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Trump-Xi: com'è andato l'incontro?

Di Gabriele Brambilla

Trump e Xi si sono finalmente incontrati in Corea del Sud. Ecco com'è andata

Trump-Xi: com'è andato l'incontro?

Incontro Trump-Xi in piena tensione

L’incontro Trump-Xi in Corea del Sud era attesissimo e avvolto in un clima di tensione massima tra i due Stati.

L’annata per le relazioni USA-Cina è stata finora impegnativa, con un continuo batti e ribatti di dazi, minacce e ban parziali o totali. Da un lato, la Cina ha leve importanti tra le mani, prima tra tutte la possibilità di limitare o vietare l’esportazione di terre rare negli States. Anche gli USA dispongono di forza, potendo tagliare fuori la Cina dalle esportazioni di alcuni prodotti chiave, come i chip Nvidia.

Giusto questo mese si era consumato l’ultimo capitolo della saga, con la Cina a stringere l’export di alcuni prodotti e gli States a minacciare il ban alle esportazioni di software.

Con questi presupposti, i due presidenti si sono avvicinati all’incontro mossi da motivazioni differenti. Per Trump era fondamentale mettere le mani sulle terre rare, ma anche riaprire i canali per l’esportazione dei prodotti agricoli americani in Cina (soia su tutti). Xi cercava invece di ridurre i dazi, assicurarsi alcuni prodotti (come i chip) e, non da ultimo, ottenere il riconoscimento della posizione cinese sulla scena globale.

Il meeting è andato piuttosto bene ed entrambi i presidenti hanno giocato sul terreno della diplomazia, con dichiarazioni di intenti positivi, apprezzamenti e messaggi distensivi. Secondo Xi è normale che le due superpotenze abbiano le loro frizioni, mentre Trump ha voluto esaltare gli ottimi rapporti che ha con la sua controparte cinese.

Scendiamo nel concreto e vediamo quali sono stati i risultati.

Dal Fentanyl ai chip Nvidia

Partiamo dall’esportazione di fentanyl. Gli Stati Uniti hanno immediatamente ridotto dal 20% al 10% i dazi di importazione, uno dei punti importanti in agenda. In cambio, i cinesi si impegneranno al massimo delle forze per contrastare il fenomeno di questa droga che spopola negli States e miete tantissime vittime.

A distanza di mesi dall’ultimo carico, la Cina ha poi riaperto l’importazione di soia americana. Parliamo di un mercato dal valore di miliardi di dollari, fondamentale per gli agricoltori a stelle e strisce.

Si è parlato anche di TikTok. Cina e Stati Uniti lavoreranno insieme per trovare una soluzione al caso; tuttavia, non c’è alcun accordo e servirà ulteriore tempo per mettere la parola “fine” alla vicenda.

Molto bene le terre rare. La Cina ha messo in pausa per un anno i sistemi di controllo alle esportazioni; restano comunque in vigore quelli messi in atto ad aprile di quest’anno. In cambio, gli USA hanno posto un meccanismo simile sulle misure che inserivano in blacklist le compagnie sul suolo americano di proprietà maggioritaria cinese. Ogni anno le parti si siederanno al tavolo e discuteranno i termini di questi accordi.

Ritardate di un anno anche le fee sulle navi americane e cinesi che attraccano nei porti dell’altro Paese. Un’altra buona notizia che rende più agevoli gli scambi commerciali tra le due potenze.

Irrisolta invece la questione Nvidia e microchip, di cui ha parlato Donald Trump. Il presidente ha spiegato che se n’è discusso molto e che la Cina parlerà con Nvidia (e altri). Trump ha però specificato che i chip Blackwell (i più avanzati) non sono stati parte della discussione.

Gli attriti USA-Cina restano

L’incontro tra i due presidenti è andato molto bene considerando il punto di partenza. In ogni caso, restano però irrisolti degli aspetti fondamentali nella rivalità USA-Cina.

Non dobbiamo stupirci se i due Paesi sono effettivamente dei competitor sulla scena globale. Si tratta infatti di due superpotenze che per forza di cose finiscono a mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda, non c’è via di scampo da ciò.

Grandi tematiche come il controllo e lo sviluppo della tecnologia, il commercio internazionale, l’influenza sulle aree di interesse e la potenza militare sono fonte di frizioni che continueranno a esistere nel tempo.

Ad esempio, nell’incontro non si è parlato di Taiwan. Gli Stati Uniti proteggono lo Stato-isola al largo della Cina, mentre quest’ultima lo vede come parte del Paese e punta all’annessione. Una possibile invasione cinese è sempre sul tavolo e probabilmente un giorno accadrà. A quel punto, le due superpotenze si troveranno contrapposte e dovranno per forza di cose trovare un compromesso per evitare uno scontro aperto.

Questo è solo un caso e potremmo portarne altri che fanno parte del gioco.

Comunque, l’incontro appena concluso potrebbe avviare una fase di rilassamento tra USA e Cina, con la consapevolezza che si tratta più di un tatticismo che di una scelta realmente orientata alla distensione e collaborazione. Guardiamo al bicchiere mezzo pieno: piuttosto che una guerra commerciale a suon di dazi e ban, meglio avere una tregua di facciata.

A prescindere da queste considerazioni, il dialogo tra i due Paesi è fondamentale. I mercati restavano in balia dell’incertezza e serviva un’iniezione di fiducia. Se Stati Uniti e Cina porteranno effettivamente avanti quanto appena discusso, possiamo aspettarci un periodo di maggiore tranquillità.

In conclusione, da segnalare che il presidente Trump programmerà una visita a Pechino ad aprile 2026; sempre nel corso dell’anno, il presidente Xi potrebbe compiere il viaggio inverso, direzione Washington D.C.


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