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Titoli di Stato: rendimento costante e "sicuro"
Di Gabriele Brambilla
I Titoli di Stato sono delle obbligazioni emesse da un Paese, che solitamente garantiscono gli interessi più sicuri della categoria
Investire su un Paese
Cosa sono i Titoli di Stato? Meglio italiano o tedesco? Quali sono i rendimenti?
Andiamo a scoprire questi diffusi prodotti di investimento, utili per differenziare il portafoglio e preservare il capitale, generando al contempo una rendita anche interessante.
Indice
Titoli di Stato: che cosa sono
Se hai letto il nostro articolo sulle obbligazioni saprai già che cosa sono questi asset. Infatti, i Titoli di Stato sono proprio delle obbligazioni emesse da un’entità di un Paese. Ad esempio, i noti BTP italiani provengono dal Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Lo scopo di un Titolo di Stato è il medesimo di una qualsiasi obbligazione: raccogliere capitali da utilizzare per finanziare opere pubbliche e interventi di varia natura. Vi è però da dire che, dato l’enorme debito pubblico accumulato da diversi Paesi, i Titoli hanno ormai come obiettivo quello di coprire parte del debito stesso.
Anche il risparmiatore che decide di investire in questo mercato ha il solito scopo: generare un certo rendimento. Il punto di forza delle “obbligazioni dello Stato” sta nei minori rischi rispetto a quelli presenti con delle obbligazioni standard.
Per dovere di cronaca dobbiamo però mettere in guardia. È vero, i Titoli di Stato sono generalmente più sicuri e affidabili, ma potrebbero esserci comunque episodi critici che andrebbero a minare il capitale investito. Per questo motivo, ciascun Paese viene classificato da svariate agenzie specializzate; migliore è il punteggio assegnato, superiore sarà la sicurezza dei prodotti proposti dal Paese stesso. Ad esempio, i Bund tedeschi sono decisamente più sicuri dei BTP italiani, perché il nostro Stato versa in condizioni economiche più delicate rispetto a quelle della Germania.
Come in ogni investimento, è il risparmiatore a dover mettere sulla bilancia rischi e benefici, arrivando alla decisione più adatta alle sue specifiche esigenze.
Il funzionamento dei Titoli è simile a quello delle obbligazioni: l’investitore versa del capitale che sarà poi rimborsato alla scadenza. Gli interessi maturati giungono a scadenze regolari, oppure al rimborso del capitale.
Chi emette i Titoli di Stato?
Come dicevamo nel paragrafo precedente, i Titoli di Stato provengono da un’entità statale che ha il mandato per procedere. Solitamente si tratta di un dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma ciò può variare in base al Paese.
Quali sono i Titoli di Stato che rendono di più?
Anche negli investimenti in Titoli di Stato vige la regola “maggiori rischi, maggiori rendimenti”.
Un Titolo emesso da un Paese considerato molto stabile, salvo particolari casi, non offrirà un ritorno economico esaltante. Il risparmiatore che opta per un prodotto del genere lo fa più per preservare il capitale, puntando magari a investimenti piuttosto lunghi per massimizzare il guadagno.
Titoli di Stato dagli interessi superiori portano più pericoli. La motivazione è semplice: per invogliare gli investitori ad acquistare il Titolo, l’emittente dovrà per forza di cose proporre un rendimento allettante. Se così non fosse, il prodotto non andrebbe a generare le entrate desiderate e mancherebbe l’obiettivo prefissato. È per questo che a volte si trovano Titoli dalle rendite molto buone provenienti da Stati instabili: i rischi sono elevati e nessuno li comprerebbe senza un possibile alto guadagno.
Se ti poni la domanda “quanto valgono i Titoli di Stato?” sappi che puoi consultare in qualsiasi momento i tanti portali economici online, oppure andare direttamente alla fonte sui siti ministeriali o governativi. Qui troverai tutte le informazioni utili e i rendimenti di ciascun prodotto. Consiglio: farsi supportare da un esperto diventa essenziale per evitare rischi inutili o errori di valutazione.
I Titoli di Stato italiani
Il nostro Paese offre ai risparmiatori diversi prodotti su cui è possibile investire.
I BTP sono tra i Titoli di Stato italiani più famosi e scambiati, molto apprezzati dal pubblico. In base al BTP scelto (BTP Italia, BTP Valore e BTP Futura) si può optare per una durata dai 4 ai 12 anni, con cedole fisse o variabili, pagate ogni tre o sei mesi.
I BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) sono un altro prodotto gettonato. Disponibili con scadenze dai tre ai 12 mesi, si caratterizzano per l’assenza delle cedole. Il rendimento è dato dallo scarto di emissione, ossia la differenza tra il valore nominale del BOT e il prezzo di emissione (che è più basso).
Tra gli altri prodotti menzioniamo i CTZ (Certificato del Tesoro Zero-Coupon), durata di due anni e senza cedole, e i Buoni del Tesoro Poliennali, che possono arrivare anche a cinquant’anni di durata, con cedole semestrali.
Tassazione Titoli di Stato
Vediamo come funziona la tassazione dei Titoli di Stato in Italia.
Il numero da tenere in mente è 12,5%, che corrisponde all’aliquota applicata alle persone fisiche. Essa è valida sia per i Titoli di Stato italiani, come BTP e BOT, sia per quelli dei Paesi inseriti nella whitelist (come Francia, Germania e Stati Uniti). L’aliquota sale al 26% per i Titoli di Stati non presenti nella whitelist.
Se il prodotto genera degli interessi a cadenza regolare, come le cedole, l’imposta cade sia su di essi che sulle eventuali plusvalenze generate dalla vendita. Se invece il prodotto non prevede la cedola, l’aliquota andrà a “colpire” solo il capital gain.
Secondo la legge italiana, è l’intermediario (banca o broker) a cui ci appoggiamo che provvede ad applicare la ritenuta alla fonte.
Restando nel mondo dei BTP, troviamo anche dei vantaggi interessanti tra cui l’esenzione dal calcolo ISEE (per somme fino ai 50.000€) e nessuna imposta di successione.
"La tassazione agevolata al 12,5% spinge molti risparmiatori a investire su questi prodotti"
Conclusioni
Concludiamo questa panoramica con alcune informazioni utili e note.
Innanzitutto, il rendimento dei Titoli di Stato europei (e non) può essere seguito sui tanti portali economici e finanziari. È sufficiente una ricerca Google per trovare ciò che si cerca senza alcuna difficoltà.
Secondo punto, raccomandiamo massima attenzione ai rischi, presenti anche se certamente inferiori rispetto ad altri asset.
Infine, si dovrebbe scegliere un intermediario che offra una buona gamma di prodotti e commissioni contenute. Non bisogna mai sottovalutare questo aspetto perché l’impatto finale dei costi potrebbe essere significativo. Via quindi a un confronto tra banche e broker, così da poter prendere la miglior decisione possibile, ritagliata sulle necessità personali.
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Grazie per averci letto, alla prossima!