Azioni Apple: la società più capitalizzata
Di Gabriele Brambilla
Investire in azioni Apple è una mossa onnipresente nel portafoglio degli investitori in borsa. In questo articolo conosceremo meglio l'azienda sotto tutti i punti di vista
Introduzione ad Apple
Niente criptovalute, produttori di auto elettriche come Tesla né materie prime: oggi parleremo di Apple, società di cui molti di noi hanno almeno un dispositivo in tasca, al polso o sulla scrivania.
Nata negli anni ’70 in un garage della Silicon Valley, in California, questa azienda ha saputo affermarsi come il brand di riferimento del settore informatico, distinguendosi per lo sviluppo di prodotti innovativi, pensati per distinguersi dalla massa (da qui il famoso motto Think different). Anche se oggi sono tantissime le persone a scegliere la mela morsicata, si conserva quest’aura distintiva rispetto ad altri marchi.
In questo articolo conosceremo meglio Apple su tutti i fronti: da una breve storia, alle menti più importanti, fino ai dispositivi che propone ai clienti. Ci avvicineremo poi alle azioni Apple, scoprendo come si possono collocare in un portafoglio azionario standard. Essendo la società più capitalizzata al mondo, chiaramente essa ricopre un ruolo importantissimo nelle strategie di innumerevoli investitori. Ma andiamo con ordine e torniamo per un attimo negli anni Settanta!
Indice
Apple: una garanzia del settore tecnologico
Chi l’avrebbe detto che due ragazzi più un adulto avrebbero dato vita a una delle società più importanti mai esistite sul pianeta? Forse neppure i diretti interessati Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne.
Siamo a Los Altos, Silicon Valley; l’anno è il 1976. Il computer sta diventando un oggetto sempre meno misterioso e si iniziano a intuire tutte le potenzialità che ha da offrire. Ronald Wayne è l’unico adulto del gruppo, poco più che quarantenne; Steve Jobs ha 19 anni e Steve Wozniak, l’informatico, 26. La collaborazione era in corso già da tempo, ma è nel ’76 che avviene la fondazione di Apple.
L’azienda puntava a creare e vendere personal computer differenti rispetto a quelli allora disponibili sul mercato. Il bello di tutto ciò, come avevamo accennato poche righe fa, è che tutto parti dal garage della casa di Steve Jobs.
Il primo prodotto iconico è l’Apple I, un dispositivo da collegare al televisore e decisamente limitato tecnicamente, anche se ben progettato rispetto ai competitor del tempo. Assemblato artigianalmente nel garage, ne furono venduti 200 esemplari in totale: una quota ridicola se confrontati ai numeri dei Mac di oggi, ma una base di partenza senza cui le cose sarebbero andate molto diversamente.
Il secondo prodotto della casa fu il celebre Apple II. Superando le difficoltà di progettazione dovute alle poche disponibilità economiche, Apple riuscì a proporre un prodotto innovativo per l’epoca. L’Apple II esordì nel 1977; il successo fu tale che si considera quell’evento come l’avvio dell’età del computer. Gli esemplari venduti furono oltre 5 milioni: dal garage di casa alla quotazione in borsa, la mela morsicata era già sulla strada del successo.
Le insidie erano però dietro l’angolo e di varia natura. Apple si affermò come azienda innovativa e premium, calcando parecchio la mano sui prezzi; non mancarono quindi le critiche per i costi elevati, che scoraggiavano parecchie persone a compiere il passo e acquistare i prodotti.
Negli anni Ottanta si fecero sotto dei competitor agguerriti, tra cui Microsoft e IBM, che ancora oggi troviamo tra le principali realtà del settore informatico.
In aggiunta, la personalità di Steve Jobs era molto “particolare” e risultava difficile averci a che fare. Teniamo presente che l’azienda si era strutturata e vantava un battaglione di progettisti e impiegati vari da dirigere e con cui confrontarsi. In più, la quotazione in borsa frammentò il potere e le lotte interne non tardarono a manifestarsi. Non a caso, nel 1985 Wozniak lasciò Apple (amichevolmente), così come anche Jobs (decisamente meno), che ritornerà dopo diversi anni e contribuirà non poco a rilanciare l’azienda, entrata in crisi negli anni Novanta.
