È SMACCO per Trump sul canale di Panama
Di Gabriele Brambilla
Una beffa per Trump in quel di Panama: le ferrovie del celebre canale passano nelle mani dei danesi!

Ahi ahi: piccolo smacco per Trump
Arriva un piccolo ma significativo smacco per gli Stati Uniti e il presidente Trump: la Panama Canal Railway Company finisce nelle mani del colosso danese Møller-Maersk. Tutto ciò che nel periodo in cui la Casa Bianca continua a rimarcare le proprie mire espansionistiche sulla Groenlandia, nonché gli interessi proprio sul canale di Panama. Un bel gioco del destino che fa certamente sorridere.
Vediamo quindi cos’è successo più nel dettaglio e capiamo perché il canale di Panama e la Groenlandia sono così importanti per gli States.
Indice
La vicenda della Panama Canal Railway
L’acquisizione della Panama Canal Railway Company da parte del colosso danese A.P. Møller-Maersk rappresenta non solo un’importante mossa strategica nel settore dei trasporti marittimi ma, come anticipavamo, anche un sottile smacco per gli Stati Uniti e il presidente Donald Trump. Il motivo? Beh, l’acquirente è una società con sede in Danimarca, Paese che ha recentemente respinto le mire espansionistiche statunitensi sulla Groenlandia, territorio autonomo del Regno del paese nordico.
La Panama Canal Railway Company gestisce una linea ferroviaria di circa 77 km che collega i porti di Balboa, sul Pacifico, e Colón, sul Mar dei Caraibi, offrendo un’alternativa al transito attraverso il canale di Panama. Ciò è particolarmente utile durante i periodi di siccità, sempre più frequenti, che limitano il traffico navale.
Nel dettaglio, l’acquisizione è avvenuta da parte di APM Terminals, divisione di Maersk. In veste di venditore vi erano Lanco Group e Canadian Pacific Kansas City. Le cifre dell’affare non sono al momento note; Panama Canal Railway ha fatturato 77 milioni di dollari nel 2024, curiosamente 1 milione per ciascun kilometro di ferrovia.
Questo passaggio di proprietà avviene in un contesto in cui gli Stati Uniti cercano di riaffermare la loro influenza nella regione, preoccupati per gli investimenti cinesi e desiderosi di mantenere il controllo su infrastrutture strategiche come il canale di Panama. La vendita della ferrovia a un’entità danese rappresenta quindi una sorta di beffa per gli sforzi statunitensi.
Due cifre chiave: circa il 5/6% del traffico marittimo mondiale passa dal canale. Il 70% delle imbarcazioni provengono da o sono dirette verso porti statunitensi.

L'importanza del Canale di Panama
Come dicevamo in chiusura del precedente paragrafo, il Canale di Panama è una delle vie di navigazione più trafficate al mondo, che gestisce circa il 5/6% del commercio marittimo globale.
Inaugurato nel 1914 dopo 10 anni di lavori, il canale collega l’Oceano Atlantico con l’Oceano Pacifico, riducendo significativamente i tempi e i costi di trasporto per le navi che altrimenti dovrebbero circumnavigare il Sud America.
Ogni anno, oltre 14.000 imbarcazioni transitano attraverso questo corridoio, rendendolo una delle rotte commerciali più strategiche del pianeta. La sua gestione e il controllo sono stati spesso al centro di dispute geopolitiche, data la sua importanza cruciale per le economie di molti paesi. Gli Stati Uniti hanno mantenuto il controllo sul canale fino al 2000, consegnandolo poi allo Stato di Panama, che è divenuto anche responsabile della sua difesa (in precedenza il compito spettava agli USA).
Il canale di Panama è però in difficoltà a causa dei cambiamenti climatici: la siccità mette infatti in difficoltà il funzionamento del canale stesso, che si basa su bacini appositamente costruiti per superare il dislivello naturale che lo contraddistingue.
La questione Groenlandia
Per completezza, spostiamoci in un luogo molto distante da Panama (e decisamente più freddo), ma che è nella lista dei desideri americani: la Groenlandia, grande isola artica facente parte del Regno di Danimarca.
Nel 2019, durante il primo mandato, Donald Trump manifestò interesse nell’acquistare la Groenlandia, descrivendo l’operazione come un’importante mossa strategica e un “grande affare immobiliare”. Tuttavia, sia il governo danese che quello groenlandese respinsero fermamente l’idea, sottolineando che il Paese non era in vendita. In risposta al rifiuto, Trump annullò una visita di Stato in Danimarca, suscitando perplessità e tensioni diplomatiche tra i due Paesi.
Nonostante l’interesse americano verso la Groenlandia restò vivo, la vicenda sembrò finire lì. Con la nuova presidenza Trump è però tornata prepotentemente di moda.
Il governo americano ha rinnovato le richieste per un’acquisizione del territorio, spingendosi però oltre rispetto al passato: non si esclude infatti l’uso della forza per raggiungere l’obiettivo. Chiaramente, queste dichiarazioni hanno incontrato una forte opposizione sia da parte delle autorità groenlandesi che di quelle danesi.
In risposta alle pressioni statunitensi, la prima ministra danese Mette Frederiksen ha visitato la Groenlandia per rafforzare l’unità del Regno e sottolineare che l’isola appartiene ai suoi abitanti. Nel frattempo, il vicepresidente Vance, accompagnato da altri personaggi di spicco del governo, ha visitato la base militare americana di Pituffik, sita nel nord-ovest dell’isola.
Le tensioni si accumulano, ma la Danimarca per ora resta ben ferma sulla sua posizione.