Mining BTC: come cambia negli States
Di Gabriele Brambilla
Negli Stati Uniti il mining BTC cambia e cerca di affrontare le nuove sfide. Non senza difficoltà

I dazi cambiano le carte in tavola
Il mining BTC è un settore florido negli Stati Uniti, su cui l’amministrazione Trump ha da sempre dichiarato di voler puntare. A detta del presidente, gli USA sarebbero diventati un hub internazionale nell’estrazione di bitcoin, con grandi vantaggi per tutti.
Sì, Trump ci ha visto giusto: il mining è in effetti un’industria di primo piano che può portare tanto valore nelle casse degli addetti ai lavori (e dello Stato). Vi è però un problema: i dazi doganali imposti dall’amministrazione stanno remando nella direzione opposta.
Approfondiamo e capiamo cosa sta succedendo.
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Il presente del mining BTC negli USA
Tutto è cominciato nell’aprile scorso, quando Donald Trump ufficializzò una serie di dazi che colpivano anche dei centri di produzione di componentistica chiave per il mining.
Le tariffe in questione sono rimaste in pausa fino al 31 luglio, dopodiché sono effettivamente entrate in forza. Queste misure, che sono reciproce, colpiscono componenti dalla Thailandia, dalla Malesia, dall’Indonesia e da altri Paesi chiave nella costruzione degli ASIC, i macchinari da cui il mining (non solo di bitcoin), dipende.
Le percentuali previste dai dazi non sono indifferenti e impattano parecchio sul costo dei componenti: oscilliamo tra il 21 e il 36% circa per gli Stati appena menzionati.
Parlando degli altri protagonisti, la Cina è il primo della lista. Al momento della scrittura esiste una tariffa di base del 10% da ambo le parti, a cui però si sommano ulteriori costi specifici sull’importazione di componentistica e apparecchiature per il mining. Risultato: il prezzo lievita di oltre il 57%.
Gli ASIC sono indispensabili per estrarre le criptovalute basate su questo processo, salvo quelle che richiedono poca potenza computazionale. In ogni caso, avviare una farm impone che ci siano all’opera questi speciali computer, così da raggiungere risultati migliori e incrementare il profitto.
Il problema esiste sia per la componentistica che per gli ASIC già pronti. Nel primo caso, assemblare gli ASIC negli Stati Uniti può abbattere i costi, ma i componenti necessari provengono comunque in larga parte dai Paesi coinvolti dai dazi. Nel secondo caso, cambia poco: i costi sono superiori rispetto al passato.
Osservando i dati e leggendo le dichiarazioni di alcuni esponenti dell’industria si capisce che il problema è già concreto. La domanda di hardware e ASIC finiti negli Stati Uniti è in calo, mentre aumenta quella da Stati più favorevoli come il Canada e il Brasile.
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Il futuro del mining
In parte, i dazi trumpiani stanno indirizzando il settore dove sperato: le aziende si attrezzano per produrre componenti e ASIC direttamente sul suolo americano.
La criticità sta però nelle tempistiche, perché non bastano poche settimane e neppure mesi per dar vita a una filiera così complessa. Servirà qualche anno prima di poter avere degli ASIC 100% “Made in the U.S.A.”.
Nel frattempo, l’industria può solo cercare di limitare i danni, anche se verosimilmente proseguirà il trend dell’emigrazione verso lidi più ospitali. In questo senso se la godranno Canada e Brasile, già menzionati, ma anche Argentina, Nord Europa, Cile e altri.
Un altro Stato che beneficierà dello spostamento del mining sarà la Russia: i macchinari costeranno meno e la Cina investirà certamente dei capitali importanti. Come sempre, entrano in gioco fattori che vanno oltre l’economia.
Vi è da dire che non tutti vedono il quadro in maniera così negativa. Un esempio è il CEO di BitFuFu Leo Lu, società di mining con base a Singapore. Secondo Lu, nonostante i dazi, l’energia a buon prezzo e sempre più rinnovabile presente negli States contribuirà a mantenere la competitività. Addirittura, i miner americani potrebbero pure guadagnarci di più.
Scopriremo chi aveva ragione solo con il passare del tempo. Per adesso, la certezza è una: il mining BTC americano sta cambiando e l’intera industria si prepara a una piccola-grande rivoluzione.