Solend: quando una DAO blocca il wallet a una whale
Di Davide Grammatica
La piattaforma di lending Solend ha deciso nelle ultime ore di esprimere un voto senza precedenti: decidere se prendere il controllo o meno di un wallet di un utente.
Il caso
Tra le applicazioni costruite nell’ecosistema Solana, Solend rientra sicuramente tra le piattaforme di lending più importanti. E non è quindi di poco conto la sua decisione di organizzare un voto tra i possessori del token di governance per decidere se prendere il controllo o meno di un wallet di un utente.
Più nello specifico, i fondi di una “whale” con una posizione alquanto consistente sulla piattaforma, ed estremamente vicina a una liquidazione. Conti alla mano, si parla 5,7 milioni di SOL, una quota maggioritaria dei depositi del pool.
Non si sta parlando quindi di un utente tipico, ma di un attore in grado di procurare un danno irreparabile alla piattaforma, con una posizione ormai sull’orlo della liquidazione. Ai 5,7 milioni di SOL depositati, infatti, sono seguiti circa 108 milioni di dollari di prestito in stablecoin, e con un prezzo di liquidazione a 22,30 dollari per SOL.
Il voto di governance è senza precedenti, e garantirà a Solend Labs dei “poteri di emergenza”, per liquidare i beni vulnerabili della whale. Questo sarà poi fatto tramite un servizio OTC (Over the Counter), e consentirà di evitare ciò che è stato definito “un vero e proprio caos” in tutto il sietema DeFi Solana.
La proposta, soprannominata “SLND1: Mitigate Risk From Whale”, per come è stata concepita, consiste nella richiesta da parte di Solend di emanare degli “special margin requirements” nei confronti di whale che possano toccare almeno il 20% dei prestiti, concedendo così alla piattaforma gli strumenti per rilevare temporaneamente i fondi relativi. E in modo tale da risolvere la liquidazione su un mercato non regolamentato.
I possessori del token Solend che hanno partecipato hanno votato sì per il 97,5%, ma con il quorum dell’1% superato in senso affermativo solo per lo 0,13%. E con un wallet che, guarda caso, ha votato “sì” con un peso di voto dell’1,01%.
Il contesto
La vicenda, che si va aggiungere alle criticità della volatilità delle criptovalute e a tutto ciò che sta causando, mette in crisi il settore anche dal punto di vista della decentralizzazione, con una DAO (decentralized autonomous organization), che non sembra così “autonoma” come si sarebbe potuto pensare.
La discussione è aperta, e sui social è già arrivato il contraccolpo, con argomenti che mettono in cattiva luce l’immagine complessiva della DeFi. La presa del controllo del wallet da parte di Solend, secondo molti, potrebbe infatti compromettere i principi base della DeFi, oltre ovviamente a generare dubbi sulla capacità di Solend di gestire il proprio debito.
Ma del resto, sono ormai settimane che le molteplici crepe nell’ecosistema crypto iniziano a rivelarsi attraverso decisioni affrettate, forzate o manipolate. Dal caso Terra, passando ai licenziamenti nelle realtà CeFi più importanti, fino a questo episodio, la cultura del decentramento non è certo tutelata, attirando invece le critiche per l’intero settore crypto.