CPI Usa: il dato più IMPORTANTE prima dei tagli (?) a settembre
Di Davide Grammatica
Sono arrivati i dati CPI Usa riferiti al mese di luglio. Guardiamoli insieme, prima dell’appuntamento decisivo a settembre con la Fed

I dati sull’inflazione Usa
Il mercato crypto ha atteso con trepidazione i dati CPI Usa riferiti al mese di luglio, essenziali per capire quanto potranno influire sui piani della Fed rispetto a un taglio dei tassi a settembre.
Il settore è giunto a questo appuntamento con una leggera correzione di BTC, sceso da un massimo locale di $122k a $118k, verosimilmente trascinato al ribasso con la chiusura poco entusiasmante degli indici azionari.
Il clima di cautela che si respira nel mercato deriva proprio dai recenti aumenti registrati dagli asset “rischiosi”, che sembrano puntare proprio su un taglio sempre più probabile ai tassi di interesse.
FedWatch del CME, per esempio, lascia aperta questa possibilità, che porterebbe nuova liquidità sul mercato ed eserciterebbe nuovi stimoli rialzisti su Bitcoin e Nasdaq.
Tuttavia, nulla è scontato, e i policymaker continuano a temere che un taglio precoce possa riaccendere l’inflazione, che fino ad ora è rimasta nel range del 3% con l’obiettivo minimo della Fed al 2%.
Le previsioni davano un aumento del CPI su base annua dal 2,7% al 2,8%, mentre l’aumento su base mensile dello 0,2%, in leggero rallentamento dallo 0,3% del mese precedente.
ECCO i dati riferiti al mese di luglio:
CPI: +2,7% (yoy)
CPI core: +3,1% (yoy)
In attesa di un settembre DECISIVO
I dati sull’inflazione sono decisivi anche per i propositi dell’amministrazione Trump. Non è un segreto che i dazi voluti dal presidente influiscano direttamente sull’aumento dell’inflazione, e ciò si scontra con la richiesta della stessa amministrazione di forzare un taglio ai tassi. I maggiori effetti dei dazi, secondo gli analisti, dovrebbero inoltre manifestarsi proprio nel periodo di fine estate.
A prescindere dai dati sull’inflazione, c’è però anche chi si dice convinto che un taglio ai tassi a settembre sia stato già deciso. ING, per esempio, ha analizzato che un aumento fino allo 0,3% del dato CPI core non comprometterebbe il taglio nel prossimo mese. E della stessa opinione è Goldman Sachs, che ritiene come un aumento contenuto, associato a un rallentamento del mercato del lavoro, non limiterà le decisioni di politica monetaria della Fed.
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