Arresto di Eva Kaili: la vicenda
Di Gabriele Brambilla
Eva Kaili finisce agli arresti accompagnata da diversi colleghi, tutti sospettati di aver ricevuto denaro e regali per favorire il Qatar in ambito europeo
Arrestata Eva Kaili, Vicepresidente Parlamento EU
Lo scorso fine settimana è stata arrestata con l’accusa di corruzione Eva Kaili, Vice Presidente del Parlamento Europeo.
In manette con la medesima imputazione anche il suo compagno, a cui si sono aggiunti altri esponenti politici.
Rivelata quindi una rete di personaggi che parrebbe aver accettato denaro e regali di altra natura da uno Stato arabo, chiaramente in cambio di favori e aiuti.
Una vicenda che mette in cattiva luce le Istituzioni Europee e minaccia di svelare altri preoccupanti scenari.
Img credits: Wikimedia.org da euranet_plus su Flickr
Kaili, Panzeri e Qatargate: i fatti
In un’operazione congiunta tra la polizia belga e quella italiana, il 9 dicembre sono scattate le manette per diverse persone sospettate di corruzione.
Prima è toccato alla Kaili. Nella sua casa di Bruxelles sono stati ritrovati dei sacchi contenenti diverse centinaia di migliaia di euro. Proprio la presenza dei contanti ha consentito alle forze dell’ordine di procedere: l’immunità parlamentare decade in flagranza di reato. Bloccato anche il padre.
Subito dopo si è unito il compagno Luca Giorgi, anch’egli fermato dalla polizia belga. Da anni al lavoro presso l’Organo Europeo, è l’assistente dell’europarlamentare del PD Andrea Cozzolino.
In passato, Giorgi aveva lavorato per un altro ex eurodeputato arrestato in questi giorni: Antonio Panzeri, attualmente tra le fila di Articolo 1. Le perquisizioni presso la sua abitazione nella capitale belga hanno portato a una scoperta identica a quella avvenuta da Eva Kaili: sacchi zeppi di banconote. Anche per lui vi è l’accusa di corruzione.
Non è rimasta a guardare la polizia italiana, impegnata ad arrestare moglie e figlia di Panzeri, su cui gravava un mandato europeo.
Il giorno successivo, 10 dicembre, il Tribunale di Brescia ha convalidato l’arresto. Le due donne, ora ai domiciliari, devono rispondere all’accusa di favoreggiamento, con l’aggiunta di associazione per delinquere (capo che coinvolge anche altri soggetti coinvolti nella vicenda).
Arrestati anche il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (ETUC) Luca Visentini e Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale della ONG No Peace Without Justice.
Secondo la stampa belga, la polizia avrebbe sequestrato cellullari, computer e circa 1,5 milioni di € in contanti nella sola giornata di venerdì 9, nel corso di 16 perquisizioni avvenute sul territorio.
Sono disponibili intercettazioni di varia natura avvenute sia in Belgio che in Italia. Queste si sono rivelate un fattore chiave per arrivare alla mobilitazione dello scorso fine settimana.
L’inchiesta, in corso già da tempo, mira a smascherare le sospette ingerenze sulla politica europea da parte di uno Stato arabo.
Seppur ufficialmente non sia stato fatto alcun nome, è rimbalzato a più riprese il nome del Qatar, Paese ospitante degli attuali mondiali di calcio.
La vicenda è già nota con il nickname di Qatargate e promette ancora parecchie sorprese.
Spesso il Qatar fa parlare di sé per motivi tutt’altro che positivi, fra cui spicca la situazione dei lavoratori. Sul tema, sono tristemente note le numerose morti degli addetti alla costruzione degli stadi per il mondiale in corso.
L’ipotesi è che il Qatar abbia fornito regali e soldi a politici di spicco per promuovere un’immagine del paese positiva e non veritiera. I corrotti avrebbero inoltre influenzato in qualche modo le decisioni politiche ed economiche del Parlamento Europeo, nonché indirettamente di altri organi.
Giusto per fare un esempio, Eva Kaili definì il Qatar un “Paese leader nei diritti dei lavoratori”; tutto il contrario rispetto a quello che ben sappiamo.
