Debito pubblico: cos'è e come funziona

Di Gabriele Brambilla

L'indebitamento di un Paese è un argomento serio e di grande impatto su tutti i cittadini. Conosciamo nel dettaglio il debito pubblico

Debito pubblico: cos'è e come funziona

Che cos'è il debito pubblico?

Ne sentiamo parlare quasi quotidianamente, ma solitamente tiriamo dritto senza prestare molta attenzione; eppure il debito pubblico è una delle dinamiche economiche più importanti, che senza un adeguato monitoraggio e piano di gestione può diventare una vera e propria piaga. Capiamo quindi di che cosa si tratta, perché prende forma e qual è la sua utilità.

Partiamo quindi dal principio. Il debito pubblico è uno strumento teoricamente neutrale, nel senso che ha sia dei punti positivi che dei risvolti negativi. Come qualsiasi altra entità, anche uno Stato ha la necessità di finanziare le proprie attività, da quelle di base e continue fino alle misure straordinarie che possono prendere forma nel tempo. Da dove arriva il denaro necessario a portare avanti queste iniziative? Le fonti sono diverse e tra queste spiccano le tasse e le imposte versate da cittadini e aziende.

In aggiunta, un Paese può anche chiamare in causa degli appositi strumenti finanziari; i Titoli di Stato sono i più diffusi e conosciuti. Come molti sapranno, questi sono delle obbligazioni emesse direttamente dal tesoro. Chiunque può acquistarle, creando una relazione debitore-creditore: il primo è lo Stato stesso, che riceve il denaro necessario per le attività menzionate in precedenza; il secondo è chi acquista l’obbligazione.

Come qualsiasi prestito, anche il Titolo di Stato comporta degli interessi, che sono l’elemento che spinge il risparmiatore ad acquistare lo strumento in questione. Di conseguenza, nel momento in cui un Paese emette dei Titoli, si sta indebitando nei confronti di cittadini, imprese, società e stranieri che procedono all’acquisto.

I debiti derivanti dai Titoli, uniti ad altri elementi come i prestiti contratti, sono delle passività che gravano sul Paese. La somma, che è negativa, prende il nome di debito pubblico.

A cosa serve il debito pubblico?

Il debito pubblico finanzia la macchina statale, spesso pesante e costosa da mantenere. Inoltre, come dicevamo, può anche essere utile per sostenere spese straordinarie, magari orientate allo sviluppo di un determinato settore e alla creazione di posti di lavoro. In quest’ultimo caso, il debito contratto ha un connotato positivo, perché potrebbe portare a guadagni superiori futuri, un vero e proprio investimento.
Ma nella norma, purtroppo si ricorre all’indebitamento semplicemente per fare il modo che la macchina continui a funzionare più o meno regolarmente.

Per valutare a che punto si trova uno Stato lato indebitamento, lo strumento d’eccellenza è il rapporto tra debito e PIL. Esso mostra a quanto ammonta il debito pubblico rispetto al Prodotto Interno Lordo in un anno, offrendo un dato percentuale di facile e immediata lettura. Infatti, leggere il solo totale dell’indebitamento non ha molto senso: tutto dipende dall’economia che c’è dietro un Paese; per capirci, 1.000 miliardi potrebbero essere “noccioline”, così come una somma insostenibile da gestire.

Chiaramente, più il rapporto debito/PIL è basso, meglio è. Salendo troppo si crea infatti un meccanismo potenzialmente distruttivo: aumenta il debito, il budget annuale va in deficit, si ricorre a ulteriore debito per ripagare quello precedente, cresce la pressione generata dagli interessi e via dicendo. Il pericolo è il default del Paese, che potrebbe ritrovarsi nella situazione di non poter ripagare i creditori. Sicuramente abbiamo visto tutti almeno una volta i vari rating delle agenzie come Moody’s (es. AAA, BBB+ e via dicendo): si tratta di valutazioni sull’affidabilità di un dato Paese nel ripagare i debiti; migliore la classificazione, inferiore la possibilità di default (bisogna comunque prestare attenzione).

