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Fondi sovrani: giganti silenziosi della finanza

Di Gabriele Brambilla

Parliamo dei fondi sovrani, i giganti silenziosi della finanza mondiale che muovono cifre da capogiro

Fondi sovrani: giganti silenziosi della finanza

Cosa sono i fondi sovrani

Cominciamo dal principio e capiamo qual è il soggetto di questo approfondimento.

I fondi sovrani – o Sovereign Wealth Funds (SWF) – sono veicoli d’investimento statali che gestiscono riserve di capitale provenienti da eccedenze fiscali, esportazioni di risorse naturali o avanzi di bilancio. Come si può quindi notare, la provenienza delle riserve è molto variegata tra i vari fondi, così come lo sono gli obiettivi finali.

A differenza delle banche centrali, che si concentrano su stabilità monetaria e controllo dell’inflazione (ormai lo sappiamo bene), i fondi sovrani perseguono obiettivi di lungo periodo: dalla stabilizzazione dei conti pubblici alla crescita del patrimonio nazionale.

Questi fondi, spesso poco conosciuti dal grande pubblico, sono tra gli investitori più potenti e influenti al mondo. Per dare un’idea della magnitudo di qui stiamo parlando, i fondi sovrani gestiscono asset per migliaia di miliardi di dollari a livello globale, cifre che li rendono protagonisti determinanti nei mercati finanziari.

I dati aggiornati sono consultabili sul sito del Sovereign Wealth Fund Institute, una piattaforma professionale di ricerca per gli investitori istituzionali.

Origini dei fondi sovrani e modelli

La nascita del primo fondo sovrano risale al 1953, quando il governo del Kuwait creò il Kuwait Investment Board per gestire le entrate derivanti dal petrolio. Oggi il fondo ospita circa 1000 miliardi di dollari, a testimonianza della bontà dell’iniziativa.

Da allora, il concetto si è evoluto: alcuni fondi hanno una vocazione di stabilizzazione macroeconomica (come quello del Cile); altri mirano a massimizzare i rendimenti (come quello norvegese); altri ancora si inseriscono in precise strategie geopolitiche (come i fondi emiratini o cinesi).

Anche i modelli di gestione sono molteplici. Alcuni fondi investono principalmente in asset tradizionali – azioni, obbligazioni, mercato immobiliare e via dicendo – mentre altri entrano in settori strategici o innovativi come le energie rinnovabili, la tecnologia o la logistica globale.

Notiamo perciò che sotto il cappello dei fondi sovrani si trovano realtà molto differenti tra loro sia nelle modalità che negli obiettivi. Una cosa però è certa: le cifre in gioco sono altissime.

Origini dei fondi sovrani e modelli

Il fondo norvegese: un caso emblematico

Tra tutti, il nome più noto è il Government Pension Fund Global della Norvegia, spesso chiamato semplicemente fondo sovrano norvegese.

Creato per gestire le ricchezze petrolifere del Paese, oggi il fondo è il più grande al mondo, con asset ben superiori a 1.500 miliardi di dollari. Per la precisione, secondo i dati forniti dal Sovereign Wealth Fund Institute, la cifra è pari a 1.738 miliardi di dollari.

Oltre alla dimensione, il fondo norvegese è celebre per la trasparenza e per l’approccio etico agli investimenti: esso non investe in aziende coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, produzione di armi nucleari o distruzione ambientale.

La politica di investimento adottata ha ispirato molti altri Paesi e viene spesso citata come esempio virtuoso di gestione di risorse pubbliche. Un caso pratico di come i buoni risultati possono coniugarsi con pratiche che guardano al futuro.

Un caso recente: il fondo saudita

Uno degli esempi più attuali dell’uso strategico dei fondi sovrani è il ruolo del Public Investment Fund (PIF) dell’Arabia Saudita.

Negli ultimi anni, il fondo ha avviato una massiccia campagna di investimenti in due direzioni principali:

  1. da un lato, l’acquisizione e il finanziamento di club calcistici, campionati e infrastrutture sportive;
  2. dall’altro, partecipazioni in grandi aziende tecnologiche come Uber, Lucid Motors e persino in alcuni progetti legati all’intelligenza artificiale e ai semiconduttori.

Dietro questa strategia non c’è solo una logica di rendimento economico, ma anche il progetto di trasformare l’immagine del Paese e diversificare l’economia saudita, oggi ancora fortemente dipendente dal petrolio. È la cosiddetta Vision 2030, di cui il PIF è il principale braccio operativo.

Il ruolo geopolitico dei fondi sovrani

In alcuni casi, i fondi sovrani non sono solo strumenti di accumulo patrimoniale, ma diventano vere e proprie leve di soft power.

Sono un esempio gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar o la Cina, che attraverso i loro fondi investono in aziende strategiche, infrastrutture occidentali, club sportivi, tecnologia e media. Tra i nomi di spicco menzioniamo Abu Dhabi Investment Authority (ADIA), Qatar Investment Authority e China Investment Corporation (CIC)A oggi, unendo i capitali di questi tre wealth fund si superano i 3.000 miliardi di dollari.

Questi movimenti sollevano spesso interrogativi di tipo geopolitico e regolamentare: è legittimo che un governo straniero detenga quote significative di società europee o americane operanti in settori sensibili? La risposta non è univoca, ma diverse giurisdizioni, anche europee, hanno aumentato il controllo sugli investimenti esteri.

Il ruolo geopolitico dei fondi sovrani

Perché se ne parla poco?

Nonostante il loro peso, i fondi sovrani operano spesso lontano dai riflettori. Le ragioni sono diverse: la natura statale, la distanza dal mondo retail, l’assenza di logiche speculative a breve termine.

Tuttavia, quando un fondo sovrano muove grandi capitali, i mercati se ne accorgono eccome. Basti pensare all’impatto che possono avere le loro decisioni di investimento su interi settori, valute o indici borsistici: miliardi e miliardi di dollari in movimento possono farsi sentire, nel bene o nel male.

Inoltre, in tempi di transizione energetica e incertezza economica, i fondi sovrani diventano attori sempre più cruciali, capaci di orientare flussi finanziari verso settori chiave per il futuro del pianeta.

Conclusioni

I fondi sovrani rappresentano una delle forze meno visibili ma più influenti del panorama finanziario globale.

Nati per gestire risorse nazionali in modo prudente, si sono evoluti fino a diventare strumenti multifunzionali: stabilizzatori economici, investitori di lungo periodo e, talvolta, anche vettori di ambizioni politiche e strategiche.

Con una crescente attenzione alla sostenibilità e alla governance, il loro ruolo sarà sempre più centrale nei grandi temi del nostro tempo: transizione energetica, digitalizzazione e sicurezza economica.


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