Le tasse sulle crypto porteranno all’Ue 2,4 miliardi
Di Davide Grammatica
Una bozza della nuova direttiva fiscale della Commissione europea ha rivelato il potenziale ritorno economico per l’Ue da parte del settore crypto
La tassazione crypto europea
La nuova direttiva fiscale della Commissione europea doveva essere pubblicata entro questa settimana, ma da una bozza trapelata si possono già ottenere informazioni importanti in merito a quel “gap normativo” che separava gli utenti di servizi di criptovalute dagli altri. In particolare, però, è saltato subito all’attenzione il fatto che la proposta della Commissione per tassare le criptovalute comporterebbe, si stima, un aumento delle tasse di 2,4 miliardi di euro.
La normativa dovrebbe colmare il “gap normativo” e rimuovere il rischio di evasione per gli investitori, oltre a garantire che gli Stati membri evitino un deficit fiscale. I fornitori di servizi crypto nell’UE, sempre secondo la bozza, dovranno riferire alle autorità fiscali nazionali, che dovranno fare riferimento all’Ue nella definizione delle risorse crypto come quelle “emesse in modo decentralizzato, nonché stablecoin e alcuni token non fungibili”.
La nuova direttiva
Si badi bene, la proposta è intesa come “direttiva”, e non come un “regolamento”, come avviene per le questioni fiscali nell’UE. Gli Stati membri avranno quindi la libertà di decidere come attuare le disposizioni. Inoltre, il tutto sarebbe anche in linea con gli standard riconosciuti a livello internazionale per la rendicontazione della tassazione crypto, come definito nel rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, pubblicato lo scorso ottobre.
E sebbene in principio il documento mostrava una direttiva applicabile sia alle piattaforme centralizzate (CeFi) che a quelle decentralizzate (DeFi), l’ultima versione rimuove questa distinzione, affermando che le regole si applicheranno solo ai fornitori di servizi crypto regolamentati.
Infine, la bozza inserisce le criptovalute nella serie di direttive dell’UE sulla cooperazione amministrativa, che delineano il modo in cui gli Stati membri devono segnalare determinate informazioni a fini fiscali. Questo, perché la politica di tassazione diretta non è armonizzata in tutto il blocco europeo, e le direttive sulla dichiarazione dei redditi assicurano che i cittadini non evadano la tassazione in altri paesi.
Le regole, sempre da quanto si intende dalla bozza, verranno applicate a partire dal 2025, ma con la maggior parte che entreranno in vigore nel 2026.