Usa: il candidato Kennedy si schiera in difesa di Bitcoin
Di Davide Grammatica
Robert Kennedy, candidato alla presidenza degli Stati Uniti, si è schierato a favore di crypto e Bitcoin, sostenendo l’asset in quanto bene rifugio
Usa, elezioni, Kennedy e Bitcoin
Gli Usa stanno avendo un approccio inusuale all’industria delle criptovalute. Il governo lancerà FedNow, un sistema di pagamento in tempo reale supportato da una CBDC. E molti denunciano la possibilità che il governo possa abusare del proprio potere violando la privacy dei cittadini.
La questione è diventata fin da subito anche un tema politico, e non stupisce, in questo senso, l’operazione del candidato alla presidenza Robert Kennedy Jr., che ha sostenuto l’utilizzo di criptovalute come Bitcoin per coprirsi in parte dai rischi del sistema finanziario tradizionale. In particolare, Kennedy suggerisce come le crypto possano offrire una via di fuga nel caso dello scoppio di una “bolla finanziaria”.
Ma non solo. Kennedy ha delineato le sue preoccupazioni in relazione alle politiche monetarie della Federal Reserve (FED) e il suo rapporto con le grandi banche, che ha portato a operazioni i cui benefici sono stati principalmente tratti dai cosiddetti “Banksters”.
Bitcoin, in questo senso, potrebbe essere un funzionale “bene rifugio”. Un’idea che si basa sul fatto di come le crypto operino al di fuori del sistema finanziario tradizionale, e non siano soggette agli stessi rischi e vulnerabilità.
Il sistema finanziario, al contrario, è caratterizzato da controlli e regolamentazioni centralizzati, che possono renderlo vulnerabile a fattori quali inflazione e politiche governative.
Gli Usa e l’anti-crypto army
L’interesse del governo degli Stati Uniti nella creazione di una CBDC, da una certa prospettiva, solleva preoccupazioni sulle implicazioni per le libertà sociali e la privacy.
Per Kennedy, per esempio, la CBDC è vista come un meccanismo per la sorveglianza, con il governo che potrà avere un accesso senza precedenti alle transazioni finanziarie e alle informazioni personali delle persone.
Il tutto, in modo funzionale per reprimere l’industria crypto nascente, utilizzando al contempo varie agenzie governative per costringere le banche a far chiudere i conti alle società di criptovalute.
Per quanto Kennedy e altri sostenitori possono vedere quindi le crypto come una potenziale soluzione alle sfide del sistema finanziario tradizionale, le azioni del governo suggeriscono come ci siano ancora numerosi ostacoli normativi e legali da superare.
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