CPI di aprile: l'inflazione (e BTC) alla prova dei dazi!
Di Davide Grammatica
I dati sull’inflazione Usa sono ancora una volta decisivi per Bitcoin. Questa volta, però, in un contesto inedito creato dai dazi di Trump: vediamoli!

L’inflazione alla prova dei dazi
Tutti gli occhi erano puntati sui dati CPI Usa pubblicati oggi, relativi all’inflazione di marzo 2025. Un dato particolarmente atteso dagli investitori, soprattutto in un contesto di crescente incertezza macroeconomica. Anche Bitcoin non è rimasto indifferente.
Gli analisti si aspettavano un rallentamento dell’inflazione generale al 2,5%, dopo il 2,8% di febbraio. Il dato core, che esclude le componenti più volatili come cibo ed energia, è invece previsto stabile al 3%. Un report in linea o inferiore alle attese poteva rafforzare la narrativa disinflazionistica e spingere la Fed verso un atteggiamento più accomodante.
Il dato ha mostrato un calo al +2,4% su base mensile, leggermente inferiore alle attese degli analisti. Su base annua, l’indice ha segnato un +2,8%, confermando il trend disinflazionistico degli ultimi mesi.
CPI: +2,4%
CPI CORE: +2,8%
Come risponde Bitcoin?
La reazione di Bitcoin potrebbe essere al rialzo già nei minuti successivi al rilascio del dato. Gli investitori interpreteranno, con tutta probabilità, il report come positivo in chiave Fed e tassi di interesse.
Se da un lato l’inflazione sembra rallentare, dall’altro la Fed manterrà però verosimilemente un approccio cauto. I mercati iniziano a scontare la possibilità di un taglio dei tassi nelle prossime riunioni FOMC. E Bitcoin, intanto, potrebbe trarre beneficio da un contesto di liquidità più accomodante.
Il CPI di aprile, insomma, non ha deluso le aspettative del mercato, ma la partita tra inflazione e politiche monetarie resta aperta. Bitcoin rimane alla finestra, pronto a reagire ai prossimi segnali macro.