Curiosità: dopo un paio di settimane dalla fondazione, Ronald Wayne vendette la sua quota di Apple per circa 800 dollari. Se avesse mantenuto le azioni, pari al 10% della società, oggi sarebbe l’uomo più ricco del mondo.
Chi ha inventato Apple?
L’idea prese forma soprattutto grazie all’incontro tra Steve Wozniak e Steve Jobs.
Il primo era un programmatore in HP, che al tempo sognava di progettare un proprio computer da zero, ma i costi non lo consentivano. Nel momento in cui furono immessi sul mercato dei chip decisamente più abbordabili, Wozniak poté finalmente mettersi al lavoro; prima progettò un linguaggio Basic per il processore e poi passò all’ideazione del computer vero e proprio.
L’incontro tra i due Steve avvenne all’Homebrew Computer Club, un gruppo di appassionati di computer fai-da-te che frequentavano. Wozniak era diventato addirittura uno speaker negli eventi che di tanto in tanto si tenevano.
L’unione di Jobs e Wozniak creò la squadra perfetta: il primo era un ideatore, commerciale e stratega d’èlite, mentre il secondo uno smanettone di primo livello. Ronald Wayne arrivò a completare l’opera con una grande responsabilità: mediare tra i due e tenerli a freno quando necessario. Doveva essere l’adulto del gruppo, un compito non facile. Wayne dichiarò infatti che la vendita delle sue quote avvenne per diversi motivi, tra cui l’impossibilità di stare al passo dei due soci (definiti degli uragani).
Curiosità: perché si chiama Apple? Ci sono diverse speculazioni a riguardo, confermate anche da dichiarazioni e interviste dei diretti interessati. Tra queste menzioniamo:
- Un omaggio al grande scienziato Isaac Newton;
- Il possibile riferimento a Eva e al morso del frutto proibito, appunto la mela;
- Più probabile: il fatto che nel periodo Steve Jobs fosse fruttariano e avesse anche lavorato in un frutteto nell’Oregon. Secondo delle dichiarazioni, trovò molto interessante il nome “Apple”;
- Altrettanto probabile: l’azienda era in ritardo nel definire il nome e doveva fornire una risposta agli uffici competenti. Jobs provò a spronare gli impiegati incaricati dicendo che se entro le 17 non avessero trovato un nome, la società si sarebbe chiamata Apple (il motivo è probabilmente legato al punto precedente). Pare che non arrivarono proposte…
I prodotti Apple: dall'iPhone all'Apple Watch
Apple nel tempo si è espansa andando ben oltre il settore dei computer, dove continua comunque a detenere una buona posizione.
Uno dei prodotti più iconici del brand, frutto delle intuizioni di Steve Jobs e ben progettato dal team, è l’iPod, uscito per la prima volta nel 2001. Ai tempi, ascoltare la musica fuori di casa richiedeva un lettore cd portatile o, per i più nostalgici, un walkman. L’ingombro era importante, così come la scelta di brani era limitata.
Apple iPod spaccò il mercato con un prodotto leggero, piccolo, di design e capace di memorizzare un numero di canzoni enorme. Chiaramente fu un successone e negli anni seguenti ne furono prodotte svariate versioni e modelli (iPod Shuffle, iPod Mini, iPod Nano, iPod Touch e il Classic), sempre con ottimi risultati.
Con l’iPod divenne fondamentale anche iTunes, la piattaforma per acquistare e organizzare i propri brani musicali che vanta numeri da capogiro.
Ma la rivoluzione vera e propria arrivò nel 2007, quando la società lanciò il primo smartphone di una lunga serie: iPhone 2G. Celebre la conferenza di lancio tenuta da Jobs, con un tifo da stadio e i giornalisti impazziti per l’annuncio.
La rivoluzione mobile era iniziata e i competitor si ritrovarono a rincorrere un prodotto decisamente avanti rispetto le altre proposte, impostate ancora su uno stile che associava tasti e schermo modesto, fotocamere di qualità scadente, esperimenti sfortunati o primi esemplari touchscreen destinati a fallire in partenza per l’esperienza d’uso tutt’altro che piacevole.
