La SEC cita in giudizio vari creator di NFT
Di Davide Grammatica
Negli Usa, la SEC denuncia violazioni dei regolamenti da parte di alcuni creator di NFT, sospettati di organizzare STOs (Security Token Offering) non regolamentate
La SEC contro gli NFT
La Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha puntato il dito su alcune dinamiche poco trasparenti relative al mercato degli NFT (non-fungible tokens). Un nuovo capitolo per la linea dura nei confronti dei progetti crypto intrapresa dal presidente Gary Gensler.
E più nello specifico lo fa indagando sulle attività di determinati creator, sospettati di eludere le normative sfruttando gli NFT per organizzare Securities Token Offerings non regolamentate, molto simili alle più famose ICO. In sostanza, dinamiche in cui gli NFT vengono fruttati per raccogliere denaro, come se fossero titoli tradizionali.
È infatti sotto accusa quel fenomeno che vede un NFT venir diviso in più parti (anche detto NFT frazionario), determinando la proprietà collettiva di un singolo bene digitale, sia esso un’opera d’arte o un elemento qualsiasi.
Un NFT, che a differenza di Bitcoin non è una valuta, rischierebbe quindi di essere inquadrato nella categoria delle “securities”, ovvero un “titolo”, o ancora più semplicemente uno strumento finanziario negoziabile, come potrebbe esserlo un’azione di una società o un’obbligazione di un governo.
Cosa dicono le indagini
Secondo il rapporto di Bloomberg, sono già vari mesi che la SEC ha intrapreso le indagini in questo senso, citando in giudizio vari creators ed exchange, che dovranno quindi fornire maggiori informazioni in merito.
Il commissario della SEC Hester Peirce, già alla fine del 2021, aveva preannunciato un intervento, avvertendo l’Autorità che avrebbe iniziato un’indagine sulle attività sospette riguardanti gli NFT.
“Data l’ampiezza del panorama NFT, alcuni ambiti potrebbero rientrare nella nostra giurisdizione”, aveva dichiarato il commissario, anche nota come “Crypto Mom”, per alcuni precedenti. “Le persone devono prestare attenzione a potenziali campi d’azione in cui gli NFT potrebbero imbattersi col regime di regolamentazione dei titoli”.
Che gli NFT possano essere associati a “titoli”, tuttavia, è tutto da dimostrare. In primo luogo perché questi sono strumenti finanziari “fungibili” per antonomasia, in secondo perché la loro definizione (ovvero ciò che determina uno strumento dal valore finanziario) deriva da una decisione della Corte Suprema degli Usa nel 1946, quando ovviamente non si poteva avere coscienza di cosa fosse un non-fungible-token.
E da parte del settore NFT, l’opinione della community, generalmente, è quella di sostenere una netta separazione delle normative dei mercati azionari da quelli delle criptovalte.
L’impressione, tuttavia, è che la SEC noti delle similitudini rilevanti tra queste vendite di NFT frammentati e le ICO, come se fossero considerati titoli non registrati. E, avendo già espresso la sua linea dura nei confronti delle Initial Coin Offering tra il 2017 e il 2018 (trattate ancora oggi come servizi finanziari e quindi ultra-regolamentate), le prospettive sembrano andare verso nuove normative.
"Le persone devono prestare attenzione a potenziali campi d’azione in cui gli NFT potrebbero imbattersi col regime di regolamentazione dei titoli"