Web3.0: tutto quello che devi sapere su questo nuovo trend

Con Web 3.0 si vuole descrivere la nuova generazione di Internet, focalizzata sulla decentralizzazione del “potere” dalle singole aziende ai singoli utenti. Ma come funziona?

Web3.0: tutto quello che devi sapere su questo nuovo trend

Che cos’è il Web 3.0

Web3” (o “Web 3.0, a seconda dei casi) è il termine che descrive la nuova generazione di Internet, intesa come quel processo che vuole promuovere sempre di più i protocolli decentralizzati, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza di questo mondo dalle grandi aziende tecnologiche.

Ad oggi, infatti, il panorama potrebbe essere descritto come monopolizzato, con grandi (immense) aziende che ne detengono il controllo, come Youtube, Netflix, Amazon o Google.

Ma per capire meglio il proposito del Web 3.0 bisognerebbe fare prima un passo indietro, prendendo consapevolezza di tutti i processi che ci hanno portato alla situazione di oggi.

Le origini del Web3

La prima versione di Internet la potremmo definire, seguendo questa categorizzazione, come Web1. È arrivata alla fine degli anni ’90, e consisteva in una serie di collegamenti e home page di siti non particolarmente interattivi. In sostanza, si potevano usufruire su questa nuova infrastruttura una serie di contenuti, che gli utenti potevano sfruttare gratuitamente e in piena libertà.

Una sorta di “giardino recintato”, come lo hanno definito in passato, in cui le persone potevano godere di determinati contenuti come con la propria rivista preferita, ma in versione digitale.

Il Web2 non ci ha messo molto tempo prima di entrare in scena. E con una caratteristica fondamentale, ovvero quella di poter modificare determinati file e non essere più limitati alla sola lettura.

Da quel punto in poi gli utenti hanno avuto la possibilità non solo di consumare contenuti, ma di crearne di propri e di pubblicarli sulle versioni primordiali del classico “blog” o su dei forum. Come in origine fu per Tumblr, e dopo poco tempo per Facebook, Twitter o Instagram, responsabili invece di aver portato la condivisione dei contenuti a un nuovo livello, con conseguenze profonde anche a livello sociale.

Un passaggio fondamentale: la crisi del Web2

Non è servito molto tempo, tuttavia, per vedere emergere i primi problemi. Soprattutto da un punto di vista legato alla privacy e al trattamento dei dati personali, raccolti dai giganti della tecnologia e utilizzati per creare pubblicità e campagne di marketing su misura.

Facebook, in particolare, finì sotto i riflettori più volte per aver violato le leggi in questo ambito, vantando anche il record della multa più alta della storia della Federal Trade Commission (FTC), nel 2019, pari a 5 miliardi di dollari.

Se quindi il Web2, da un lato, ha portato al mondo straordinari servizi gratuiti, dall’altro ha anche stancato molti utenti in relazione al controllo dei propri dati, facendo in modo che si spingesse per trovare nuove soluzioni.

E la soluzione, come si può intuire, è proprio il Web 3.0. Per certi versi, una nuova fase di “lettura”, “scrittura” e “proprietà” di Internet, in cui invece di usufruire di piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei propri dati, gli utenti partecipano direttamente al funzionamento (governance) dei protocolli stessi.

"Una nuova fase di “lettura”, “scrittura” e “proprietà” di Internet, in cui gli utenti partecipano direttamente al funzionamento (governance) dei protocolli"

Il ruolo delle crypto nel Web 3.0

Tutto questo, ovviamente, non sarebbe stato possibile se non grazie all’avvento della blockchain, grazie alla quale, effettivamente, sono stati potuti essere realizzati i primi ecosistemi decentralizzati. Nel loro insieme, secondo dinamiche ormai rodate e grazie all’utilizzo delle criptovalute, strumento ad oggi fondamentale per esercitare il “potere” degli utenti sulle varie piattaforme, e senza la necessità di enti terzi di vigilanza.

Una piattaforma decentralizzata, genericamente intesa come Decentralized Autonomous Organization (DAO), funziona proprio così, sulla base di una determinata quota di token che determina il peso dell’utente in questione sulle decisioni del relativo protocollo.

Una svolta sostanziale quindi, per un nuovo scenario in cui a decidere non sono le grandi realtà industriali, come appunto Twitter, Meta o Google, ma gli investitori singoli.

