Riciclaggio e crypto: nuova inchiesta “globale” contro i grandi CEX
Di Davide Grammatica
L’inchiesta “The Coin Laundry” ha svelato un movimento di riciclaggio internazionale che vede coinvolti direttamente i big della CeFi crypto
L’inchiesta di ICIJ
L’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) ha condiviso in queste ore una nuova inchiesta sui movimenti di denaro illeciti veicolati dai principali exchange crypto resi possibili da lacune normative giudiziarie delle autorità e falle operative delle piattaforme.
È stata ribattezzata “The Coin Laundry”, e racconto come i criminali riescano a combinare attività on-exchange, wallet anonimi e “swapper” cross-chain, rendendo le operazioni difficili da tracciare anche con sistemi avanzati.
Ex dipendenti dei team compliance di grandi piattaforme CeFi avrebbero anche ammesso che è “quasi impossibile tenere il passo” con tecniche sempre più sofisticate di riciclaggio.
Tra i casi più eclatanti è emerso quello di Huione Group, istituto finanziario cambogiano designato come “primary money laundering concern” dal Tesoro USA nel maggio 2024. Le attività di questa realtà sono però proseguite “quasi indisturbate”, e con flussi consistenti di USDT verso gli account dei clienti su alcuni dei maggiori exchange mondiali. In particolare, $408 milioni verso Binance tra luglio 2024 e luglio 2025, e $226 milioni verso OKX tra febbraio e luglio 2025.
ICIJ’s latest investigation The #CoinLaundry is a collaboration of 113 journalists from 38 media partners in 35 countries that exposes how cryptocurrency companies have empowered a shadow economy that lavishly profits from crime.
Here are our findings: pic.twitter.com/TJcTi6t7DZ
— ICIJ (@ICIJorg) November 17, 2025
I cex sotto accusa
Alcuni CEX hanno già risposto alle accuse di essere “rifugi per il riciclaggio”. Tra questi, come riportato da Decrypt, OKX, che ha dichiarato come “questi flussi rappresentano una minima parte dell’attività complessiva”.
Anche KuCoin, allo stesso modo citato nell’indagine in merito a canali crypto-to-cash, ha difeso il proprio approccio sostenendo di operare con “programmi AML/CTF rigorosi e in continua evoluzione”.
Le rivelazioni arrivano mentre i regolatori globali continuano a imporre penali agli exchange, ma faticano a ottenere coordinamento internazionale su enforcement e supervisione.
Secondo Ari Redbord, ex funzionario del Tesoro USA e oggi global head of policy di TRM Labs, gli attori coinvolti sfrutterebbero punti deboli di compliance facendo sembrare i flussi omogenei, ma senza un modello “centralizzato”. Il riciclaggio crypto è infatti definito un fenomeno “di rete”, non un’operazione unitaria.
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