3 min read 22 Feb 2022

Cosa sta succedendo in Canada. Tra proteste e BTC

Di Davide Grammatica

In Canada, le proteste anti-governative hanno provocato il blocco dei conti bancari dei manifestanti. Ora il governo prova a bloccare anche le transazioni crypto

Cosa sta succedendo in Canada. Tra proteste e BTC

Cosa è successo

Il primo ministro del Canada Justin Trudeau, lo scorso 14 febbraio, ha invocato l’Emergency act per rispondere alle proteste antigovernative del “Freedom Convoy”, una manifestazione contro le restrizioni per contrastare la pandemia e iniziata da un gruppo di camionisti, ad Ottawa.

La legge consente l’attuazione di un intervento militare, a condizione che si verifichi “una situazione urgente e critica di natura temporanea che non può essere affrontata efficacemente in base a nessun’altra legge del Canada”. 

Tra i mezzi coercitivi consentiti dalla legge, però, è rientrato anche il tentativo del governo canadese di ostacolare il flusso di denaro a favore dei manifestanti, andando a bloccare non solo i conti di questi ultimi, ma di chiunque avesse tentato di sostenere finanziariamente le proteste, dall’esterno. 

Le prime conseguenze

Il primo effetto collaterale è stata la sospensione e il congelamento dei conti bancari dei protestanti, su indicazioni del ministro delle finanze Chrystia Freeland che, sempre il 14 febbraio, ha dichiarato: “Stiamo apportando questi cambiamenti per evitare che si possano sostenere attività illegali, che stanno danneggiando l’economia canadese”. 

Dopo le banche è toccato ai siti di crowdfunding, bloccati grazie ad una estensione del campo di applicazione delle norme canadesi contro il riciclaggio di denaro. In questo caso, il divieto è stato esteso ad ogni tipo di transazione, comprendendo quindi anche le criptovalute.

Il governo ha richiesto ad ogni piattaforma di registrarsi presso il Financial Transactions and Reports Analysis Center del Canada, per segnalare donazioni sospette, e la piattaforma GoFundMe ha dichiarato che non avrebbe emesso circa 9 milioni di dollari raccolti per finanziare la manifestazione. 

I manifestanti sono quindi corsi ai ripari con Bitcoin, cercando di sfruttare la sua rete decentralizzata, fuori dal controllo di un ente terzo, e che può essere distribuito tramite qualsiasi mittente o destinatario che abbia un semplice wallet. Più nello specifico, i manifestanti hanno sfruttato anche la piattaforma Tallycoin, sulla quale è stata organizzata un’ulteriore raccolta fondi, ma con criptovalute. 

Il problema delle criptovalute

Il governo canadese, forte dell’Emergency act, si è quindi spinto anche nel tentativo di bloccare le transazioni in crypto. Nelle ultime ore, la Corte di giustizia superiore dell’Ontario ha inviato alla società Nunchuk un’ingiunzione inibitoria al fine di bloccare i fondi al Freedom Convoy e rendere pubbliche le informazioni sui cittadini coinvolti nelle transazioni. 

Nunchuk, per intenderci, offre il servizio di un wallet BTC, caratterizzato da una forma di protezione multi-sig, e ha risposto immediatamente alla Corte, condividendo la lettera sui social. “Nunchuk è un portafoglio Bitcoin multi-sig autodetentivo e collaborativo, non si occupa di fornire software, e non è un intermediario finanziario di custodia”, si legge su un tweet. “Non raccogliamo alcuna informazione di identificazione dell’utente oltre agli indirizzi e-mail, non deteniamo alcuna chiave e, pertanto, non possiamo ‘congelare’ le risorse dei nostri utenti. Non siamo a conoscenza di esistenza, natura, valore o ubicazione delle risorse dei nostri utenti”. 

Tutta la vicenda non fa che testimoniare i problemi riguardanti le applicazioni dei divieti all’utilizzo di criptovalute. Ma anche una loro eventuale regolamentazione, con tutti i limiti del caso. Come, per esempio, l’anonimato, che è visto, a seconda dei punti di vista, come grande vantaggio o grande problema per le criptovalute. 

In questo caso è valsa la seconda opinione, e la RCMP (Royal Canadian Mounted Police), ha emesso un ordine che richiedeva a tutte le organizzazioni regolamentate dalla FINTRAC di smettere di interagire con 34 wallet collegati direttamente a partecipanti al Freedom Convoy.

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