BRICS: le economie mondiali emergenti
Di Gabriele Brambilla
Scopriamo che cosa sono i BRICS, quale ruolo rivestono e perché sono così importanti nello scenario globale
Introduzione
In ambito politico, economico e geopolitico, la sigla BRICS è da alcuni anni onnipresente. In questo approfondimento vogliamo descrivere di che cosa si tratta e perché assume una tale importanza.
Scopriremo quindi che cosa significa BRICS, quando questa unione nasce, chi ne fa parte e quali sono gli obiettivi prefissati.
In una manciata di minuti di lettura sapremo tutte le basi indispensabili di uno degli attori più rilevanti della scena mondiale.
Indice
Che cosa si intende per BRICS?
BRICS è una sigla che rappresenta i Paesi che hanno dato origine a questa unione: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
C’è chi la chiama alleanza, ma nella teoria e pratica si tratta invece di un’organizzazione che raggruppa alcune delle più importanti economie emergenti nell’arena globale. Inizialmente, gli Stati BRICS erano solo quattro (Brasile, Russia, India e Cina) e si chiamavano BRIC. Dal 2010, l’arrivo del Sudafrica ampliò il gruppo originario e si decise di aggiungere una “S” all’acronimo.
Quando nascono i BRICS? La fondazione risale al 2009. Con quell’atto, le BRICS countries diedero vita a un’organizzazione che ha portato a un significativo cambiamento nelle dinamiche economiche e geopolitiche. Questo gruppo di nazioni, ognuna con proprie forze e sfide uniche, ha sempre più affermato la propria influenza sulla scena mondiale. Approfondendo le complessità dell’Unione BRICS, diventa evidente che questi Paesi hanno il potenziale per ridefinire il paesaggio globale in vari settori.
Al momento della scrittura, l’Unione ha come membri nove Paesi; a quelli già elencati si aggiungono Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran ed Egitto.
Quali Paesi vogliono entrare nei BRICS? Ci sono poi diverse domande di adesione tra cui quelle di Arabia Saudita, Nigeria e Indonesia. In teoria, anche l’Argentina fece richiesta nel 2023; tuttavia, dopo l’elezione di Milei le politiche sono cambiate e il Paese mira a entrare nell’OCSE (nota in inglese come OECD).
"L'organizzazione BRICS unisce nove Paesi e potrebbe ampliarsi ulteriormente"
BRICS ed economia
Al cuore dell’organizzazione risiede la potenza economica dei Paesi del BRICS. Dopotutto, questi Stati rappresentano una parte significativa del PIL e della popolazione mondiale.
Questa considerazione vale soprattutto per Cina e India, veri e propri giganti demografici e dalle economie molto dinamiche. Inoltre, questi enormi territori vantano anche un’industria in continua espansione, che mira anche a modernizzarsi sempre più. Qui è soprattutto la Cina ad avere raggiunto un livello superiore.
La Russia vanta invece vaste riserve di risorse naturali, oltre a una vastità del territorio ineguagliabile (ricordiamo che è lo Stato più grande al mondo).
Il Brasile non sta però di certo a guardare: rinomato per la sua produzione agricola, è comunque in rapida crescita anche su altri fronti.
Il Sudafrica è probabilmente l’anello più debole, anche se dispone di un’economia abbastanza diversificata.
L’Unione promuove soprattutto il commercio e gli investimenti intra-BRICS. Ma troviamo anche numerose azioni atte a investire in nuovi Paesi emergenti, nel tentativo di aumentare il più possibile l’influenza mondiale.
I BRICS hanno dato vita a strutture internazionali alternative a quelle classiche. Ad esempio, il Fondo Monetario Internazionale ha un suo “collega” BRICS, ossia la Nuova Banca di Sviluppo, fondata nel 2014.
Implicazioni geopolitiche
Oltre all’economia, l’esistenza dei BRICS ha un significato geopolitico da non sottovalutare.
L’Unione nasce anche per contrastare il dominio degli Stati e delle istituzioni occidentali. I Paesi BRICS sostengono (almeno nella teoria) la multipolarità, diffondendo quindi una visione sulle varie tematiche mondiali il più condivisa possibile.
Qui potremo aprire un articolo a parte. Pensiamo ad esempio all’opposizione all’interventismo e unilateralismo affermata dai BRICS; una volontà rispettabile, ma nei fatti non messa in atto: la Russia è decisamente attiva sul piano dell’interventismo (non solo in Ucraina); la Cina continua ad avere mire su Taiwan; l’Iran finanzia e supporta cellule di combattenti e regimi per destabilizzare alcune aree del globo. Siccome è impossibile avviare un discorso di questo tipo senza doversi dilungare, uscendo dal tema dell’articolo, chiudiamo questa breve parentesi che serve a mettere in luce come anche i BRICS abbiano i loro problemi a mantenere nella pratica ciò che viene dichiarato sulla carta e a voce.
