La Ivy League punta su Bitcoin: da Harvard $116 mln su IBIT
Di Davide Grammatica
La SEC svela che la prestigiosa università di Harvard punta (forte) su Bitcoin. Le partecipazioni nell’ETF spot di BlackRock sono $116 milioni

Bitcoin a Harvard
Il caso Brown non era un’eccezione. A puntare forte su Bitcoin sembra essere tutta l’Ivy League, per un trend che sembra già coinvolgere la maggior parte delle università più illustri degli Usa.
Come svelano dei documenti depositati alla SEC, Harvard ha seguito l’esempio della Brown ufficializzando il suo ingresso nel mondo Bitcoin attraverso veicoli d’investimento regolamentati.
La Harvard Management Company, più nello specifico, deterrebbe una posizione da 116 milioni di dollari nell’iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock.
Allo stesso tempo, la Brown University, che aveva svelato la propria esposizione a BTC lo scorso maggio, ha aumentato la propria quota portandola a $13 milioni.
Un cambio di paradigma
Gli ETF come IBIT di BlackRock consentono agli investitori di ottenere esposizione al prezzo di Bitcoin senza dover possedere o custodire direttamente il token, e per questo sembrano attirare sempre più attenzioni da parte degli investitori istituzionali. Tra questi, però, non presenziano più solo protagonisti della finanza americana o big-tech. Ormai, gli ETF sembrano essere diventati un affare di tutti, anche delle migliori istituzioni universitarie.
Anche loro quindi contribuiscono a rendere IBIT l’ETF più performante del settore, con 86,3 miliardi di dollari in gestione e afflussi superiori a qualsiasi altro prodotto simile.
Dalla storica approvazione degli ETF spot BTC a gennaio 2024, sempre pià istituzioni hanno progressivamente allocato capitale in Bitcoin tramite questi strumenti, e oggi ci troviamo di fronte, probabilmente, al cambio di paradigma tanto auspicato.
Bitcoin è sempre meno un asset di “nicchia”, e sempre più associato ai classici titoli tecnologici tradizionali, con uno spazio importante nei portafogli istituzionali. La possibilità di acquistare BTC tramite un ETF, poi, svela oggi più che mai quanto la regolamentazione elimini le complessità legate alla custodia, forse la vera barriera di ingresso per gli investitori poco avvezzi al settore crypto.
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