Apple vieta l'utilizzo di NFT (per sbloccare funzionalità)
Di Davide Grammatica
Apple ha introdotto, nelle linee guida dell’App Store, un nuovo criterio per la gestione degli NFT, che non potranno più essere utilizzati per sbloccare funzionalità o contenuti aggiuntivi.
L’approccio di Apple agli NFT
Apple ha introdotto, nelle linee guida dell’App Store, un nuovo criterio per la gestione degli NFT, che potranno ancora essere presenti nelle applicazioni, ma non più essere utilizzati per sbloccare funzionalità o contenuti aggiuntivi.
E la cosa non è di poco conto, se di pensa che potrebbe dissuadere gli utenti dall’acquisto. Gli NFT nella maggior parte dei casi, offrono infatti ai titolari proprio accessi esclusivi a vari canali di comunicazione o prodotti. Si pensi, ad esempio, agli ormai celebri pezzi della collezione Bored Ape Yacht Club.
“Gli NFT possono essere venduti e comprati in-app, e le applicazioni potranno vendere servizi relativi ai non-fungible-token limitati al minting, il listing e il trasferimento”, si legge nelle linee guida. “Le app possono consentire agli utenti di visualizzare i propri NFT, a condizione che la proprietà di questi non sblocchi contenuti o funzionalità all’interno dell’app stessa“.
Pagare in criptovaluta non rientra tra le opzioni, ma il grosso della questione è rappresentata dal fatto che le linee guida per la revisione dell’App Store sono a tutti gli effetti un vincolo fondamentale allo sviluppo delle applicazioni. Non solo queste indicano agli sviluppatori cosa possono pubblicare o meno, ma la loro violazione può comportare il rifiuto o la rimozione dell’app dallo store.
Il business NFT
L’aggiornamento avrebbe come obbiettivo quello di aumentare gli acquisti in-app, dato che Apple ha sempre guadagnato sulle commissioni (30%) sulla vendita.
E anche in merito a questo non sono mancate polemiche, se si pensa che giusto un mese fa, il ceo di Epic Games, Tim Sweeney, si è scontrato direttamente con Apple, accusandola di “schiacciare un’altra tecnologia nascente che potrebbe rivaleggiare con il suo servizio di pagamento in-app grottescamente troppo caro”.
Per quanto riguarda gli exchange, invece, questi continuano ad operare con le relative app, a patto che queste siano offerte solo in paesi o regioni in cui l’app dispone di licenze e autorizzazioni appropriate.