La Cina accusa il colpo dei dazi USA
Di Gabriele Brambilla
I dazi USA colpiscono duro e la Cina accusa il colpo: giù la produzione industriale, ai minimi da due anni

La Cina accusa il colpo
La Cina accusa il colpo delle tariffe americane e mostra dei segnali di debolezza: è quanto emerge dal recente aggiornamento del PMI, dato chiave per misurare l’attività produttiva di un Paese.
Vediamo di che cosa si tratta e mettiamo a fuoco lo stato attuale dei fatti.
Indice
Un aprile difficile per l'industria cinese
I dazi americani colpiscono nel segno e la Cina accusa il colpo.
Nel mese di aprile 2025, l’attività manifatturiera del gigante asiatico ha registrato una contrazione significativa, raggiungendo il livello più basso degli ultimi 16 mesi. L’indicatore PMI è sceso a 49,0, al di sotto della soglia di 50 che separa l’espansione dalla contrazione economica.
Questa flessione è attribuibile principalmente all’intensificarsi delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, che hanno imposto tariffe fino al 145% su molti prodotti cinesi. Per alcuni, la cifra raggiunge addirittura il 245%: un livello assolutamente insostenibile e che mette in seria difficoltà il commercio. In risposta, la Cina ha applicato delle tariffe di ritorsione sui beni statunitensi.
Gli scambi tra i due Paesi sono totalmente stravolti; le navi cargo provenienti dalla Cina e dirette verso gli States si sono ridotte significativamente, a testimonianza del terremoto commerciale in corso.
Un esponente di spicco dell’istituto di statistica cinese ha commentato i recenti risultati, sottolinenando che dalla guerra commerciale non uscirà alcun vincitore, ma solo degli sconfitti. Come sappiamo, l’interdipendenza delle economie mondiali rende i dazi una misura molto pericolosa, dove i benefici sono oscurati dagli effetti collaterali.
Nel frattempo, il governo cinese si prepara a supportare l’economia in questa fase delicata. Si stima infatti che il PIL del Paese non crescerà quanto ci si aspettava e il dato positivo del primo trimestre non deve ingannare: la maggioranza degli esportatori ha inviato negli States più merce possibile per evitare di subire i dazi quando non erano ancora in vigore.
L'effetto delle tariffe su commercio ed economia
Approfondendo la questione, le nuove tariffe stanno avendo impatto immediato sulle esportazioni cinesi, con un calo significativo degli ordini verso gli Stati Uniti. Molte aziende americane hanno cancellato ordini o ritardato piani di espansione in Cina, aumentando l’incertezza economica.
Inoltre, la Cina ha limitato le esportazioni di minerali strategici, fondamentali per settori come l’automotive e la tecnologia, aggravando le tensioni commerciali. Ma non solo, perché questa azione comporta anche degli effetti internazionali: non è un caso che l’amministrazione Trump abbia mire espansionistiche su Canada e Groenlandia, Paesi ricchi di terre rare e altre risorse chiave.
Proseguendo, la contrazione dell’attività manifatturiera cinese ha ripercussioni a livello globale. Stati come il Giappone e la Corea del Sud, fortemente integrati nelle catene di approvvigionamento cinesi, hanno registrato un indebolimento delle esportazioni. Negli Stati Uniti, la fiducia dei consumatori è scesa, indicando una crescente preoccupazione.
Anche i mercati delle materie prime lanciano dei segnali da cogliere. Illuminante l’esempio dei prezzi del petrolio, in netto calo ad aprile, riflettendo le aspettative di una domanda globale più debole.
Prospettive future
Non facciamoci ingannare da alcuni proclami: le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti mostrano pochi segnali di allentamento.
Sebbene ci siano alcune esenzioni, non sono in corso negoziati significativi per risolvere le dispute. Anzi, sembra proprio che i battibecchi siano destinati a proseguire. Nel frattempo, come dicevamo in precedenza, la Cina sta pianificando misure di stimolo economico per contrastare il rallentamento, ma l’efficacia di tali interventi rimane incerta.
In questo contesto, l’economia globale potrebbe affrontare ulteriori sfide, con potenziali impatti sulla crescita e sulla stabilità dei mercati internazionali. Restiamo alla finestra a osservare e agiamo con prudenza: meglio tutelarsi un po’ più del solito piuttosto che farsi prendere alla sprovvista.