Ma quali sono le nuove possibilità offerte dal Web 3.0? Queste sono immense (e ancora forse da scoprire) proprio per la capacità del Web 3.0 di andare a rinnovare l’infrastruttura nelle sue fondamenta, in cui ogni forma di contenuto può essere “tokenizzato”.

Vale per i contenuti multimediali e per i social (vedi Nostr, per esempio), ma per capirne appieno il potenziale basterebbe vedere quello che sta succedendo in ambito gaming. Molto spesso infatti, tradizionalmente, i videogiocatori si lamentano di bug improvvisi o patch che sconvolgono l’esperienza di gioco, come potrebbe essere la propria arma preferita su un FPS o un abilità su un GDR.

Con Web3, invece, i giocatori possono investire nel gioco stesso, e votare (nonché decidere, a conti fatti) su come le cose dovrebbero essere gestite. Per non parlare dei nuovi orizzonti aperti dagli NFT, che in ambito gaming trovano terreno fertilissimo proprio perché consentono ai videogiocatori di diventare gli effettivi proprietari degli asset in-game.

"Il Web3 ha la capacità di andare a rinnovare l’infrastruttura nelle sue fondamenta, in cui ogni forma di contenuto può essere “tokenizzato”"

Le critiche intorno all’Internet 3.0

Qualcuno, in contrasto con lo sviluppo di queste nuove tecnologie, ha trovato un contraddittorio nel fatto che il Web3 non riuscirebbe a essere all’altezza dei suoi ideali. E la critica si basa principalmente sul fatto che le blockchain non sarebbero equamente distribuite, e anzi nelle mani (per larga parte) dei primi utilizzatori e delle società di investimento.

Una sorta di “decentralizzazione di facciata” la quale non sarebbe effettivamente reale sulla base dell’insorgere di blockchain private e investimenti massicci nella DeFi da parte di singole realtà, e quindi di contesti in cui poche chiavi private detengono una mole immensa e sproporzionata di fondi.

A seconda dei casi, nessuno scapperebbe a questa critica, si tratti di Bitcoin, in cui i grandi miner la farebbero da padroni, Ethereum, sulla cui rete Vitalik Buterin in prima persona deterrebbe una grande influenza (pur non essendone ufficialmente a capo), o le altcoin principali, sostenute da fondazioni da cui l’utenza generale sarebbe in larga parte esclusa.

E per i protocolli DeFi il discorso non cambierebbe, a causa di un grande fenomeno di assenteismo tra gli elettori delle governance, l’affidamento frequente a infrastrutture centralizzate, e barriere di ingresso molto alte, data in primo luogo dalle competenze necessarie per parteciparvi.

Tuttavia, in ultima istanza, non si può negare l’incredibile potenziale che il Web 3.0 potrebbe esprimere. Sia questo realizzabile o meno, sicuramente sarà qualcosa che influenzerà nella sostanza il prossimo decennio.

I campi d'azione del Web 3.0

Il Web3, in fin dei conti, potrebbe influenzare ogni ambito o settore. Si pensi al campo dell’entertainment, dove potrebbe aprire un solco nella concezione stessa di medium in quanto il Web 3.0 rappresenta uno dei maggiori campi d’innovazione, sia tecnologico, sia sociale, per natura stessa della produzione artistica.

Del resto, emergere in questo ambito è complicato anche dal sistema stesso, tradizionalmente gestito dalle stesse e poche grandi realtà.

Ma anche in ambito retail il Web3 non si risparmia, con moltissime aziende che investono sempre più in piani di sviluppo nel settore.

Aziende, tra l’altro, di primissimo ordine, e trasversali ai vari settori industrali. Basti pensare a Warner Music, Disney, o Starbucks. E ancora Nike e Gucci per l’abbigliamento, NBA nello sport, e Time per l’editoria. Insomma, non c’è settore che manchi all’appello, e se invece si allargasse l’orizzonte anche a quelle aziende che puntano specificamente a soluzioni blockchain, le realtà imprenditoriali coinvolte in questa evoluzione non farebbero che aumentare.

Per concludere, se volete approfondire ulteriormente il Web 3.0, la sua storia ed i suoi casi d’uso, vi condivido uno speech di Luca sul tema fatto al Marketers World 2022! Buona visione!

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