OKX: stop alle privacy coin
Di Davide Grammatica
OKX ha annunciato la rimozione di 20 coppie di trading relative a privacy coin, tra cui Monero, Zcash e Dash
Nuovi stop per le privacy coin
L’exchange OKX ha annunciato nelle ultime ore la rimozione di diverse coppie di trading relative a privacy coin, che non potranno quindi più essere scambiate a partire dalla prima settimana di gennaio 2024.
Tra queste, le più famose Monero, Zcash e Dash, che coprono la maggior parte del settore, e che non soddisferebbero più i criteri di quotazione del cex, che a sua volta, per forza di cose, si deve adeguare alle direttive normative degli enti di sorveglianza.
Non a caso, la reazione sui mercati è stata dura, con un -3,45% per Monero (XMR), un -9,58% per Dash (DASH) e un -10,9% per Zcash (ZEC). Il gruppo delle altre coin rimosse comprende invece KSM, FLOW, JST, KNC, ANT, FSN, ZKS, CAPO, CVP e ZEN.
Allo stesso modo, anche i depositi di queste ultime sono stati bloccati, mentre il prelievo sarà sospeso definitivamente il 5 marzo 2024.
La notizia colpisce in profondità tutto il settore, non solo per le implicazioni normative sottostanti (e che potrebbero coinvolgere altri exchange), ma per la quota in termini di volumi gestita da OKX, che con i suoi 60,27 miliardi di dollari nell’ultimo mese gestisce il 7,2% del volume totale del mercato.
Un problema normativo
Ad ora, OKX non ha fornito indicazioni precise sulla motivazione della scelta, ma è facile immaginare sia derivata dalla pressione normativa che pesa sui cex.
Già in passato, per esempio, un’iniziativa del genere era toccata a Binance in Europa, che ha disabilitato il trading per la classe di token suddetta in Francia.
Del resto, le privacy coin sono da sempre state nel mirino delle autorità di regolamentazione, in primo luogo perché, per natura, non consentono di mostrare i dettagli delle transazioni e dei saldi dei wallet, a differenza delle blockchain pubbliche.
Di fatto, quindi, le privacy coin, se da un lato proteggono gli utenti dalla sorveglianza, dall’altro attirano a sé anche attori malintenzionati, in funzione del riciclaggio di denaro o addirittura del finanziamento al terrorismo.
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