Bitcoin è la fine dell'oro? Ecco i fatti
Di Gabriele Brambilla
La fine dell'oro è vicina a causa di bitcoin? No, ecco perché

Oro e bitcoin
L’oro è da sempre il metallo sinonimo di rarità e valore. Sin dall’antichità, la bionda materia prima è stata apprezzata per dar vita a maestose creazioni artistiche, gioielli e, in seguito, monete. Oggi però, con la crescita di bitcoin, c’è chi si chiede se la fine dell’oro sia vicina.
Con “fine dell’oro” intendiamo una nuova fase nel mondo economico-finanziario in cui la riserva per eccellenza, appunto l’oro, avrebbe un ruolo sempre più secondario a causa di BTC.
Stiamo già assistendo alla corsa di società e Stati per accaparrarsi più bitcoin possibili. Ormai il valore intrinseco è stato riconosciuto dalla maggioranza (ce ne hanno messo di tempo!) e i diffidenti continuano a calare.
BTC è certamente un’ottima scelta per dar vita a una riserva di natura differente rispetto al solito, capace di proteggere il capitale a priori. Bisogna infatti mettere in conto che la coin ha ancora una certa volatilità e che il valore di breve e medio periodo è comunque soggetto a fluttuazioni anche significative.
Detto questo, la fine dell’oro non è vicina e neppure in vista: si tratta di uno scenario decisamente improbabile, vediamo il perché.
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La fine dell'oro non ci sarà
La fine dell’oro è, almeno oggi, fuori dal ventaglio delle possibilità. Soprattutto se si prende bitcoin come causa principale.
L’oro e bitcoin possono (e spesso dovrebbero) convivere: a dirlo sono i dati degli ultimi anni. Semplicemente, i due asset possono fare entrambi da bene rifugio e riserva, ma ciascuno performa meglio in particolari condizioni.
L’oro resta l’asset d’eccellenza per proteggersi quando il settore azionario entra in fasi di vendite più o meno massive. A sostenere questa affermazione ci sono dati che vanno indietro anche di decenni.
Se un tempo l’oro era correlato con i principali indici USA, vedi l’S&P 500, oggi la situazione è ben differente. Anzi, nelle condizioni più burrascose, la correlazione diventa addirittura negativa.
Gli investitori, piccoli o grandi che siano, continuano ad apprezzare l’oro, che resta il punto di riferimento per coprirsi quando le azioni sono in difficoltà. Bitcoin non può essere un’alternativa in questo scenario: quando le stock scendono o addirittura crollano, BTC spesso le segue, talvolta amplificando i movimenti.
La criptovaluta numero 1 ha però un rapporto favorevole agli investitori con i titoli di Stato americani. Si è infatti osservato che la coin ha una bassa correlazione con i bond, talvolta pure negativa. Ciò significa che in condizioni di prezzi in discesa e tassi in salita, BTC si rivela un asset migliore dell’oro.
Quanto appena scritto trova conferme anche nel 2025.
In questi primi 8 mesi dall’anno (gennaio-agosto), l’oro ha guadagnato circa il 30% di valore. La domanda di questa materia prima si è concentrata nei momenti in cui le stock si sono rivelate piuttosto volatili e messe alla frusta dalle minacce di dazi, nonché dalle condizioni macro incerte.
Nello stesso periodo, bitcoin è cresciuta “solo” del 16% circa. Tuttavia, prendendo in esame le performance dei bond americani a 10 anni (oltre il 7% in rosso da inizio anno), otteniamo conferma della bontà di BTC per proteggersi in questo senso.
Insomma, la fine dell’oro non ci sarà e la convivenza con BTC non solo è possibile, ma pure essenziale. Dal piccolo investitore alla società, dai fondi agli Stati, includere entrambi gli asset nella strategia sembra la soluzione migliore per rispondere efficacemente a diversi scenari.