La Russia accetterà Bitcoin per il petrolio
Di Davide Grammatica
La Russia accetterà Bitcoin come metodo di pagamento per esportare le proprie risorse energetiche. Lo conferma la Duma
La nuova strategia
Secondo un rapporto della RBC, una tra le più importanti testate del paese, la Russia accetterà Bitcoin per esportare le proprie risorse energetiche. E Pavel Zavalny, presidente del Comitato per l’energia all’interno della Duma (parlamento russo), lo ha confermato, affermando che la Russia permetterà ai paesi “alleati” di pagare il petrolio con la loro valuta, ma anche in criptovalute.
Al contrario, infatti, in paesi “ostili” alla Federazione Russa dovranno pagare le materie prime in rubli od oro.
L’annuncio, ovviamente, arriva sulla scia delle sanzioni internazionali imposte alla Russia, che hanno di fatto limitato l’accesso del paese, nell’ultimo mese, al sistema finanziario globale.
La Federazione ha quindi cercato nuove alternative per far mantenere a galla la propria economia, danneggiata in primo luogo dalla svalutazione della propria valuta. E Bitcoin, in questo senso, rappresenta una possibile soluzione (seppur parziale) per tamponare i danni provocati dalle sanzioni.
Per lo meno, i fondi detenuti in Bitcoin non possono essere sequestrati, come invece è capitato, per esempio, alle riserve auree russe all’estero, sotto sequestro per mano della comunità internazionale.
“Da molto tempo proponiamo alla Cina di ragionare sugli accordi commerciali sfruttando le nostre valute nazionali, il rublo e lo yuan, e vale lo stesso per la Turchia e la loro lira”, ha dichiarato Zavalny. “Questa pratica è normale, e il fondo potrà essere composto da più valute diverse: se c’è disponibilità a scambiare Bitcoin, lo faremo”.
Il contesto
L’obbiettivo numero uno per la Russia, in questo momento, è trovare del sollievo economico per sostenere l’offensiva bellica in Ucraina, ormai in atto da più di un mese, e messa in discussione dalla resistenza ucraina.
Anche per questo, probabilmente, la regolamentazione delle criptovalute in Russia è stata portata avanti in modo ambiguo. Alcuni funzionari di stato ne hanno richiesto la totale abolizione, sia per le attività commerciali, sia di mining, ma le autorità governative più alte, Putin compreso, hanno sostenuto l’uso delle risorse digitali, che a questo punto, a sorpresa, potrebbero addirittura essere legalizzate.
Sull’effettiva efficacia di questa operazione, invece, la partita è ancora da giocare. C’è chi pensa come Bitcoin potrebbe effettivamente permettere alla Russia di evitare le sanzioni, e chi lo esclude, se non per casi poco rilevanti per l’economia dello stato. Ma d’altra parte, Bitcoin ha anche il suo rovescio della medaglia, come testimoniato molto spesso durante questa guerra, avendo permesso diverse raccolte fondi per trasferire ricchezza in Ucraina, per scopi umanitari e per sostenere il conflitto.