Le crypto sotto il peso delle tensioni geopolitiche (e di Trump)
Di Davide Grammatica
In questi giorni a soffrire delle tensioni geopolitiche (non certo raffreddate da Trump) è soprattutto il mondo crypto altcoin

Le crypto soffrono la posizione geopolitica Usa
Tutto il mondo crypto sembra soffrire la delicata situazione del conflitto tra Israele e Iran, ma soprattutto la posizione di Donald Trump, che negli ultimi giorni non ha certo raffreddato le tensioni tra i paesi.
Non è un caso, quindi, se Bitcoin ha frenato le sue velleità rialziste e se le altcoin più capitalizzate sembrano soffrire.
A pagarne il prezzo maggiore sono stati gli asset a maggiore volatilità, su tutti Cardano, Dogecoin e SUI, in perdita a doppia cifra su base settimanale.
Tutto il settore sembra molto sensibile alle parole del presidente Usa. Nei giorni scorsi, a seguito di un post di Trump in cui di dichiara come gli Stati Uniti conoscano la posizione della Guida Suprema dell’Iran e potrebbero colpire (“ma non ora”), Bitcoin è crollato da $108.952 a $103.371, per poi recuperare leggermente a $104.950.
Ma va molto peggio per le altcoin. Ethereum segnala un -8% settimanale, mentre Solana ha perso oltre il 9% in 7 giorni. E va peggio ancora per Cardano, Dogecoin e SUI, con perdite settimanali oltre il 10%.
Cosa aspettarsi ora?
Il sentiment generale è quindi messo alla prova. Secondo molti analisti, un nuovo scivolone di Bitcoin potrebbe innescare una correzione più profonda su tutto il comparto altcoin.
A peggiorare il quadro, poi, è arrivato anche il presidente della Fed Jerome Powell, che ha dichiarato come l’inflazione resti “pericolosa” e che un taglio dei tassi non è ancora sul tavolo. I riferimenti a tensioni globali e tariffe commerciali hanno ulteriormente raffreddato gli entusiasmi sui mercati ad alto rischio.
Nonostante la fuga dalle altcoin, inoltre, BTC non sembra essersi comportato a pieno da bene rifugio, ma non ha nemmeno seguito il comportamento degli asset ad alto rischio. Il suo status rimane ambiguo, soprattutto in fasi di stress geopolitico e macroeconomico.
Il rischio di un nuovo drawdown sotto i $100k, con potenziali test in area $93.000, resta concreto.
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