JPMorgan: “La crescita di Tether, un pericolo per le crypto”
Di Davide Grammatica
JPMorgan si è espressa recentemente sulla crescita registrata Tether nell’ultimo anno, che non sarebbe “positiva” per il resto del mondo crypto
JPM vs Tether
Il colosso finanziario JPMorgan si è espresso recentemente nei confronti dell’emittente di USDT Tether, giudicando la sua sensibile crescita dell’ultimo anno come “dannosa” per il resto dell’ecosistema crypto.
Secondo Nikolaos Panigirtzoglou, a capo dei ricercatori di JPM, il problema risiederebbe ancora una volta nella “scarsa” trasparenza di Tether, che mette a rischio la sua conformità normativa in un periodo in cui le giurisdizioni diventano sempre più esigenti nei confronti del settore in ambito legislativo.
Realtà competitor, come Circle e la sua USDC, potrebbero paradossalmente trarre un vantaggio dal loro maggiore “allineamento” alle normative esistenti (e in arrivo), magari guadagnando una maggiore fetta di mercato tra le stablecoin. Ma non c’è dubbi che nuovi problemi per Tether rappresenterebbero un problema enorme per il settore nel suo insieme, comprese le stable.
Come abbiamo riportato nei giorni scorsi, Tether ha registrato una crescita significativa per quanto riguarda la sua capitalizzazione e i suoi profitti nel Q4 2023, e sembra godere di una sempre maggiore adozione per operazioni in exchange centralizzati e protocolli DeFi.
Le nuove normative Usa
Le nuove sfide normative per Tether riguardano soprattutto gli Usa, con la senatrice Cynthia Lummis pronta a guidare la nuova legislazione sulle stablecoin. Non è detto che questa rappresenti un problema per l’asset, ma il rischio di una normativa è sempre quello di rompere il giusto equilibrio tra innovazione e supervisione.
Le stablecoin, in quanto tassello fondamentale di tutta l’industria crypto, sono poi un ambito particolarmente delicato, con il potenziale di determinare in certi aspetti anche il futuro della finanza tradizionale. Toccherà quindi attendere, per vedere che ruolo giocherà Tether in tutto questo.
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