Freni (Lega): “Tassa Bitcoin al 42% un danno da evitare”
Di Davide Grammatica
Federico Freni, deputato della Lega, è tornato a parlare dei rischi derivati dalla nuova tassazione su Bitcoin, che può ancora essere “un asset class strategico per il Paese”
La discussione sulla tassa crypto in Parlamento
Il deputato della Lega sottosegretario e all’Economia Federico Freni è tornato a parlare della proposta di aumento delle tasse sulle plusvalenze da attività crypto al 42%. Lo ha fatto tramite il “megafono” di MilanoFinanza, mettendo in chiaro i rischi derivati dalla nuova tassazione su Bitcoin.
In primo luogo, esisterebbe il rischio concreto di una perdita di competitività rilevante rispetto ad altri paesi Ue (e non), in un momento in cui, tra l’altro, l’Italia già starebbe godendo elle opportunità di valorizzazione e tutela del risparmio offerte dal settore. Secondo Freni, che riporta i dati dell’OAM, nel paese esisterebbero 3,6 milioni di investitori, che farebbero dell’Italia la “sesta economia crypto in Europa e tra le più rilevanti a livello globale”.
L’esempio da seguire, in questo senso, sarebbe l’opposto di quello indicato dal ddl di Bilancio 2025. Come quello della Svizzera, la vicina di casa che ha già toccato 3 miliardi di dollari in investimenti in start up crypto, per una crescita del 680% sull’anno precedente.
“Le aziende che operano in questo settore hanno superato una valutazione di 611 miliardi di dollari”, ha scritto il deputato. “E non sono affari per pochi intimi, visto che solo nel 2022 questa industria ha creato seimila posti di lavoro, generando un indotto variegato, fatto di sviluppatori, esperti legali e specialisti di compliance”.
L’alternativa alla nuova aliquota
Il punto su cui insistere, arrivati a questo punto, secondo Freni, sarebbe quindi quello di evitare ad ogni modo di adottare “scelte troppo penalizzanti”, come è di fatto l’aliquota disallineata agli altri paesi Ue.
“L’obiettivo è ponderare la leva fiscale con le concrete opportunità di sviluppo del settore, tenendo sempre un occhio vigile rispetto a temi sensibili, come la prevenzione di bolle o vuoti normativi dannosi per il mercato e per i cittadini”.
E questo, in linea con quanto sottolineato anche nella normativa europea MiCA, che recita come le offerte di cripto-attività potrebbero rappresentare “un approccio innovativo e inclusivo al finanziamento, anche per le pmi”.
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