I trend del settore crypto per il ceo di Coinbase

Di Massimiliano Casini

Brian Armstrong, ceo di Coinbase, ha parlato dei trend del settore che più caratterizzeranno il 2024. Scopriamo insieme quali!

I trend del settore crypto per il ceo di Coinbase

Flatcoin

Andiamo subito al sodo dei trend analizzati dal ceo di Coinbase, Brian Armstrong, che secondo lui caratterizzeranno il 2024.

Il primo punto è in linea con la situazione di mercato di oggi. Si parla infatti di Flatcoin, ovvero quelle quelle monete, un po’ come Bitcoin, che possono proteggere i cittadini dalle forti oscillazioni che potrà avere l’inflazione nel tempo.

Ampleforth, per esempio, è un progetto che basa la sua forza sulla sua coin $AMPL, un token “resistente all’inflazione” che modifica la sua supply in funzione dei dati del CPI, così da mantenere un valore costante e non inflazionato nel lungo periodo. Nuon, invece, è un altro protocollo simile, che “hedgia” la liquidità degli holder dall’inflazione sfruttando anche opportunità date dall’arbitraggio. Esistono poi dashboard dinamiche che permettono di monitorare i dati sull’inflazione in tempo reale, come l’aggregatore Trueflation.

Questo approfondimento è stato pubblicato in esclusiva sulla nostra newsletter Whale Weekend del 22 settembre 2023. Iscriviti per non perdere articoli inediti, analisi, news della settimana e tanto altro ancora!

Reputazione On-chain

Secondo Brian, la reputazione on-chain sarà un game-changer per il mercato crypto. Questo, perché da questa si potrà misurare l’affidabilità di utenti, protocolli e auditors.

Quando parliamo di “reputazione on-chain” stiamo parlando della possibilità di ricevere un “credit score” in maniera simile a quanto succede già in piattaforme come YIELP o TrustPilot, dove gli utenti possono dare un feedback sulla qualità del servizio o del prodotto che gli viene offerto.

Questo discorso è estendibile anche alle piattaforme DeFi in maniera simile a come già avviene nella finanza tradizionale tramite il “FICO”, che non è un tipo tosto, muscoloso e con la camicia sbottonata, bensì un punteggio di “affidabilità” dato dalle varie banche ai loro creditori in funzione del loro storico.

Auditors e developer dovrebbero invece dimostrare l’affidabilità dello smart contract “deployato” on-chain tramite l’analisi dei feedback precedenti, riducendo così il rischio per l’utente finale che, altrimenti, dovrebbe leggersi l’intero codice sorgente.

Pubblicità On-chain

Il mondo delle pubblicità (ADS o ADV) è completamente esploso con l’arrivo di internet, dei social network e dei vari marketplace online. Si parla infatti di un mercato da oltre 800 miliardi di dollari, e non è un caso che tre delle più grandi aziende del mondo si basino proprio su questo (Meta, Google, Amazon).

Brian trova molte correlazioni tra internet e il mondo crypto, e per questo pensa che le pubblicità in questo settore potrebbero funzionare addirittura meglio di come hanno fatto sino ad ora nel Web2.

Potremmo passare da un modello di business basato sul CPA (Cost per action), ad una basata su CPS (Cost per Sell), reso possibile dalla possibilità di controllare lo storico dell’andamento dell’ADS tramite dati on-chain, e valutare quindi quanto ha realmente convertito ciascuna pubblicità.

Accesso al capitale

Il mercato delle crypto ha, fin dal 2017, attraverso le ICO, permesso la raccolta di molti capitali da svariate parti del mondo in maniera semplice e immediata. È importante ricordare però che gran parte di quelle raccolte si sono concluse con un nulla di fatto, pur con qualche eccezione (Chainlink, Filecoin, Tezos o Polkadot).

Le possibilità però ci sono tutte, e visto che il mondo è pieno di persone talentose e vogliose di creare un proprio business, le crypto potrebbero dare a queste persone una possibilità di dimostrare le proprie competenze e non costringerle a dover far ricorso per forza a finanziamenti bancari, che spesso hanno tassi d’interesse molto alti e vincoli serrati, o di passare attraverso i vari VC.

Il ceo di Coinbase pensa ancora che la raccolta fondi sia un mezzo importante per il settore, pur dovendo migliorare per tutelare l’investitore e impedire la diffusione di scam che potrebbero non giovare al settore stesso.

Mercato del lavoro e task-job

Armstrong vede inoltre il mercato del lavoro potersi evolvere molto nell’era della digitalizzazione e della globalizzazione, grazie al Web2 e al Web3.

Il futuro potrebbe essere un unico “stato” dove le persone possono controllare offerte di lavoro da ogni parte del mondo da un unico interfaccia, avere stipendi equilibrati o proporzionali al lavoro che una persona andrà a compiere, e con la possibilità per delle aziende di postare online delle task da compiere per chiunque voglia eseguirle ottenendo in cambio un pagamento in crypto a lavoro finito.

Questo renderebbe la gestione di un lavoro per un azienda molto più elastico e rapido. L’azienda stessa potrebbe sfruttare la forza lavoro in esubero del web per andare avanti con un lavoro, senza la necessità di assumere dipendenti in più e rischiare quindi di non poterli pagare durante un eventuale fase di calo.

Due progetti sono importanti in questo senso: Earn.com, programma earn di Coinbase, che consente di guadagnare cripto mediante lo studio o il completamente di task, e Braintrust, che consente di unire la domanda e l’offerta nel mercato del lavoro in tutto il mondo offrendo delle fees più basse rispetto alle soluzioni presenti nel Web2 e reward pagate con il governance token $BTRST.

