Gli effetti dell’ultimo dump di Bitcoin

Secondo i dati on-chain raccolti da Glassnode, gli investitori a breve termine (“short-term horder”, o STH) in Bitcoin sarebbero, per il 90% di loro, in perdita. Per la precisione, quindi, l’88,3% dell’offerta di questa classe di investitori, alla quale appartiene chiunque detenga fondi per meno di 155 giorni, consisterebbe in perdite non realizzate.

O se vogliamo, in altre parole, 2,56 milioni di Bitcoin, corrispondenti a circa 66,5 miliardi di dollari, sarebbero detenuti da investitori short-term essendo stati acquistati al tempo stesso a un prezzo superiore a quello corrente.

Un dato rilevante, questo, anche per la sua correlazione all’inasprimento del mercato, come successo in passato, sempre secondo l’analisi eseguita da Glassnode, a maggio e dicembre 2021. E proprio a causa della liquidazione di posizioni da parte di investitori a breve termine, il mercato generale avrà sempre più difficoltà a realizzare guadagni.

Sempre i dati mostrano poi che un flusso verso la vendita sia già iniziato, con molti holder che iniziano a spostare token dai wallet personali agli exchange, verosimilmente per liquidare le posizioni (seppur in vendita) o spostarsi nel mercato dei derivati.

Diversi analisti sono concordi a definire le “perdite non realizzate degli holder short-term” come uno dei problemi critici per il mercato in questo momento. Bitcoin stesso risulta avere un assetto “fragile”, con gli STH in perdita che frenano l’asset in modo rilevante.

La pressione di vendita è infatti direttamente correlata a questi elementi, per un momentum in cui la narrativa ETF spot BTC sembra aver perso tutto il suo hype, che i mesi precedenti aveva invece sostenuto l’asset.

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