Riscaldare casa con bitcoin? Si può!
Di Gabriele Brambilla
Il mining fa un passo avanti e mira all'efficienza. Oggi si sta sdoganando sempre più un metodo per riscaldare casa con bitcoin: sarà davvero efficace?
Una nuova applicazione per Bitcoin
Riscaldare casa con bitcoin non solo è possibile, ma per alcune persone e aziende è già realtà. La nuova moda viene dagli Stati Uniti, ma potrebbe prendere piede anche altrove.
Il mining crypto richiede tanta potenza computazionale. Con le macchine al lavoro, si genera una quantità di calore che, senza soluzioni alternative, viene sprecata. Ora però esiste un metodo che permette di sfruttare il calore in modo utile, migliorando il rapporto costi-efficienza.
Approfondiamo questa interessante applicazione di Bitcoin.
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Riscaldare casa con bitcoin... cioè?
Riprendiamo da dove avevamo iniziato. Dicevamo che minare criptovalute richiede tanta energia per far girare le attrezzature dedicate. Queste, a loro volta producono parecchio calore. Nella normalità, ci si limita a dissipare l’aria calda e convogliarla verso l’esterno; tuttavia, con l’inverno alle porte per l’emisfero nord, si può fare di meglio.
Oggi esistono soluzioni che permettono di riscaldare casa con bitcoin. Immaginiamoci un’attrezzatura specifica che prende il calore prodotto dagli ASIC e lo indirizza verso l’impianto di riscaldamento. Ovviamente, l’idea funziona alla perfezione se l’impianto è ad aria calda e non può essere sfruttata per i tradizionali radiatori o per il riscaldamento a pavimento. Negli States, il riscaldamento a getto d’aria calda è piuttosto diffuso, quindi il sistema appena descritto si presta alla perfezione.
L’idea è però sfruttabile anche altrove, più in piccolo: il macchinario non convoglierà il calore nell’impianto, ma con un getto d’aria concentrato potrà riscaldare direttamente l’ambiente dove si trova, un po’ come una stufetta a ventola. Posizionando la propria struttura di mining in un luogo tattico della casa, si può quindi beneficiare di un bel tepore “gratuito” (nel prossimo paragrafo discuteremo dei costi). Banalmente, questo si può già fare senza upgrade dedicati: il computer emette calore e scalda, basta scegliere la giusta posizione.
Si stima che il mining di BTC produca annualmente il calore necessario per riscaldare la Finlandia. Perché sprecarlo? Ancora una volta, Bitcoin ha dimostrato di essere perfetta per soluzioni che mettono in contatto la produzione di energia, il valore economico e la potenza computazionale.
Non potendo trasportare il calore altrove, questo sistema si presta bene per i luoghi dove il clima è più rigido. Qui, dagli appartamenti fino alle grandi aziende, c’è la possibilità di studiare soluzioni per riscaldare l’ambiente senza consumare energia extra, abbattendo al tempo stesso i costi.
Approfondisci: la blockchain Bitcoin
Non sprecare l'energia del mining
Il sistema funziona ed è già stato testato. Però, ci sono alcune condizioni da considerare.
Innanzitutto, i costi e lo spreco si riducono solo se si ha la volontà di minare bitcoin. Soddisfatta questa condizione essenziale, la strada è spianata e l’idea si può applicare anche in piccolo.
Il concetto è: se già si fa mining, non sprechiamo il calore e sfruttiamolo per proteggerci dal freddo in inverno. Se non si fa mining, ma si vorrebbe farlo, l’idea funziona comunque. I BTC minati permetteranno di ridurre le spese sul riscaldamento dato l’utilizzo inferiore dell’impianto standard. Il concetto però deve essere sempre “voglio minare bitcoin e sono consapevole dei costi. Il calore riciclato è un plus”.
Infatti, le attrezzature per il mining costano parecchio. Quindi, il “riscaldamento a bitcoin” funziona solo se si ha come obiettivo principale quello di estrarre criptovalute.
L’idea può prestarsi anche a impianti in piccolo, alla vecchia maniera. Minando con le GPU ci si può unire a un pool e ricavare qualche euro extra al mese. Il calore prodotto può aiutare a riscaldare un po’ l’ambiente in cui si trova il computer, ma attenzione: è necessario fare degli attenti calcoli costi/benefici, soprattutto negli Stati in cui l’energia elettrica costa parecchio (vedi l’Italia). Anche in questo caso, l’obiettivo deve essere minare BTC; poi, se possiamo utilizzare il calore prodotto, tanto meglio.
Insomma: è intelligente sfruttare i byproduct di un processo dispendioso come il mining, migliorando nettamente l’efficienza a parità di costi. Dopotutto, se già mino criptovalute, sfruttare il calore prodotto mi costerà giusto l’attrezzatura per convogliarlo (ci sono soluzioni sotto i 1000$). Però, pensare di creare un impianto di mining per riscaldare casa a costo zero è sbagliato: le spese iniziali sono ingenti e potremmo non rientrare mai dall’investimento, soprattutto se la potenza computazionale a disposizione è ridotta.
Ancora una volta, la nostra industria dimostra di saper trasformare qualcosa di negativo o neutrale in un’applicazione ingegnosa e positiva.