Vancouver: la mozione per diventare città “Bitcoin-friendly”
Di Davide Grammatica
Il consiglio comunale di Vancouver (Canada) ha dato il via libera per esplorare casi di adozione “municipale” di Bitcoin
Un nuovo Bitcoin-hub in Canada?
A seguito di un voto favorevole in consiglio comunale rispetto a una mozione del sindaco Ken Sim, la città di Vancouver (Canada) potrebbe diventare un importante punto di riferimento dell’industria crypto nel Nordamerica.
La proposta consiste nell’esplorare nuovi casi di adozione di Bitcoin a livello “municipale”, integrando l’asset nelle strategie finanziarie della città. BTC potrebbe integrato ai sistemi tributari, come mezzo per pagare le tasse, e diventare parte delle riserve finanziarie della città. Inteso come “bene rifugio”, Bitcoin potrebbe quindi aiutare a preservare il potere d’acquisto di Vancouver contro la svalutazione delle valute tradizionali.
“Diversificare le riserve finanziarie e le opzioni di pagamento della città, includendo Bitcoin, non solo migliorerebbe la resilienza del portafoglio finanziario di Vancouver, ma andrebbe a vantaggio di tutti i contribuenti”, si legge nella mozione.
#VanCityCouncil approves motion 3. Preserving of the City’s Purchasing Power Through Diversification of Financial Reserves – Becoming A Bitcoin Friendly City.
— Vancouver City Clerk (@VanCityClerk) December 11, 2024
Il Canada guarda agli Usa
Entro il primo trimestre 2025, un consiglio dedicato dovrà elaborare un report sui rischi derivati dall’adozione di BTC a livello municipale, delineando i criteri della strategia da adottare. Ma tutto lascia intendere che la città possa impegnarsi seriamente su questo fronte. Quantomeno, finché il primo cittadino sarà Sim, già celebre nel paese per essere un grande sostenitore di Bitcoin.
Tutta la vicenda è inoltre significativa per il fatto di rispecchiare un sentimento favorevole allo sviluppo delle criptovalute anche al di fuori degli Usa. La nuova elezione di Trump ha rinvigorito la community crypto anche fuori dai confini Usa e, di conseguenza (in qualche modo) anche le varie amministrazioni. Manca all’appello forse solo l’Europa, che pur con una nuova normativa dedicata (MiCA) non registra segnali particolarmente favorevoli all’industria da parte delle varie giurisdizioni Ue.
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