L'attacco a X
Pochi giorni fa, lunedì 10, è avvenuto un attacco a X che ne ha causato malfunzionamenti per ore e ore, coinvolgendo utenti provenienti da tutto il mondo.
Da quello che sappiamo, è stata messa in atto un’offensiva DDoS, pratica piuttosto diffusa in internet e che coinvolge quotidianamente tantissimi siti. Un colosso come X è ovviamente dotato di tutte le contromisure necessarie, ma a questo giro non sono bastate, complici anche alcune lacune che sembrano esserci state.
L’incidente ha chiaramente attirato l’attenzione internazionale ma, a differenza di quanto ci si poteva aspettare, non tanto per l’accaduto, ma quanto per le dichiarazioni di Elon Musk.
Il magnate, sempre più nell’occhio del ciclone per le varie controversie politiche, ha infatti accusato l’Ucraina di essere l’artefice dell’attacco. La motivazione sta negli indirizzi IP di provenienza dell’attacco che, secondo Musk, sarebbero di provenienza ucraina. Tuttavia, svariati esperti di cybersecurity sostengono che la questione è decisamente più complessa, mettendo in dubbio la tesi di Elon Musk. Dopotutto, la VPN la usiamo pure noi “comuni mortali” e fa parte del corredo di un attaccante web, assieme a reti proxy e altre pratiche utili per camuffarne la provenienza.
In ogni caso, l’attacco è stato rivendicato dal gruppo filo-palestinese Dark Storm; ma anche qui non possiamo avere alcuna certezza se effettivamente sia così. La mossa di Musk sarà stata puramente politica?
La testata Wired ha descritto accuratamente l’accaduto in un articolo dedicato dove compaiono anche opinioni di autorevoli esperti in materia di sicurezza web e informatica: dagli una lettura per approfondire!
Elon Musk: non solo pensieri su X...
L’ex piattaforma Twitter è solo uno dei pensieri nella testa di Elon Musk. Sicuramente dei pensieri arrivano anche da Tesla, sempre più in difficoltà; andiamo quindi a osservare come se la sta cavando nelle ultime settimane.
Le azioni Tesla non se la passano di certo bene. Dopo un lungo periodo rialzista, che ha portato al nuono ATH poco prima di Natale, TSLA ha costantemente perso terreno passando da quasi 500 dollari per azione agli attuali 237$ (ma al minimo siamo arrivati pure a 220).
Sulle performance scadenti pesa molto Elon Musk, sempre più odiato negli Stati Uniti e visto come un nemico della patria. I licenziamenti operati mediante il dipartimento DOGE, l’ingerenza negli affari di governo e Stato e la simpatia per i movimenti di estrema destra non sono stati una buona pubblicità per TSLA, che ora paga il conto.
Purtroppo, sempre negli Stati Uniti, si stanno anche verificando eventi di vandalismo su queste automobili, sulle stazioni di ricarica e sui concessionari. Una pratica da condannare e difficile da controllare per le autorità.
In ogni caso, TSLA è comunque un’azienda il cui valore della stock è da sempre parecchio gonfiato. La volatilità del titolo, la figura di Musk, l’hype e altri fattori hanno contribuito a una crescita decisamente fuori dagli effettivi valori. Ciò non vuol dire che i prodotti della società siano scadenti e la stessa Tesla non abbia valore, anzi: il discorso è sui numeri, non sul resto.
Riuscirà Tesla ad arrestare le perdite? Proprio ora ci troviamo in un’area delicata, che non a caso corrisponde al gap registrato a ottobre 2024. Però, dato il momento, è difficile analizzare supporti, resistente e altri indicatori: TSLA è anch’essa nella tempesta e dobbiamo attendere che le acque si calmino.