Coinbase smaschera la SEC e il piano per fermare le crypto
Di Davide Grammatica
Il ceo di Coinbase, Brian Armstrong, ha rivelato come la SEC abbia raccomandato l’exchange di interrompere il trading di tutte le criptovalute (esclusa Bitcoin)
Coinbase svela i piani della SEC
In una recente dichiarazione rilasciata al Financial Times, Brian Armstrong, ceo di Coinbase, ha rivelato come la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Usa abbia, simultaneamente all’avvio della causa tra le parti, raccomandato all’exchange di interrompere il servizio di trading di ogni crypto ad esclusione di Bitcoin.
Una mossa che, sempre secondo il ceo, mostrerebbe le reali intenzioni della SEC, ovvero esercitare la propria autorità di regolamentazione al di fuori delle sue reali competenze, e con particolare insistenza nel settore crypto.
“Sono tornati da noi e hanno detto : ‘Crediamo che ogni risorsa diversa da Bitcoin sia una security“, ha raccontato Armstrong. “Abbiamo detto come fossero arrivati a un conclusione del genere, perché questa non è la nostra interpretazione della legge, e hanno risposto: ‘Non te lo spiegheremo, devi eliminare ogni asset diverso da Bitcoin’”.
Brian Armstrong vs SEC
Nella causa della SEC contro Coinbase, tredici criptovalute sono state identificate come “security”. Tuttavia, la richiesta di rimuovere dalla lista oltre 200 token, ad eccezione di Bitcoin, suggerirebbe come la SEC, sotto la presidenza di Gary Gensler, si voglia spingere ben oltre.
Per il ceo di Coinbase non sembra essere stato semplice affrontare la situazione. “A quel punto non avevamo davvero scelta, e il delisting di ogni asset diverso da Bitcoin avrebbe essenzialmente significato la fine dell’industria delle criptovalute negli Stati Uniti“, ha sottolineato Armstrong. “In un certo senso, è stata una scelta facile , e ora non ci resta che andare in tribunale e scoprire cosa dice la corte”.
Se Coinbase avesse rispettato la direttiva della SEC, la maggior parte delle criptovalute sarebbe quindi risultata “fuori della legge” se non “registrata” presso l’agenzia. Una posizione che, ovviamente, avrebbe potuto (e può tutt’ora) avere conseguenze di vasta portata per l’industria negli Usa.
Anche perché non poche aziende hanno costruito interi modelli di business partendo dal presupposto che i token non siano “security”, e nel caso dovrebbero interrompere immediatamente le operazioni.
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"Il delisting di ogni asset diverso da Bitcoin avrebbe essenzialmente significato la fine dell'industria delle criptovalute negli Stati Uniti"