Il ceo di Coinbase si batterà per lo staking fino in tribunale
Di Davide Grammatica
Brian Armstrong, ceo di Coinbase, ha dichiarato che difenderà il servizio di staking crypto, messo in discussione dalla SEC, minacciando di portare la questione davanti ai tribunali
Lo staking-gate
Nel bel mezzo del dibattito intorno allo staking, inquadrato dalla SEC come “security”, il ceo di Coinbase, Brian Armstrong, si è detto pronto a portare la questione davanti ai tribunali. Per Armstrong, infatti, questo servizio non può essere inteso come “security”, sulla base del Securities Act degli Stati Uniti.
Coinbase difenderà questo principio “anche in tribunale, se necessario”, ha infatti dichiarato Armstrong, su Twitter, nelle ultime ore.
Queste parole fanno da seguito a quanto successo relativamente all’accordo tra l’exchange Kraken e la Securities and Exchange Commission (SEC), e all’interruzione del servizio di staking negli Usa.
Secondo la SEC, Kraken non sarebbe riuscito a garantire trasparenza “sull’offerta e la vendita del loro programma di staking-as-a-service di crypto”, da considerarsi come security, ed è quindi stato chiamato a interrompere il servizio pagando al contempo una sanzione da 30 milioni di dollari.
La risposta di Coinbase
Secondo Paul Grewal, chief legal officer di Coinbase, invece, lo staking non sarebbe da considerarsi una “security” ai sensi del Securities Act degli Stati Uniti e del test di Howey, ovvero la pratica utilizzata comunemente per determinare se un bene è da considerarsi un titolo o meno.
“Cercare di sovrapporre la legge sui titoli a un processo come lo staking non aiuta affatto i consumatori”, si legge nel blog ufficiale di Coinbase. “E impone invece mandati inutilmente aggressivi che impediranno ai consumatori statunitensi di accedere ai servizi crypto di base, spingendo gli utenti verso piattaforme offshore e non regolamentate”.
Più nello specifico, secondo Grewal, lo staking non soddisferebbe diverse caratteristiche del test di Howey, che pure, nascendo da una caso della Corte Suprema del 1946, sarebbe da rivedere a prescindere prima di essere applicato per asset moderni come le criptovalute.
In più, un altro aspetto sottolineato riguarda, più in generale, la crescita economica significativa negli Stati Uniti, di certo stimolata anche dalla tecnologia blockchain e dallo staking, elemento critico di quest’ultima. In questo senso, una regolamentazione che “non fa nulla per aiutare i consumatori, e anzi spinge l’innovazione verso l’estero, non può essere la risposta”.
La posizione della SEC sullo staking, ad ogni modo, sta suscitando molto critiche, e anche dalla SEC stessa. Il commissario Hester Peirce, per esempio, ha rimproverato l’agenzia per l’applicazione di un metodo “poco efficiente ed equo” per regolamentare un settore emergente.
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