Tasse Bitcoin: in Francia la nuova imposta sulle plusvalenze non realizzate
Di Davide Grammatica
Non solo in Italia montano le polemiche intorno alle normative crypto: in Francia si rischia una tassazione Bitcoin anche sulle rendite non realizzate
Le polemiche in Francia sulla nuova manovra fiscale
Quando si pensava di avere ormai ottenuto in Italia il premio per l’aliquota più alta (e stramba) in Europa in relazione alla tassazione crypto, con la proposta dell’aumento al 42% nell’ultimo ddl di bilancio, la Francia prova a superare da destra.
Proprio in queste ore sta infatti montando a Parigi una feroce polemica sulla proposta di aumento della flat tax (il “prélèvement forfaitaire unique”) dal 30% al 33%, per uno scenario ancora peggiore per le criptovalute, che in questa operazione finirebbero per essere inquadrate come “fortune improductive”.
Nello specifico, rientrerebbero in una categoria di asset descritta come “patrimonio improduttivo”, insieme a seconde case o beni di lusso come gioielli, yacht o jet privati. E per questo Bitcoin rischierebbe di essere tassato a prescindere dalla realizzazione dei profitti.
JUST IN: 🇫🇷 France to tax #Bitcoin unrealised capital gains. pic.twitter.com/8zsehL05f4
— Bitcoin Archive (@BTC_Archive) December 3, 2024
Bitcoin bene di lusso?
La proposta viene dalla senatrice Sylvie Vermeillet, ed è stata accolta dal ministro delle finanze Laurent Saint-Martin, per cui esentare Bitcoin da questa iniziativa nei confronti dei beni di lusso sarebbe “ingiusto”.
Il problema, esattamente come successo in Italia, è che l’operazione creerebbe condizioni totalmente impari tra asset tradizionali e digitali. I primi rimarrebbero inviolati, mentre per le criptovalute toccherebbe una nuova tassazione.
Di conseguenza, le implicazioni potrebbero cambiare sensibilmente strategie di investimento e dinamiche di mercato nel paese, con un ampio impatto sul panorama finanziario più allargato.
Negli Usa, l’avvento del secondo Trump sembra aver creato prospettive decisamente rosee per l’industria crypto, soprattutto dal punto di vista normativo. Evidentemente, in Europa l’approccio della classe politica alle criptovalute è ancora diverso.
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