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Inflazione Usa: i dati CPI di marzo a sostegno di Bitcoin
Di Davide Grammatica
In un momento di sofferenza per Bitcoin, i dati sull’inflazione Usa leggermente migliori delle aspettative sono di sostegno a BTC

I dati CPI riferiti a febbraio 2025
Il movimento del prezzo di Bitcoin, in difficoltà nel mantenere addirittura gli $80k, potrebbe aver trovato del sostegno dagli ultimi dati sull’inflazione Usa, dimostrando ancora una volte come la prima criptovaluta sia direttamente influenzata dai dati macroeconomici.
Non a caso, gli occhi degli investitori erano puntati proprio sull’inflazione Usa, e quindi ai dati CPI riferiti al mese di gennaio 2025.
Il dato, come al solito, è fondamentale. Può determinare le scelte future della Fed in merito ai tassi di interesse, e di conseguenza i movimenti dei mercati. La recente riluttanza della Fed al taglio dei tassi è già di per sé un problema per un asset “rischioso” come Bitcoin, e quindi un un’inflazione più bassa del previsto potrebbe favorire tutto il settore crypto.
Le difficoltà di BTC sono anche un segno dell’incertezza degli investitori, in attesa in questi giorni di ulteriori indizi sul futuro a breve termine dell’asset.
La risposta di BTC
Le previsioni per i CPI di febbraio 2025 suggerivano una sostanziale stabilità dell’indice mensile e annuale, fermo al 2,9%.
I dati sono stati leggermente migliori del previsto, a descrivere una leggera diminuzione dell’inflazione:
CPI (yoy): +2,8%
CPI Core (yoy): +3,1%
Bitcoin per ora risponde riprendendo fiato e risalendo verso gli $84k, in un contesto in cui i mercati sembrano aver già ben “prezzato” l’unico taglio previsto per il 2025 ai tassi di interesse.
Tuttavia, i dati macro dovrebbero essere ben più “sorprendenti” per aiutare la prima criptovaluta a risalire la china, con BTC ben lontano dai $100k.
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