Il trading crypto soffre ancora della crisi bancaria Usa
Di Davide Grammatica
Chainalysis ha messo in luce come l’attività di crypto trading sia ancora condizionata dalla crisi delle banche Usa, tra cui si ricordano Silicon Valley Bank, Signature e Silvergate.
Postumi della crisi bancaria Usa
La società di ricerca Chainalysis ha recentemente segnalato come la crisi del trading “istituzionale” stia pesando fortemente sui volumi di scambio nel mondo crypto.
Le cause vanno rintracciate nella crisi delle banche americane dello scorso marzo, quando la Silicon Valley Bank ha aperto alla crisi delle società finanziarie crypto-friendly con fallimenti di altissimo profilo.
Il volume delle transazioni “istituzionali” (o, in altre parole, transazioni da 10 milioni di dollari o più), sono infatti crollate a patire da aprile 2023, mentre le attività di trading “retail” sono rimaste pressoché costanti, nonostante tutto l’ecosistema soffrisse ancora del crollo di FTX e Alameda Research.
“L’attività crypto si è contratta maggiormente nei mesi immediatamente successivi alla crisi bancaria di marzo, con Silicon Valley Bank e banche cripto-friendly, quali Signature e Silvergate, costrette a chiudere”, si legge nel report.
Le tre realtà finanziarie, in verità, sono crollate tutte per ragioni diverse, ma il loro effetto è stato identico, procurando difficoltà non indifferenti a numerose società crypto costrette a trovare nuovi finanziamenti (spesso) offshore.
Gli Usa decidono il destino delle crypto
Una buona cartina di tornasole potrebbero essere poi le stablecoin, la cui attività è legata indissolubilmente (per la maggior parte di esse) al dollaro. Il loro volume di trading ha iniziato a perdere terreno soprattutto lo scorso febbraio, e in questo ha pesato il ruolo del Nord America, con una quota di trading corrispondente scesa dal 70,3% al 48,8%. Non a caso, la maggior parte degli afflussi di stablecoin verso piattaforme crypto non è più arrivato da realtà Usa.
La vera sfida, da questo punto di vista, sta anche nell’elaborazione di nuove regolamentazioni crypto negli Usa, come dimostrano le attività degli exchange, divisi tra chi cerca di trovare riparo in altre giurisdizioni, e chi invece è già in tribunale a far valere le proprie ragioni.
Quello che è certo, è che le crypto non possono fare a meno di rinunciare al mercato americano, e soprattutto dal punto di vista “istituzionale”. Si spera, a questo punto, che gli sviluppi lato ETF spot BTC e una nuova convergenza tra crypto e TradFi possano fare bene al mercato.
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