Tasse crypto: altro che 42%… l’aliquota VERA è del 12,5%
Di Davide Grammatica
L’aliquota attuale sui profitti derivati da attività crypto in Italia sarebbe del 12,5% (e non del 26%). Si prevede un’ondata di rimborsi
La falla nella normativa italiana
Nel mezzo delle discussioni intorno alla Legge di bilancio 2025 in Parlamento, e quindi del dibattito intorno all’aliquota del 42% imponibile alle plusvalenze da attività crypto, potremmo assistere in queste ore a un incredibile colpo di scena.
Lo scoop arriva da Stefano Capaccioli, commercialista esperto di asset finanziari in ambito tributario, che avrebbe constatato come, date le modifiche della Legge di bilancio 2022 alla tassazione sulle cripto-attività, l’aliquota da applicare in passato sarebbe dovuta essere del 12,5%. Questa sarebbe un aliquota standard prevista in passato, la cui origine si ravvisa in una normativa del 1997.
Il processo di introduzione della nuova tassa sulle crypto, consiste, nello specifico, nella modifica all’articolo 5 comma 2 Dlgs 461/1997 tramite lettera c-sexies all’art. 67 del Tuir. Tuttavia, come si legge dall’analisi di Capaccioli, “l’attuale aliquota sarebbe dovuta essere al 12,5%, e non al 26%, poiché l’art. 5 comma 2 della DL 66/2014 è relativo ai redditi diversi di cui all’articolo 67, comma 1, lettere da c-bis a c-quinquies, con conseguente esclusione della lettera c-sexies relativa alle criptoattività”.
Le conseguenze sulla nuova tassa
Il fatto che gli investitori crypto siano sostanzialmente stati obbligati a sfruttare dei software per riuscire a monitorare le loro attività (e quindi versare un’imposta corretta) ha portato tutti quanti a pagare in passato l’aliquota del 26%. Conseguentemente, oggi tutti quanti potrebbero paradossalmente richiedere un rimborso all’AdE. Del resto, non poteva essere altrimenti dati modelli delle dichiarazioni dei redditi, istruzioni dell’AdE e software di controllo che, tutti, imponevano l’aliquota del 26%.
Se fosse corretto, ciò rappresenterebbe un’opportunità di rimborso di circa il 50% (il 13,5% in meno dell’aliquota precedente) sulle tasse già pagate gli anni passati, andando in pratica ad “annullare” le modifiche introdotte nello scorso ddl di Bilancio del 2022.
Non è da escludere (anzi è verosimile), di certo, che il nuovo ddl di Bilancio 2025 possa coprire gli errori e i buchi normativi del passato, e quindi occorre ancora monitorare da vicino gli sviluppi relativi alla nuova aliquota proposta al 42%. Tuttavia, nel mentre, tutti gli investitori potrebbero già procedere a richiedere i rimborsi.
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