L’inflazione non molla l’eurozona: a febbraio tocca l’8,5%
Di Davide Grammatica
L'inflazione dell’Eurozona, a febbraio, ha rallentato meno delle attese degli analisti, e si è assestata all’8,5%, inferiore di soli 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio.
I dati dell’inflazione in Europa
L’Eurostat ha pubblicato i dati sull’inflazione dell’Eurozona. A febbraio ha rallentato meno delle attese degli analisti, e si è assestata all’8,5%, inferiore di soli 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio.
Per quanto riguarda i concorrenti principali al fenomeno, il tasso annuo più elevato ha interessato i prodotti alimentari, alcolici e tabacco, energia (13,7%, rispetto al 18,9% di gennaio, e unico dato in contrasto al mese scorso), beni industriali non energetici e servizi.
Sono però stati i beni alimentari, principalmente, ad aver rallentato il calo dell’inflazione rispetto alle attese. Tra i Paesi il tasso più alto in febbraio è in Lettonia (20,1%), seguito da Estonia e Lituania. Per l’Italia la stima è del 9,9%, mentre il tasso tedesco è al 9,3%. Più bassa l’inflazione in Francia (7,2%) e Spagna (6,1%).
Contestualmente al dato inflazionistico, l’Eurostat ha anche reso noto come il tasso di disoccupazione destagionalizzato dell’area dell’euro abbia segnato il 6,7%, stabile rispetto a dicembre 2022 e in aumento rispetto al 6,1% di gennaio. Più di 13 milioni di persone sarebbero quindi disoccupate a gennaio 2023 nell’area euro, ma con un numero in diminuzione di 318mila unità nell’Ue.
I piani dell’Europa per l’inflazione al 2%
Per quanto riguarda il futuro, si prevede che la BCE aumenterà i tassi di interesse di altri 50 punti base nella prossima riunione del 16 marzo, in primo luogo proprio perché le pressioni sui prezzi rimangono elevate.
La stessa Lagarde ha affermato come ulteriori aumenti dei tassi di interesse dopo marzo sarebbero “possibili”, ma ha anche sottolineato come questi “dipenderanno dai dati”. È opinione del presidente della BCE, tuttavia, che l’inflazione del blocco scenderà “molto di più” a marzo a causa degli effetti base.
In Europa, tra i più pessimisti c’è invece Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, il quale vede ancora molto lunga la strada per riportare l’inflazione al target del 2%. E questo, in funzione del fatto che proprio la Germania potrebbe rappresentare un problema per l’Eurozona, con un’economia che rallenta e il rischio stagflazione. In questo senso, proprio Nagel ha proposto in Germania il riacquisto di Titoli di Stato tramite quantitative tigthtening: circa 50 miliardi di euro.
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