Layer 2 orientati alla privacy

Nell’ultimo anno abbiamo spesso sentito parlare della tecnologia zero-knowledge e di come questa si stia sviluppando molto nei vari Layer-2 di Ethereum. Questa tecnologia consentirebbe di ottenere l’assenza della necessità di fiducia e di sicurezza che ci da una blockchain, e la privacy che molte persone o aziende vogliono o necessitano di avere.

Secondo Brian, questo sarà uno dei punti fondamentali su cui lavorare per attrarre nel settore aziende che vogliono sviluppare o utilizzare una propria blockchain. È molto importante per loro infatti tenere una parte dei propri dati pubblica e una parte privata. Questo, per tutelare il proprio lavoro dallo spionaggio industriale. Ci potrà quindi essere la possibilità di sfruttare alcune transazioni private, spendendo qualcosa in più e avendo una verifica più lenta, ed altre pubbliche spendendo meno e aumentando la rapidità transazionale.

Fondamentale sarà sottolineare lo sviluppo della privacy attraverso i Layer-2, ossia come maschera aggiuntiva costruita sopra una blockchain pubblica e sicura. Perché le soluzioni già presenti da tempo nel mercato e concentrate al 100% sulla privacy, come Zcash o Monero, rischiano di attirare molte più persone interessate a commettere atti illeciti rispetto al tutelare la propria privacy.

P2P Exchange on-chain

Un altro punto fondamentale che “sblocca” il Web3 è lo scambio di valore P2P. Il punto di vista del ceo, in questo, è un po’ di parte quando parla di soluzioni totalmente decentralizzate che potrebbero consentire lo scambio di monete online. Tuttavia, l’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato come il meccanismo di tokenomics dei vari DEX non abbia funzionato e che la liquidità si comporti molto spesso in maniera estremamente mercenaria, il che non è positivo per i trader o per gli investitori che vogliono sfruttare tali strumenti.

Piattaforme come Onboard permetterebbero l’utilizzo di crypto alla massa togliendo completamente qualsiasi aspetto più complesso che potrebbe creare difficoltà nell’individuo non esperto.

Web 3 Gaming

Il settore del Web3 gaming, a detta di Brian e anche dei dati analizzati nei vari report, sembra essere quello che sta attraendo maggiori capitali. La motivazione è sicuramente collegata alla mole di capitali che sono entrati nel settore negli ultimi 10 o 20 anni, ma anche alle potenzialità della tecnologia blockchain, c*lo e camicia col mondo dei videogiochi.

La potenzialità che spicca maggiormente quando uniamo i due mondi è sicuramente quella di poter effettivamente essere proprietari degli oggetti che vediamo in gioco e di poterli vendere quando smettiamo di giocarci o per fare del profitto. Tuttavia, questo punto si unisce molto bene anche con la raccolta di capitali, aspetto analizzato in precedenza.

È importante notare come molte aziende di gaming conosciute (Rockstar, Ubisoft, o Valve) spendano tantissimi soldi, risorse e tempo per creare dei giochi tripla A, col rischio di fallire se poi il gioco dovesse andar male. Rockstar sta lavorando dal 2020 a GTA VI, che non verrà rilasciato entro il 2024 (senza considerare eventuali ritardi). Se il gioco dovesse fare un buco nell’acqua, l’azienda molto probabilmente fallirebbe.

Il Web3 potrebbe invece sfruttare gli NFT venduti prima dell’uscita del gioco proprio come accesso futuro al videogioco stesso, e nel contempo come finanziamento per pagare i costi di sviluppo. Questi poi potrebbero condividere con i propri possessori parte delle revenue create dalla vendita del gioco, e di conseguenza acquisire valore se il gioco dovesse diventare popolare.

RWA

Il trend dei Real World Asset è uno di cui negli ultimi mesi si sente sempre più parlare. Ma cosa sono? Queste sono versioni tokenizzate o sotto forma di NFT di asset presenti nella finanza tradizionale. Possiamo tokenizzare qualsiasi cosa:

  • Una proprietà
  • Del debito
  • Un opera d’arte
  • Un oggetto da collezione

Questa possibilità, oltre che sbloccare infinite strategie per i vari fondi o retail che vorranno sfruttare questi asset per farmare in DeFi, possono sbloccare buona parte della liquidità bloccata in quelle parti del mondo non dotate di infrastrutture che possono permettergli di avvicinarsi a questa serie d’investimenti.

Secondo Brian, questo è uno dei settori che avrà più trazione per quanto riguarda la DeFi e le crypto in generale, ma anche uno di quelli che ci metterà di più ad arrivare alla portata di tutti, a causa delle rigide regolamentazioni necessarie per permetterne uno sviluppo sicuro per tutti.

Tra i progetti citati troviamo Goldfinch, Centrifuge, Mohash e Mountain protocol.

Network States

Infine, c’è un aspetto sociologico molto interessante che nasce dallo sviluppo di internet e si raffornaza nel Web3.

Attraverso l’uso di NFT, per il ceo, un giorno potranno essere registrati dei documenti d’identità con cui sarà possibile dare dei benefit ai cittadini che si comportano correttamente o dei malus per chi si comporta male (giudicate voi se questo può essere un bene o un male).

In ogni caso, lo sviluppo di software che possano migliorare l’infrastrutture già esistenti o che permettano l’unificazione e la semplificazione di aspetti come la creazione di una DAO, sono aspetti fondamentali su cui concentrarci.

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