Intelligenza artificiale e finanza: innovazione o bolla?
Di Gabriele Brambilla
Innovazione o bolla speculativa? L'intelligenza artificiale continua a crescere e offre tanto anche al mondo della finanza, ma ci sono delle criticità da seguire
Introduzione
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) è diventata una delle parole più ricorrenti nei mercati finanziari.
Quella che era una tecnologia di nicchia, confinata a laboratori di ricerca e università, è oggi al centro di un’ondata di investimenti, promesse e, secondo alcuni analisti, possibili illusioni speculative.
L’IA non sta solo trasformando il modo in cui le aziende producono o comunicano: sta ridefinendo anche il modo in cui i mercati reagiscono, scommettono e immaginano il futuro. Approfondiamo!
Indice
Intelligenza artificiale e finanza
Nel mondo finanziario, l’IA ha trovato terreno fertile. Oggi viene utilizzata per elaborare quantità di dati che sarebbero impensabili per un essere umano: analisi predittiva dei mercati, trading algoritmico, valutazione dei rischi, prevenzione delle frodi, gestione automatizzata dei portafogli e persino assistenza ai clienti.
Le grandi banche e i fondi di investimento sfruttano reti neurali e machine learning per affinare le strategie di trading, mentre le fintech hanno reso accessibili agli investitori retail strumenti che fino a pochi anni fa erano appannaggio esclusivo dei grandi istituzionali.
La logica è semplice: più dati e migliori algoritmi significano decisioni più veloci e, potenzialmente, più profittevoli. Effettivamente, l’aiuto dell’intelligenza artificiale è importante e rende il lavoro molto più snello e preciso.
Ma come sempre accade nei mercati, ciò che parte da un miglioramento operativo può trasformarsi in un fenomeno speculativo.
Leggi di più: come imparare a fare trading
Boom stock IA e rischio bolla speculativa
Dal 2023 in avanti, i titoli associati all’intelligenza artificiale hanno vissuto una corsa vertiginosa. Aziende come Nvidia, Microsoft e Palantir hanno visto le loro valutazioni moltiplicarsi, spinte da aspettative quasi illimitate sulle prospettive dell’IA generativa.
La capitalizzazione di mercato di Nvidia, in particolare, è cresciuta a ritmi impressionanti, arrivando a superare quella di colossi storici come Amazon o Alphabet. Nvidia non è un nome preso a caso: producendo hardware indispensabili per il comparto AI, la società cresce di pari passo con questa innovazione.
Molti analisti hanno salutato questo entusiasmo come l’inizio di una “nuova era tecnologica”, ma altri hanno espresso dubbi: stiamo assistendo a una rivoluzione reale o a una bolla narrativa, dove la promessa di cambiamento vale più dei risultati concreti?
Il paragone con la bolla delle dot-com di fine anni ’90 viene spontaneo. Allora come oggi, gli investitori erano convinti che Internet avrebbe cambiato tutto (e lo ha fatto), ma dopo aver distrutto enormi quantità di capitale nel processo.
Si hanno quindi i timori di un ritorno al passato e le motivazioni ci sono eccome. Se l’utilità dell’intelligenza artificiale è fuori discussione (ne parleremo a breve), la corsa velocissima delle stock, pure in un contesto di crescita estrema delle borse, fa suonare dei campanelli d’allarme.
Approfondisci: cos’è successo nella bolla dot-com
AI: innovazione reale o pura speculazione?
Non c’è dubbio che l’IA stia generando progresso tangibile. Settori come la sanità, la logistica e la ricerca scientifica stanno beneficiando di un salto qualitativo notevole. Tuttavia, il mercato tende spesso a esagerare i benefici immediati e a sottovalutare i rischi.
Molte società che si presentano come “AI company” hanno in realtà un legame marginale con l’intelligenza artificiale, ma sfruttano il trend per attirare capitali e attenzione mediatica. È un fenomeno che gli economisti definiscono speculazione per etichetta: basta inserire “AI” nel nome per ottenere valutazioni più alte. Se ci pensiamo, abbiamo osservato anche in altri contesti questo modus operandi: nulla di nuovo.
Inoltre, la recente politica monetaria ha avuto un ruolo cruciale. I tassi d’interesse più bassi hanno reso il capitale a buon mercato (per modo di dire guardando i tassi sul dollaro, solo ora al 4%), spingendo gli investitori verso asset più rischiosi ma con potenziale di crescita elevato. Ora che i tassi sono in fase di normalizzazione, le valutazioni più fragili potrebbero rivelarsi insostenibili.
In conclusione...
Il dibattito sull’IA non riguarda solo l’innovazione tecnologica, ma anche la responsabilità economica e sociale. La crescita esplosiva di questo settore porta con sé interrogativi sulla privacy, sull’impatto occupazionale e sulla concentrazione del potere nelle mani di poche aziende tecnologiche.
Parallelamente, i regolatori internazionali si muovono per evitare che l’euforia finanziaria porti a nuove crisi sistemiche, come accadde con i subprime nel 2008.
Il futuro dell’IA nei mercati finanziari dipenderà da un equilibrio delicato: sfruttare le sue potenzialità senza cedere alla speculazione. In fondo, l’innovazione vera non è quella che gonfia le bolle, ma quella che sopravvive al loro scoppio.