Oggi siamo arrivati all’iPhone 16 e talvolta non mancano le critiche. Secondo alcuni consumatori, Apple si limita a cambiare pochissimo tra una versione e l’altra, senza innovare come un tempo. In ogni caso, le vendite negli anni sono rimaste buone, segno che l’accoppiata prodotto-marketing funziona.
Sono poi arrivati altri device di successo come iPad, il tablet di Apple oggi prodotto in diverse varianti, o Apple Watch, un orologio intelligente che si integra perfettamente con tutto l’ecosistema della casa.
In aggiunta troviamo anche prodotti come Apple TV (dispositivo da collegare al televisore per usufruire di contenuti) e svariati servizi: da Apple TV+ ad Apple Pay, iCloud e Apple Music.
Tornando alle origini, i computer, Apple propone dei prodotti da scrivania (iMac, Mac Pro, Mac Mini e Mac Studio) e portatili (MacBook Pro e MacBook Air su tutti). Assieme a essi troviamo prodotti celebri quali il Magic Mouse e software di serie come GarageBand e iMovie.
Da società concentrata sulla produzione di computer, Apple si è espansa divenendo un colosso del settore informatico e mobile, sconfinando spesso anche in servizi e prodotti che ben si associano a quanto già in catalogo. Una strategia che fidelizza i clienti, mantenendoli in un unico ecosistema che connette nativamente e senza sforzo tutti i dispositivi in possesso. Il tutto con un marketing sempre ricercato e caratteristico come eredità di uno dei padri fondatori della società.
Azioni Apple: uno dei pilastri tech
A questo punto possiamo spostarci sugli aspetti finanziari e parlare delle azioni Apple, tra le più desiderate al mondo.
Abbiamo già anticipato che la società detiene la maggior capitalizzazione al mondo: ben 3.450 miliardi di dollari. Per intenderci, la nostra adorata bitcoin si assesta a poco più della metà. I dati sono aggiornati al 15/11/2024 e potrebbero variare nel tempo.
Le azioni Apple sono quotate al Nasdaq, oltreché su altre piazze mondiali. Il titolo rientra nei principali indici come l’S&P500.
La società è una delle Big Tech e ha grande rilevanza nei portafogli di investimento di innumerevoli persone e aziende, nonché in svariati ETF e fondi. Apple è una realtà solida, strutturata e che mantiene una posizione di vantaggio data dai prodotti premium che propone. È quindi naturale che sia generalmente uno dei pilastri dei portafogli azionari.
In più, Apple paga anche dei discreti dividendi (intorno ai 25 centesimi di dollaro per azione al 2024) che attirano gli investitori in cerca di una rendita passiva nel tempo.
L’andamento del valore è cresciuto tantissimo nel corso degli anni, arrivando a superare i 200 dollari a stock. Dove potranno arrivare le azioni Apple non ci è dato sapere: rimandiamo all’analisi tecnica e all’analisi fondamentale le considerazioni del caso. Quel che è certo è che la crescita degli ultimi anni è stata estrema, passando dai 36 dollari di inizio 2019 ai 228 di metà novembre 2024.
Ecco il grafico di TradingView sull’andamento delle azioni Apple in tempo reale:
Conclusioni
Apple non ha bisogno di presentazioni: tra biografie, film, articoli e video, più o meno tutti conoscono un poco della storia aziendale. Così come tutti sanno cosa sia l’iPhone o il Macintosh; per dire, potresti avere tra le mani proprio in questo momento un telefono Apple, o al polso un Apple Watch.
La stabilità dell’azienda e le performance di vendita hanno spinto le azioni Apple nell’Olimpo delle stock, rendendole onnipresenti quando si tratta di investire sui mercati azionari.
Raccomandiamo come sempre la massima prudenza a prescindere dall’asset e invitiamo a studiare il più possibile prima di passare ai fatti. Oltre agli articoli e ai nostri video su YouTube, ricordiamo che offriamo diversi corsi crypto (e non) gratuiti, dei workshop (investimento e trading) e, per i più esigenti, la formazione dedicata. Buono studio!