Segnali di “altcoin season”: ecco come sfruttare il ciclo

Di Davide Grammatica

L’altcoin season è il nirvana di ogni investitore crypto, ma per affrontarlo al meglio bisogna conoscerne le regole

Segnali di “altcoin season”: ecco come sfruttare il ciclo

I primi segnali della alt season

Non esiste al mondo investitore crypto che non abbia sentito almeno una volta il termine altcoin season. Al contrario, per molti potrebbe essere la ragione per cui ci si è approcciati la prima volta al settore. È quel momento magico in cui ogni asset viaggia al rialzo in traiettoria iperbolica, dai L2 ai cex token, passando per le memecoin. Ma per sfruttarne al meglio le potenzialità occorre conoscere le regole del ciclo, iniziando dalle basi.

Potremmo dire che la altcoin season si basa su un unico fattore fondamentale, ovvero la rotazione della liquidità. Tutto ciò vale in realtà per qualsiasi momento del mercato, e per questo rappresenta la vera chiave per capire “dove stiamo andando”. O, in altre parole, dove andrà il denaro.

La Bitcoin dominance

Iniziamo dall’indicatore “madre”, ovvero la Bitcoin dominance (BTC.D). È la misura della quota di mercato relativa a BTC rispetto al resto del settore. Quando sale, la maggior parte della liquidità fluisce sulla prima criptovaluta, e segnala spesso la fase iniziale di un bull market. È anche il momento in cui i capitali (nell’ultimo anno specialmente quelli istituzionali) cercano un rifugio e la solidità necessaria prima di esporsi ad asset più rischiosi.

Al contrario, quando BTC.D cala, le cose si fanno più interessanti, indicando potenzialmente un passaggio critico, ovvero la rotazione della liquidità verso le altcoin.

Il ciclo segue passaggi quasi “matematici”. Si inizia da una Bitcoin Season, in cui il capitale si rifugia nell’asset più stabile e “liquido”, si passa per la Ethereum Season, quando entra in gioco la narrazione della “fiducia alternativa”, la fase delle Large-Cap Altcoins, in cui la volatilità aumenta, ma il rischio è ancora gestibile, e infine alla alt-seaosn (full risk-on), in cui la liquidità si riversa in progetti a bassa capitalizzazione, dove i guadagni (come le perdite) possono essere estremi.

In questi giorni la BTC.D ha testato un livello di resistenza chiave, e lo ha fatto con divergenze ribassiste su più timeframe. Sembra il tipo di configurazione che, storicamente, ha preceduto le fasi più aggressive della rotazione verso le alt.

Le alt hanno già registrato un’esplosione dei prezzi (pur “corretta” negli ultimi due giorni), e non sembra per nulla casuale.

Ma attenzione, perché capire come si muove la dominance non dipende solo dall’analisi tecnica, ma anche dall’analisi comportamentale. È capire cosa faranno i big player prima che lo capiscano le masse.

La situazione di oggi

La vera altcoin-season non è ancora arrivata. Quello che abbiamo visto questa settimana sembra solo un preludio. I capitali stanno ancora entrando nel mercato con gli ETF, e il momentum “macro” gioca a favore delle strategie più rischiose.

Il meglio deve ancora venire insomma, e non si potrà essere impreparati. Certo, nessuno può prevedere il top o il bottom perfetto, ma chi studia la rotazione della liquidità, chi legge la dominance, ha già un vantaggio strategico sul mercato.

Il fattore ETF

A partecipare a questa “rotazione” sono principalmente i flussi derivati dagli ETF. Nel secondo trimestre 2025, gli ETF spot Ethereum hanno registrato afflussi netti per $6,2 miliardi, superando i $2,2 miliardi di Bitcoin. Questa è la prima vera rotazione di capitale sostenuta dal principale asset crypto verso le altcoin in oltre due anni, per un trend alimentato anche da venti macroeconomici favorevoli e maggiore chiarezza normativa.

Sebbene gli ETF su Bitcoin abbiano costantemente attratto capitali, la loro quota sull’attività totale degli ETP crypto è scesa al 50% a giugno rispetto al 65% di inizio 2025. Ethereum, nel frattempo, ha assorbito il 50% dei flussi, con l’ETF ETHA di BlackRock e quelli di Fidelity a guidare la corsa.

Questo cambiamento richiama i pattern osservati nella “alt season” del 2021, quando l’ecosistema di smart contract di Ethereum e le innovazioni Layer-2 superarono la narrativa di Bitcoin in quanto “riserva di valore”.

Non si tratta di una rotazione speculativa: a guidarla sono gli istituzionali. Oltre 273 società quotate detengono ora Bitcoin nei propri bilanci, ma è l’adozione di Ethereum che sta accelerando maggiormente. BlackRock ha segnalato afflussi per $14,1 miliardi in asset digitali nel Q2, con il 40% destinato a prodotti basati su Ethereum.

Questo riflette un ribilanciamento più ampio: le istituzioni si stanno diversificando verso asset crypto a maggiore rischio, dato che la performance di Bitcoin, rimasta “stabile” negli ultimi 12 mesi, ha ridotto la sua efficacia come “hedge contro l’incertezza”.

"Oltre 273 società quotate detengono ora Bitcoin nei propri bilanci, ma è l’adozione di Ethereum che sta accelerando maggiormente"

Nuovi catalizzatori macroeconomici in arrivo

La svolta di politica monetaria annunciata dalla Federal Reserve a giugno 2025, che prevede tagli dei tassi nella seconda metà dell’anno, ha rafforzato il sentiment “risk-on”. Bitcoin, storicamente correlato agli indici azionari, si trova ora in competizione con Ethereum come veicolo di liquidità.

Tassi più bassi rendono inoltre più attraenti le applicazioni di Ethereum che generano rendimento, come lo staking.

L’inflazione resta la più grande incognita. Quella relativa ai servizi, unit alle tensioni geopolitiche (come la guerra commerciale USA-Cina) hanno spinto gli investitori verso le infrastrutture scalabili e gli ecosistemi DeFi di Ethereum.

Vantaggi normativi: chiarezza e leggi

Anche gli sviluppi normativi hanno accelerato questa rotazione. L’approvazione del GENIUS Act da parte del Congresso Usa ha introdotto un quadro normativo chiaro per la custodia e l’approvazione degli ETF crypto, riducendo il rischio normativo per gli investitori istituzionali.

L’aggiornamento Pectra di Ethereum, lanciato a maggio 2025 in mezzo a questo processo, ha ulteriormente rafforzato l’attrattiva istituzionale della rete. Ha ridotto le fee del Layer 1 e aumentato l’efficienza, in linea con le richieste di scalabilità e usabilità delle istituzioni.

ETF, ETH e altcoin

Bitcoin resta una riserva di valore digitale, ma la sua volatilità e i casi d’uso limitati stanno spingendo le istituzioni verso il modello più orientato all’utilità di Ethereum. Gli ETF su Ethereum detengono ora 10,6 miliardi di dollari in AuM, con il Grayscale ETHE in testa con 4,75 miliardi. Gli ETF sulle altcoin, ancora in fase embrionale, stanno guadagnando però molta attenzione: nel Q2 sono stati lanciati 18 nuovi prodotti su Ethereum, contro soli 5 su Bitcoin.

Gli investitori dovrebbero considerare gli ETF su Ethereum come componente centrale di un portafoglio crypto diversificato. Per chi tollera un rischio più elevato, gli ETF su altcoin focalizzati su progetti con forte attività di sviluppo e applicazioni reali offrono un potenziale di rendimento asimmetrico. 


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