Per il solo Panzeri è spuntato anche un collegamento con il Marocco: lo riportano gli atti dell’inchiesta. Pure qui si tratterebbe di corruzione ma tutto è ancora da confermare.
Una vicenda intricata, scomoda e che di certo regalerà altri colpi di scena.
Eva Kaili: il profilo
Tra le principali personalità politiche greche, Eva Kaili si fece conoscere dal pubblico grazie alla sua attività di giornalista su Mega Channel.
L’ingresso nel mondo della politica avvenne nel 2007, alla seconda candidatura per il Parlamento Greco. In quel momento, Kaili era la deputata più giovane del PASOK, il partito Panellenico Socialistica di cui ha fatto parte fino a pochi giorni fa.
Nonostante l’età, la politica greca riuscì a confermarsi anche nelle successive tornate elettorali. Nel corso degli anni fece inoltre parte di diverse commissioni parlamentari di primo piano, fra cui spicca quella relativa alla NATO.
Nel 2014 iniziò l’avventura presso il Parlamento Europeo, militando nelle file dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici in Europa (S&D), a cui aderisce il suo ex Partito.
Anche in questo scenario, Eva Kaili riuscì a guadagnare negli anni un ruolo sempre più da protagonista. Ne sono testimonianza le svariate partecipazioni a commissioni e comitati fra cui:
- Commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE).
- Commissione per i Problemi Economici e Monetari (ECON).
- Presidente della delegazione relazioni con l’Assemblea Parlamentare NATO (DNAT).
- Commissioni per l’Occupazione e gli Affari Sociali (EMPL).
In più, Kaili era fino a pochi giorni fa un membro supplente della Delegazione per le Relazioni con la Penisola Araba (DARP), aspetto che ha certamente giocato un ruolo chiave nelle vicende appena descritte.
Da Gennaio 2022, Eva Kaili rivestiva la carica di Vicepresidente del Parlamento Europeo, sotto la nuova Presidentessa maltese Roberta Metsola.
Un personaggio giovane ma dotato di un bagaglio di esperienze già enorme. Una politica apprezzata non solo in Grecia, finita però al centro di una vicenda ancora tutta da scoprire.
Proprio qui volevamo arrivare: è possibile che si inneschi un effetto domino? Le indagini in corso potrebbero portare alla luce nuove scomode verità? Proviamo a ragionarci in poche righe.
"Kaili era fino a pochi giorni fa un membro supplente della Delegazione per le Relazioni con la Penisola Araba (DARP)"
Possibile effetto domino?
L’arresto di uno dei Vice Presidenti del Parlamento Europeo (ricordiamo che sono 14) è solo il momentaneo apice di un’inchiesta ben lontana dalla conclusione.
Si sollevano quindi dei giusti interrogativi a cui non possiamo trovare risposta.
Sappiamo però che le indagini proseguono e probabilmente qualche altra persona coinvolta ci sarà eccome. La domanda però è “dove?”: ulteriori membri del Parlamento Europeo o personaggi legati ad altri organi?
Questi avvenimenti servono a ricordarci come anche le Istituzioni Europee, da sempre piuttosto trasparenti, hanno un proprio lato oscuro.
In un periodo storico delicato, è ancor più fondamentale poter disporre di decisori affidabili, onesti e capaci. Auguriamoci che quanto accaduto sia davvero limitato a pochi, evitando così pericolosi effetti domino.
No, non è a rischio la tenuta delle Istituzioni Europee, è fuori discussione. Però, se i nomi dovessero moltiplicarsi, la figura sarebbe davvero pessima.
Tuttavia, il danno maggiore lo subirebbero tutte quelle discussioni e progetti in corso, fra ritardi, riprogrammazioni e annullamenti. Il motivo è semplice: le Istituzioni avrebbero un problema più grosso a cui pensare e la macchina si incepperebbe.
Fra questi progetti c’è ovviamente la regolamentazione del settore crypto, sempre più necessaria e non procrastinabile.
Insomma, di questo caos potevamo davvero farne a meno.
In un periodo in cui è il comparto delle criptovalute a finire spesso nella bufera, tra attacchi ingiustificati ed eventi estremi alla FTX, il Qatargate ci ricorda quanto scandali e corruzione siano ben presenti anche altrove da tempi molto più lontani.