Ma le problematiche non si fermano al default. Il debito pubblico è infatti un macigno che grava sui cittadini in maniera non proporzionale. Sono infatti le generazioni più giovani ad avere maggiori probabilità di subirne le conseguenze, che possono essere catastrofiche. Infatti, il debito può innescare dei meccanismi che andrebbero a impattare sulla produzione, sull’occupazione, sullo sviluppo e sulle opportunità da poter cogliere. I servizi offerti da uno Stato, dalla sanità all’istruzione, potrebbero uscirne indeboliti, colpendo direttamente le persone. Se ci pensiamo, alcune di queste dinamiche le stiamo già sperimentando nei nostri confini.

Insomma: il debito pubblico, se contratto nella maniera corretta, ha un’indiscussa utilità. Quando però cresce troppo diventa un problema difficile da risolvere senza interventi decisi, che si fanno sentire e che necessitano di parecchio tempo.

"Il debito pubblico finanzia lo Stato, ma può avere conseguenze devastanti se fuori controllo"

Debito pubblico italiano

Parliamo del debito pubblico italiano, nota dolente ma impossibile da sorvolare.

Il nostro Paese ha un debito pubblico decisamente elevato, intorno ai 2.947 miliardi di euro. Il dato è aggiornato a luglio 2024 e proviene dalla Banca d’Italia.

Preoccupante inoltre il rapporto con il PIL, al 141% a giugno 2024. Chiaramente questo dato non solo è influenzato dall’andamento del debito, ma anche da come si comporta il PIL (storicamente non brillantissimo per noi). In ogni caso, la percentuale è decisamente elevata.

L’Italia fa costantemente ricorso al meccanismo del debito per finanziarsi. Il costante deficit, ossia la differenza negativa tra entrate e uscite, impone misure di questo tipo, oltre al taglio delle spese che impatta sui servizi a disposizione dei cittadini.

Vi è tuttavia un aspetto positivo del debito pubblico italiano: l’essere finanziato principalmente dalle famiglie e dalle imprese nazionali. Infatti, l’Italia ha una buona ricchezza privata che viene parecchio investita sugli strumenti proposti dallo Stato. Di conseguenza, i finanziamenti provenienti dall’estero sono inferiori rispetto a quelli di altri Paesi, lasciando l’Italia in una situazione meno preoccupante sul fronte della propria sovranità economica. Per esempio, secondo Eurostat e Il Sole 24 Ore, il debito estero italiano nel 2023 era la metà di quello francese e inferiore anche a quello tedesco.

"Il debito pubblico italiano è storicamente molto alto"

Chi ha il debito pubblico più alto del mondo?

Sfruttando i dati disponibili su Wikipedia e altri portale di informazione, ecco qual è la classifica del maggior debito pubblico in rapporto al PIL (al 2022).

Il quinto posto spetta al nostro Paese (144,6%), che precede il Venezuela (157,8%). Gradino più basso del podio per l’Eritrea (163,7%), mentre la Grecia si piazza seconda (177,4%).

Il debito pubblico più alto al mondo è quello giapponese, che tocca oltre il 261%. Questo impressionante dato è frutto delle politiche avviate negli anni ’90 per risollevare il Paese da una situazione economica preoccupante, mix di deflazione e bassa crescita dovuta anche a caratteristiche demografiche. In ogni caso, il Giappone è un caso davvero particolare che ha saputo reggere senza troppi problemi questa pressione.

Anche gli Stati Uniti non se la passano benissimo, con un rapporto con il PIL intorno al 129% a dicembre 2023 (vedi qui sotto, immagine Wikimedia). Cifra monstreil totale: più di 33.000 miliardi di dollari.

Chi ha il debito pubblico più alto del mondo?

Conclusioni

Ci auguriamo che questo breve approfondimento sul debito pubblico possa aiutarti a comprendere ancor di più le dinamiche economiche e finanziarie. Per approfondire ti invitiamo a esplorare la nostra sezione di contenuti dedicati a Economia e Finanza; puoi inoltre seguire il nostro corso gratuito sulla macroeconomia.

Grazie per averci letto!


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