Usa: è già RECESSIONE? Il sospetto che pesa anche sulle crypto
Di Davide Grammatica
L’economia Usa vive una situazione complicata, e tra gli investitori cresce l’incertezza, con i mercati che, per alcuni, non svelano i problemi del paese
Un’economia “spaccata”
Secondo un recente report di Moody’s Analytics, ben 23 stati Usa si troverebbero già in questo momento in uno stato di “recessione” o quantomeno sull’orlo di entrarci. Un contesto grave, insomma, e che svelerebbe le difficolta degli Usa nascoste negli ultimi 40 giorni dallo shutdown governativo.
Gli stati più colpiti sarebbero quelli del Washington, Oregon, Montana, Wyoming, South Dakota, Minnesota, Iowa, Michigan, Illinois, Virginia, Connecticut e Maine, ovvero un terzo dell’output economico americano. Solo Texas, Florida, Louisiana, Arizona, North Carolina e Georgia risulterebbero invece ancora solidi.
Il dato più allarmante riguarda California e New York, le due economie più “grandi” degli Usa. E secondo l’economista di MarketWatch Mark Zandi, se dovessero peggiorare, potrebbero trascinare l’intero Paese in recessione.
Il report ha anche mostrato un’enorme disparità nella distribuzione della ricchezza, con il top 10% delle famiglie che controlla due terzi della ricchezza nazionale, e con la metà più povera che ne possiede meno del 3%.
le crypto in attesa della Fed (di nuovo)
Allo stesso tempo, chi possiede portafogli d’investimento starebbe beneficiando ancora dei rally dei mercati finanziari nell’ultimo periodo, mentre chi vive di stipendio in stipendio continua a subire prezzi in crescita su affitti, assicurazioni, utenze e beni essenziali senza aumenti salariali.
Il quadro del debito conferma la polarizzazione, con il totale degli USA che ha raggiunto il record di 18.590 miliardi di dollari.
In più, i dati raccolti dall’Economic Policy Institute mostrano anche un’esplosione delle richieste di sussidio di disoccupazione. A ottobre, i datori di lavoro americani hanno tagliato oltre 150.000 posti di lavoro, la peggior riduzione mensile per un mese di ottobre in più di due decenni.
Si prevede, arrivati a questo punto, che tutto ciò andrà a pesare sul tavolo del FOMC del 9-10 dicembre. Secondo il CME FedWatch Tool, la probabilità di un nuovo taglio dei tassi è crollata dal 96% a meno del 50% nell’ultimo mese.
Gli investitori (soprattutto quelli crypto) speravano in un nuovo taglio per stimolare consumo e investimenti, dalla Fed le voci lasciano intendere che l’inflazione resti troppo elevata per procedere con nuovi allentamenti entro la fine del 2025.
La difficile analisi del contesto crypto
A fronte delle notizie “macro” provenienti dagli Usa, è davvero difficile capire quali siano i fattori determinanti all’ultimo trend ribassista del mercato.
Di fatto, dati economici “negativi” dovrebbero sostenere una politica di tagli ai tassi di interesse, ma questo non sembra avvenire in settimane in cui anche i titoli azionari sembrano soffrire le preoccupazioni degli investitori. I titoli tecnologici, per esempio, sono in calo a causa di nuove preoccupazioni rispetto alla sostenibilità del mercato dell’intelligenza artificiale.
L’ultimo Empire State Manufacturing Survey ha sottolineato la resilienza del settore manifatturiero americano, e questo influisce certamente nelle previsioni sul prossimo FOMC, ma è difficile che sia così influente sul mercato crypto.
Per questo, in molti sono arrivati a sostenere che questa fase ribassista sia più “strutturale” che determinata da fattori macro, e iniziata a inizio ottobre. Non si possono non prendere in considerazione infatti le grandi posizioni in leva degli investitori crypto e le dirette conseguenze di queste ultime.
The trend is even more evident outside of Bitcoin.
Take a look at Ether, $ETH, which is now officially down -8.5% on the year.
Since October 6th, Ether is down a massive -35%.
This is beyond bear market territory despite a broader rally in ALL risky assets across the board. pic.twitter.com/sG5KJBKXus
— The Kobeissi Letter (@KobeissiLetter) November 16, 2025
Solo negli ultimi 16 giorni, abbiamo assistito a tre giornate con liquidazioni superiori a $1 miliardo, e le liquidazioni giornaliere di oltre $500 milioni sono diventate un evento ricorrente. In periodi di scarso volume, questo si è tradotto in violente oscillazioni di prezzo.
Il Crypto Fear & Greed Index a “extreme fear” ha fatto il resto, e schiaccia BTC nonostante l’asset sia ancora a +25% rispetto al minimo di aprile.
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