua micro-rete fornita con diverse fonti di energia. Proprio per condurre prove che coinvolgono diversi tipi di miner.
“Sto lavorando a uno studio di ‘risposta alla domanda’ di Bitcoin, sull’inclusione della capacità di mining di BTC nel nostro sistema, e con un occhio alla funzionalità di questa dinamica”, ha dichiarato Orkney. “Speriamo di fare presto un test tecnico”.
Le strategie
La società, sempre secondo queste informazioni, avrebbe già sviluppato un rapporto sulla questione per il picco energetico invernale, e ora l’attenzione è concentrata su Bitcoin.
Più nel dettaglio, una funzionalità di questo genere comporterebbe cambiamenti nell’utilizzo dell’elettricità da parte dei consumatori, in risposta a stagioni di utilizzo elevato come parte della diminuzione della domanda sulla rete, mantenendo però l’affidabilità dell’elettricità.
In più, alla rete dell’azienda servirebbero altre iniziative di ‘risposta alla domanda’. E per diversi settori, per i quali il mining di Bitcoin può essere un candidato ideale. Allo stesso tempo, la rete ufficiale di Duke Energy ospita già diversi minatori di Bitcoin (anche se su piccola scala).
L’iniziativa seguirebbe a ruota un approccio al mining sempre più comune degli Stati Uniti, dove si abbraccia sempre più spesso il mining per migliorare l’approvvigionamento energetico. Negli Usa, diversi stati stanno sfruttando l’idea proprio in funzione del miglioramento dell’alimentazione e della riduzione al minimo delle interruzioni del servizio.
Sappiamo già quanto il mining di Bitcoin sia stato criticato per l’uso eccessivo di energia mentre e, dati alla mano, c’è chi sostiene che l’intero settore debba essere abolito.
Tuttavia, nascono sempre più iniziative per contribuire alla risoluzione del problema della compromissione dell’infrastruttura elettrica esistente.