In ogni caso, i BRICS sono molto coinvolti nel plasmare gli ordini del giorno regionali e globali. Essi giocano ruoli cruciali in forum come le Nazioni Unite, il G20 e l’OMC (nota come WTO, World Trade Organization), sostenendo riforme che riflettono gli interessi delle economie emergenti.
Le sfide dei Paesi BRICS
Nonostante la loro forza, i BRICS si trovano a dover gestire una miriade di sfide che minacciano la loro coesione e prosperità.
Se ci pensiamo, ciò è piuttosto normale: i membri hanno culture, caratteristiche e interessi molto diversi tra loro. Dalle disparità economiche alle vedute politiche opposte, non mancano quindi barriere e ostacoli sul loro percorso. Proprio a causa di queste difficoltà, una collaborazione ancor più attiva e convinta è molto difficile.
Consideriamo poi che si tratta di Paesi che spingono molto per crescere e ritagliarsi un posto da protagonisti sulla scena mondiale. Collaborano, certo, ma sotto molti aspetti si ritrovano per forza di cose a sgomitare tra loro, complicando ulteriormente le cose.
A ciò si uniscono le onnipresenti pressioni esterne, perché comunque gli altri Stati non stanno di certo a guardare.
Però, le sfide diventano opportunità se affrontate nella maniera corretta. I BRICS hanno il pregio di essersi messi in mostra negli anni, alternando momenti più difficili ad altri molto positivi. Già riuscire a cooperare, con tutti i limiti del caso, è un grande traguardo, che potrebbe diventare ancor più ambizioso nel tempo.
Obiettivi sostenibili
Sin dal principio, i Paesi BRICS hanno dato molto peso allo sviluppo sostenibile sia sul piano ambientale che su quello sociale.
In linea teorica, crescita green e inclusività sono al centro della loro agenda. Alcuni fatti effettivamente dimostrano questi intenti, come il Centro per le Finanze Verdi e la cooperazione energetica. L’obiettivo è di combattere il cambiamento climatico, ma anche di ridimensionare il più possibile le gravi disparità economiche sia dentro che fuori “casa propria”.
Però, nella pratica sappiamo bene che le cose sono molto diverse.
Il Brasile ha avuto per diversi anni un presidente in grado di aumentare la disparità economica e, soprattutto, peggiorare le condizioni ambientali. Gli anni della presidenza Bolsonaro sono stati tra i più terribili per la Foresta Amazzonica, con una perdita di territorio pari a 22 alberi al secondo. Inoltre, pure le emissioni aumentarono significativamente.
La Russia la conosciamo altrettanto bene. Il governo è di stampo autoritario e il dissenso non è tollerato. Oltretutto, le condizioni economiche per le persone comuni non sono positive, con un peggioramento soprattutto dal 2022 in avanti, anno d’inizio della Guerra in Ucraina.
La Cina resta un Paese dalle grandi contrapposizioni, mentre l’India deve fare i conti con una povertà estesa, ma su cui i conti non tornano e oscillano di centinaia di milioni di persone.
Potremo poi citare il Sudafrica, dove le disuguaglianze sociali regnano ancora sovrane, oppure l’Iran, tristemente noto per le violazioni dei diritti umani, soprattutto per quanto riguarda le donne.
Le idee alla base dei BRICS sono ottime: giusto cooperare, migliorare, avere obiettivi ambiziosi e porsi come alternativa alle classiche istituzioni mondiali e agli Stati che ne fanno parte. Anche perché, come ben sappiamo, ci sono grandi problemi sociali, economici e politici anche in Paesi come Italia e Stati Uniti. Trattasi di altre criticità o di simili, ma che si manifestano in modalità differenti.
Però, nei fatti i BRICS non stanno mantenendo fede a tutto ciò che dichiarano nei loro intenti. E il futuro appare sempre più complesso sia per loro che per gli altri attori della scena mondiale.
Conclusioni
L’Unione di questi Stati è comunque una potente forza nel paesaggio globale, in grado di plasmare politiche e porsi come contrappeso al classico blocco occidentale.
Se l’esecuzione pratica fosse più aderente agli obiettivi, probabilmente tutti potremmo beneficiarne, perché anche le altre organizzazioni dovrebbero in qualche modo adeguarsi. Per adesso, possiamo solo restare spettatori, auspicando a una cooperazione crescente tra i Paesi del mondo, atta a promuovere il benessere per tutti, senza distinzioni.
Per approfondire: