In Cina il mining continua nonostante il ban
Di Davide Grammatica
Nonostante la Cina abbia imposto il divieto all’attività del mining nel maggio 2021, il paese è tornato a registrare il 21% dell’hashrate globale, dietro solo agli Usa.
La ricerca
Gli Stati Uniti si confermano come territorio con il più alto tasso di concentrazione dell’attività mining di Bitcoin. Ma la Cina, nonostante il divieto imposto dal governo lo scorso anno, è riemersa fino a raggiungere il secondo posto in classifica.
Gli Stati Uniti rappresentano il 37,84% dell’hashrate globale, ovvero la misura della potenza di calcolo utilizzata per ottenere token durante il mining. E tra settembre 2021 a gennaio 2022, secondo i dati del Cambridge Center for Alternative Finance (CCAF) pubblicati nelle ultime ore, ha registrato un forte ritorno a nuovi massimi, dopo il calo dello scorso anno.
L’hashrate è anche agente responsabile della sicurezza della rete Bitcoin, e il divieto cinese ha minacciato di compromettere l’intera infrastruttura. Tuttavia, proprio in Cina si sta registrando un improvviso aumento delle attività, attraverso forme di mining “clandestine”. In maniera così intensa da riportare l’attività di mining cinese a conquistare il 21,11% dell’hashrate globale, sempre secondo i dati del CCAF.
“Ciò suggerisce fortemente che nel paese si è formata una significativa attività di mining ‘segreta’, che conferma empiricamente ciò che gli addetti ai lavori del settore presumevano da tempo“, ha scritto CCAF nel rapporto.
Il contesto
A maggio del 2021, infatti, Pechino aveva intensificato i suoi sforzi per frenare il mercato delle criptovalute, ma a quanto pare le reti private stanno contribuendo non solo a far sopravvivere l’industria, ma a farla prosperare. Anche se rimane da capire se possa veramente bastare una VPN per evadere tutti i controlli degli enti di sorveglianza cinesi. Evidentemente, gli sforzi per reprimere l’estrazione illegale di Bitcoin sembrano essere falliti.
E proprio per questa ragione, tra l’altro, la metodologia di ricerca del CCAF può essere soggetta ad errori, basandosi sull’aggregazione dei dati di geolocalizzazione forniti dai pool di mining partner, e nascondendo i miner la propria identità utilizzando servizi proxy come le VPN.
La classifica dei paesi con il più altro hashrate vede il podio chiudersi con il Kazakistan, terzo al 13,22%, seguito dal Canada con il 6,48%.