Ethereum: Vitalik Buterin mette tutti in guardia sull’AI
Di Davide Grammatica
Il co-fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, ha dato una sua valutazione sull’ascesa dell’AI, mettendo in guardia sulla sua deriva “totalitaria”
Vitalik Buterin e i rischi dell’AI
Vitalik Buterin, co-fondatore di Ethereum, ha pubblicato un lungo approfondimento sul suo blog sull’intelligenza artificiale e tutti i percoli che ne possono derivare, offrendo una sua visione delle cose rispetto alla direzione da intraprendere nello sviluppo di questa tecnologia (in ogni ambito).
“My techno-optimism” è il titolo del saggio, in cui il concetto di “ottimismo tecnologico”, appunto, viene esplorato a favore del progresso ma con una sorta di calibrazione dello sviluppo delle tecnologie.
Se alcune sono infatti evidentemente funzionali al progresso e al miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo, altre andrebbero “rallentate”, e tra queste rientrerebbe proprio l’intelligenza artificiale, colpevole per certi versi di avere un potenziale dannoso per l’umanità.
L’alternativa proposta da Buterin è denominata “defensive acceleration”, e indica la prospettiva per cui andrebbero “accelerate” solamente le tecnologie funzionali a un mondo più “sicuro”. Al contrario, sarebbero da “rallentare” quelle che stimolano accentramenti di potere o rischi che l’uomo non potrebbe arginare.
Il bivio aperto dall’AI
La blockchain rappresenta l’esempio più virtuoso in questo senso, capace di preservare privacy e decentralizzazione, nonché fornire un’infrastruttura per nuove modalità di governance democratiche.
Dall’altra parte della barricata, invece, tutto ciò che favorisce “l’autoritarismo digitale”, come nuovi sistemi di sorveglianza funzionali alla soppressione del dissenso o il semplice fatto che una tecnologia in particolare sia monopolizzata da un piccolo gruppo di aziende. Cosa che, tra l’altro, sembra rischiare proprio l’AI.
Al contrario, uno sviluppo naturale dell’AI dovrebbe appoggiarsi su una “migliore collaborazione con l’uomo”, che rimane, secondo Buterin, “la stella più luminosa”. Il progresso umano, quindi, non può che passare dall’uomo stesso, se non si vuole correre il rischio che lo stesso progresso diventi dannoso per l’umanità.
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