Trump ha firmato: lo shutdown è finito
Di Gabriele Brambilla
Lo shutdown americano si conclude dopo ben 43 giorni. Decisivi il voto della Camera dei Rappresentanti e la firma del presidente Trump
Lo shutdown è finito
43 giorni per entrare nella storia come il periodo di stop più lungo in assoluto per distacco; ora però possiamo finalmente rilassarci: lo shutdown è finito.
Ci sono voluti tanti giorni di lavoro e compromessi, ma questa settimana l’ottimismo era nell’aria. Dopo il voto positivo del Congresso (con numeri esigui), la palla era passata alla Camera dei Rappresentanti. Qui, nella nottata di ieri, ha prevalso il “sì” per 222 a 209 voti.
Dopodiché, l’ultimo passaggio consisteva nella firma del presidente Trump, che non ha ovviamente posto alcun veto. La Casa Bianca può tornare al lavoro, ma soprattutto possono farlo le centinaia di migliaia di persone impiegate nelle varie attività federali che erano rimaste ferme data la mancanza di fondi.
Come sappiamo bene, lo shutdown ha preso forma per la mancanza di supporto dei democratici al nuovo funding bill. Non si è trattato di un capriccio: i Dem volevano che il bill includesse il prolungamento dei crediti sulle tasse previsto dall’Affordable Care Act (scadranno il prossimo mese). I repubblicani non volevano invece inserire a budget questa spesa.
Il tira e molla si è concluso con la firma di questo accordo che, oltre a mettere fine allo shutdown, prevede la promessa repubblicana di discutere immediatamente proprio dell’Affordable Care Act. Alcuni esponenti Dem, come Bernie Sanders e Chuck Schumer, hanno speso parole negative a riguardo. Altri (pochi) hanno preferito guardare il bicchiere mezzo pieno: i repubblicani non avrebbero trattato sotto shutdown; ora che la pratica è archiviata, si può discutere.
Donald Trump si è detto soddisfatto del risultato e ha attaccato i democratici, scaricando loro tutte le responsabilità. In ogni caso, il presidente non ha risposto a domande o rilasciato dichiarazioni strutturate.
Cosa resta dello shutdown
Difficile quantificare di preciso quanto è costato lo shutdown in questo momento. Secondo le stime, il costo potrebbe aggirarsi sui 17/18 miliardi di dollari.
Centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici federali sono rimasti senza stipendio durante questo periodo. Considerando che gli americani non sono un popolo di risparmiatori, possiamo immaginare quante difficoltà abbiano dovuto superare.
Questo mese e mezzo ha creato problemi di ogni tipo, non solo economici: voli cancellati o in ritardo, assenza di dati statistici macroeconomici (la Fed lo sa bene), servizi vari in operatività ridotta o del tutto assente.
Nel calderone erano finiti anche i food stamp del programma SNAP, che contribuiscono a sfamare oltre 40 milioni di persone. La Casa Bianca avrebbe voluto bloccarli con la giustificazione della mancanza di fondi dato lo shutdown, ma era in corso uno scontro legale con inclusa anche la Corte Suprema.
La fine dello shutdown è quindi positiva, ma possiamo al tempo stesso comprendere le valide motivazioni alla base dell’inizio.
Spostandoci sui mercati, borse asiatiche positive dopo la news, ma le performance restano comunque contenute. Aprono bene anche le piazze europee salvo Londra, impegnata a pensare ai dati economici che mostrano una crescita pressoché assente.
Criptovalute prudenti ma complessivamente in risalita (dipende però dalla coin/token).